l'evento
W l'innovazione! Il progetto Polis-Poste costringe Meloni a un'altra svolta
Nuovi mezzi, finanziati anche dal Pnrr, per creare sportelli digitali. Il ministro Giorgetti ha parlato di "sinergia tra pubblico e privato". Meloni chiede tempo, ma i corteggiamenti anti-teconologici sembrano a un vicolo cieco
C’è l’Italia dei campanili così legata alle tradizioni, al particolare, quel peculiare melting pot politico-culturale che caratterizza il paese dove fioriscono i limoni. E c’è l’Italia degli uffici postali che dal 1862 accompagnano l’unità della nazione (sono ben 12.800 sparsi dalla Val d’Aosta a Capo Passero). Gli uni e gli altri possono stare ancora insieme grazie a quella tecnologia che spesso proprio i cantori del localismo rifiutano.
È la lezione che viene dal progetto lanciato ieri da Poste Italiane. Si chiama Polis e intende favorire la coesione economica e territoriale, riducendo nello stesso tempo il gap tecnologico. Verrà investito quasi un miliardo e 200 milioni di euro 800 dei quali grazie al Pnrr. Si tratta di realizzare uno sportello unico per l’erogazione dei servizi della pubblica amministrazione ai 16 milioni di italiani residenti nei circa 7000 comuni con meno di 15.000 abitanti, dotati di almeno un ufficio postale. La “casa dei servizi digitali” è stata presentata a Roma con un evento al centro congressi La Nuvola, alla presenza del presidente della repubblica Sergio Mattarella, del presidente del Consiglio Giorgia Meloni e ben dieci ministri.
In platea circa cinquemila sindaci dei comuni coinvolti, tutti con le loro fasce tricolori. Gli uffici postali verranno ristrutturati per diventare sportelli digitali. Tutto questo è possibile solo grazie a tecnologie che oggi lo stato utilizza a fatica e con molti vuoti. Colmarli è il compito anche di Poste Italiane, ha spiegato l’amministratore delegato Matteo Del Fante. Come? Senza attendere Open Fiber o che si concluda la telenovela della rete Tim, verranno impiegate soluzioni tecnologiche per connessioni wi-fi, ha annunciato Del Fante il quale alla domanda se resterà alla guida dell’azienda ha risposto “chiedetelo all’azionista”, cioè il Tesoro o meglio il governo che ieri gli ha dato un riconoscimento in pompa magna.
Mattarella ha apprezzato che le Poste abbiano mantenuto la loro rete capillare minacciata da precedenti piani di razionalizzazione e ha lamentato il disagio dovuto alla riduzione dei servizi. Meloni ha enfatizzato l’Italia dei comuni “custodi dell’identità nazionale” e ha messo in rilievo l’importanza della collaborazione tra l’amministrazione statale e l’azienda la quale, ha tenuto a sottolineare Del Fante, resta un soggetto di mercato che deve stare sul mercato. Il modo di conciliare missioni talvolta contraddittorie è trasformare le Poste sempre più in un’azienda-piattaforma che offre una pluralità di servizi: adesso sta entrando anche nell’energia e sperimenta (per ora con i dipendenti) contratti a prezzo fisso per luce e gas.
I servizi finanziari, dalla raccolta postale alle assicurazioni, ai quali si sono aggiunti i pagamenti, le carte di credito e la telefonia, hanno sostenuto ricavi e utili (il margine operativo è raddoppiato, da 1,1 a 2,3 miliardi di euro) per compensare l’obsolescenza di lettere e bollettini. Un modello che va ampliato con progetti come Polis o con l’energia. Di “sinergia tra pubblico e privato” ha parlato il ministro dell’economia Giancarlo Giorgetti ricordando che lui, come sindaco di un piccolo comune, Cazzago Brabbia, si è battuto a sua volta contro la chiusura dell’ufficio postale. “Abbiamo bisogno non solo di meno burocrazia, ma di buona burocrazia”, ha detto, rilevando che semplificazione e decentramento sono possibili proprio grazie all’innovazione tecnologica.
È legittimo chiedersi a questo punto come si fa a conciliare il corteggiamento dei No Pos con la celebrazione del digitale. I servizi di Polis non verranno certo pagati in banconote fruscianti. Probabilmente fa tutto parte di quel ravvedimento in corso tra la propaganda del dire e la necessità del fare. Trovare una sintesi non sarà facile perché occorre non solo una revisione ideologica, ma anche il coraggio di parlare ai propri elettori con un linguaggio di verità. Giorgia Meloni ha chiesto tempo, nel suo breve discorso ha dedicato molto spazio al fattore tempo e non solo per ribadire che lei è a palazzo Chigi per durare, ma perché ha un progetto di lunga durata. Se è un progetto revisionista o replicante sarà da vedere, ma iniziative come Polis la spingono oggettivamente su un terreno che non faceva parte della sua formazione politica e ideologica. Il presidente Mattarella ha ricordato il film di Andrej Končalovskij “Le notti bianche del postino” dove il portalettere è l’unico legame tra una comunità isolata nel grande bianco siberiano e il resto della Russia e del mondo. L’Italia per fortuna non è così grazie alle poste, certo, ma anche alla Unione europea e alla rivoluzione tecnologica.