soldi europei
Debito e deficit, i limiti della strategia patriottica di Meloni e Giorgetti
Cosa autorizza il ministro dell'Economia e l’esecutivo a pensare che i mercati finanziari, di fronte a ulteriore deficit italiano per erogare aiuti di stato, non applicherebbero una penalizzazione in termini di maggiore spread?
La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha ribadito quello che appare come un antico sogno italiano, almeno dai tempi della grande crisi del debito, impropriamente ribattezzata “crisi dell’euro”, che tuttavia non lo era. Di che parliamo? Di una sorta di nazionalizzazione del nostro debito pubblico, per impedire che la nave Italia, quella tratteggiata da Meloni durante la richiesta della fiducia, finisca sballottata dai marosi della speculazione, altro sempiterno topos della nostra mitopoiesi patriottica.
Aumentare il numero di italiani e residenti in Italia che detengono quote del debito pubblico è l’obiettivo. Interessante la specifica sui “residenti”: pare suggerire una sorta di dazio per chi si insedia nel Belpaese ma forse siamo troppo analitici.
Da un quindicennio circa si insiste su questo tema e sulla necessità di immobilizzare le sottoscrizioni di debito pubblico per evitare che venga rovesciato sul mercato durante situazioni di crisi. Il sottinteso – ma non troppo – è che gli italiani non debbano votare col portafoglio, par di capire, perché questa sarebbe una dimostrazione di disfattismo, proprio come la diversificazione internazionale dei risparmi. Se i “non residenti” sono mossi solo da avidità, i connazionali vengono immaginati come dotati di una visione paziente, dove le oscillazioni di breve termine delle quotazioni sono solo piccole increspature nel grande mare della storia patria.
A voler essere realmente antipatriottici si potrebbe immaginare che un debito interamente domestico potrebbe, all’occorrenza, essere ristrutturato più agevolmente. Ovviamente non è così, ma la politica è sempre all’opera nella fonderia dei proiettili d’argento. E se qualcuno pensa che un debito pubblico “nazionalizzato” avrebbe minore spread sui famigerati Bund tedeschi, se la faccia passare: ciò è possibile solo con controlli sui capitali, cioè rinchiudendo i risparmiatori italiani nel sacro recinto della Nazione.
Ma questo mito del debito addomesticato oggi pare cadere a fagiolo con le ultime dichiarazioni, tra lo sconsolato e lo sconfitto, del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.
Abbiamo lottato come leoni, ma pare perderemo: alla Germania e agli altri paesi dotati di capacità fiscale va il via libera agli aiuti di stato nazionali per contrastare i sussidi verdi americani. A noi italiani – forse – una proroga di un paio d’anni per la realizzazione del Pnrr. Dopo che i tedeschi ci hanno fatto notare che è inutile chiedere altri soldi se neppure riusciamo a spendere quelli che ci sono stati destinati, stiamo archiviando il miraggio dell’ossimorico fondo sovrano europeo ma cerchiamo di negoziare, da par nostro, sulla resa che la realtà ci impone.
Ad esempio, pare che Giorgetti e il governo vogliano mettere nel pacchetto negoziale anche la riforma del Patto di stabilità e crescita, che sembra avviato a diventare una sorta di Pnrr con l’ombra della dentatura del Mes, e che giustamente ci terrorizza. Da qui, la proposta: sì agli aiuti di stato nazionali ma si consenta di scorporarli dal deficit, nel Patto di stabilità. Ci si potrebbe chiedere per quale motivo ci saranno paesi che riusciranno a quadrare i conti anche erogando aiuti di stato, e altri che chiederanno più deficit per poter pagare tali sussidi. Questione sottile ma non troppo.
Detto in altri termini: cosa autorizza Giorgetti e l’esecutivo a pensare che i mercati finanziari, di fronte a ulteriore deficit italiano per erogare aiuti di stato, non applicherebbero una penalizzazione in termini di maggiore spread? E qui, a voler far peccato, pare soccorrere l’idea del debito pubblico “nazionalizzato”. Niente spread, siamo patrioti.
La bizzarra idea secondo cui la sostenibilità del debito dipende dalle regole europee verrebbe puntellata dal corralito dei Btp alla Patria. Temo potrebbe non finire bene.