problemi e auspici
Le piccole imprese risentono della crisi demografica. L'allarme di Confartigianato
Una popolazione vecchia, competenze squilibrate rispetto agli altri paesi, la fuga dei giovani cervelli. Per rivitalizzare il sistema delle aziende si cominci da quello scolastico pianificando le competenze su cui investire
La crisi demografica è uno dei temi cruciali per il futuro dell’Italia: il progressivo invecchiamento della popolazione unito alla costante denatalità rappresentano un fenomeno che vede il nostro paese con la popolazione meno giovane in tutta l’Unione europea. Di questo passo si arriva a minare la stabilità economica e sociale dell’Italia e la capacità di competere alla pari con gli altri paesi, occidentali e non. Le conseguenze della crisi demografica si riflettono infatti sul sistema delle imprese con il calo della forza lavoro e la difficoltà di trovare giovani qualificati ai quali trasmettere il prezioso “saper fare” che ha fatto grande l’Italia.
Confartigianato ha ripetutamente espresso preoccupazione per questa tendenza che rischia di compromettere l’eccellenza manifatturiera espressa dagli artigiani e dalle piccole imprese italiane e di farci scivolare verso produzioni a minore valore aggiunto. La carenza di manodopera si intreccia, peraltro, con il nostro più alto tasso di Neet (giovani che non studiano, non si formano e non lavorano) rispetto all’Europa e con la fuga all’estero di giovani cervelli: un quarto dei 960 mila italiani emigrati in 10 anni è laureato e la metà ha almeno il diploma. Contro questi paradossali squilibri sono finora mancate efficaci politiche coordinate e strutturali. Siamo indietro sugli interventi a sostegno della famiglia e della natalità rispetto ai grandi paesi europei. In Italia esiste di fatto una seria difficoltà ad armonizzare le scelte professionali e quelle personali, con effetti negativi in termini di denatalità e disoccupazione femminile e giovanile.
Non va meglio sul versante delle politiche attive del lavoro che scontano la struttura elefantiaca della nostra burocrazia, le carenze della scuola e del sistema formativo e la loro distanza dal mondo del lavoro, l’organizzazione farraginosa del collocamento al lavoro e dei centri per l’impiego, i fondi limitati e l’assenza di adeguate infrastrutture tecnologiche. Un dato per tutti: il nostro sistema scolastico è agli ultimi posti nella classifica internazionale stilata dall’Ocse per le competenze dei giovani tra i 16 e i 29 anni legate a lettura (leggere e comprendere un testo), scrittura e matematica. Criticità che si somma alla percentuale di diplomati e laureati estremamente bassa rispetto alla media europea e a un grave scollamento con il mercato del lavoro.
La rivisitazione del sistema scolastico deve passare anche attraverso un potente investimento in formazione basato su una pianificazione che definisca i settori economici e le relative competenze sui quali investire. Senza lasciare indietro le cosiddette life skill che consentono ai giovani di gestire una lunga vita attiva in un contesto ad altissima fluidità e complessità. Lo fanno altri paesi, come ad esempio la Finlandia che progetta il sistema di istruzione sulla base di una visione del paese, e lo possiamo fare anche noi. In tal modo si potrebbe ridurre il gap tra domanda e offerta, tra i giovani o giovani adulti che hanno le competenze per entrare nel mercato del lavoro e le imprese che cercano proprio quella preparazione, diminuendo anche il tasso di abbandono scolastico e sviluppando competenze realmente attrattive per un mercato del lavoro in continua evoluzione.
È una sfida che passa anche attraverso altri temi, come ad esempio la gestione dell’immigrazione e la formulazione di nuovi modelli di organizzazione del lavoro, ma che richiede in modo prioritario una visione d’insieme competente, pragmatica e risolutiva. Non esistono ricette magiche per affrontare un problema tanto complesso, ma il primo passo da compiere consiste senza dubbio nell’analizzarne, con chiarezza, i molteplici aspetti. Come ha fatto il professor Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica di Milano, nel nuovo quaderno tematico pubblicato dalla Fondazione Germozzi di Confartigianato dal titolo “La crisi demografica italiana: giovani e qualità del lavoro”.
Affrontare il tema in modo parcellizzato continuerà a produrre fallimenti o soluzioni temporanee, mentre riteniamo che sia necessario formulare con urgenza soluzioni plurime e correlate, sino a delineare un quadro di azione che tragga forza dalla visione complessiva del problema.