bomba a orologeria
Tra "occupabilità" e "autocensimento", il governo in cortocircuito sul Rdc
Circa 7-800 mila beneficiari perderanno il sussidio ad agosto, ma i centri per l'impiego non funzionano e l'esecutivo non sa come fare. Così ha deciso di determinare gli "occupabili" per decreto e la loro presa in carico per autocertificazione
Sul Reddito di cittadinanza il governo ha innescato una bomba a orologeria e non sa come venirne fuori. La riforma organica della misura anti povertà è stata opportunamente rinviata al 2024, ma per dare un segnale politico nella legge di Bilancio è stata introdotta la soppressione del sussidio per gli “occupabili” a partire da agosto 2023. Quindi, nei primi sette mesi dell’anno, il governo dovrebbe fare in modo che gli esclusi dal sussidio – oltre 400 mila famiglie e 7-800 mila individui – trovino un lavoro. Il problema è che, dall’origine della misura, i centri per l’impiego fanno fatica a prendere in carico i percettori di Rdc: secondo i dati dell’Anpal, solo il 42,5% degli “occupabili” ha sottoscritto un patto per il lavoro o è impegnato in un percorso formativo. Impossibile fare in pochi mesi quanto non si è fatto in diversi anni.
Per questa ragione, riporta Repubblica, il ministero del Lavoro punta sull’“autocensimento”. L’idea allo studio del ministro Marina Calderone è quella di inviare agli “occupabili” un modulo online da compilare con titolo di studio, competenze professionali ed esperienze lavorative per popolare un database, da condividere con le agenzie private di collocamento, per facilitare l’incrocio tra domanda e offerta di lavoro. In questo modo, però, è come se il governo alzasse bandiera bianca. Siccome l’Anpal e i centri pubblici per l’impiego (Cpi) sono incapaci di prendere in carico i beneficiari di Rdc, come prevede la legge, che siano i percettori a prendersi in carico da soli. Che siano loro, cioè, a definire il proprio profilo e comunicarlo ai Cpi.
In pratica, con l’“autocensimento” da parte degli occupabili, il governo autocertifica di essere incapace a svolgere le funzioni che si è attribuito per legge. La procedura è in principio surreale: perché la presa in carico non può essere una sorta di autocertificazione, ma dovrebbe essere il frutto di un assessment da parte dei professionisti che operano nei Cpi. Il metodo del governo corrisponderebbe, in campo sanitario, a una sorta di autodiagnosi in cui il medico anziché fare una visita al paziente gli dice di toccarsi il torace e dirsi trentatré per poi comunicare all’Asl il suo stato di salute.
Ma anche sul piano operativo, la procedura sconta non pochi problemi. Innanzitutto, le strutture pubbliche non hanno la possibilità di certificare la richiesta: dovrebbero avere la pec di ogni “occupabile”. Ma in realtà non hanno neppure l’indirizzo mail. Anche perché, vista la platea dei percettori di Rdc, composta in larga parte da persone con basso titolo di studio e scarse competenze tecnologiche, non è affatto detto che abbiano un indirizzo di posta elettronica e che sappiano usare un pc. Anzi, questa informazione dovrebbe essere proprio l’oggetto della presa in carico. Paradossalmente, prima di inviare una mail, i Cpi avrebbero già dovuto prendere in carico il beneficiario di Rdc per sapere se avesse le competenze per rispondere a una mail. Ma in realtà si sceglie di mandare la mail proprio perché i Cpi non sono in grado di prenderli in carico.
A questo, si aggiunge il fatto che l’autocertificazione delle competenze – soprattutto per una platea così disagiata – non ha alcun valore. L’Anpal, cioè, alla fine avrà pure un database, ma popolato con dati di scarsa utilità per il mercato del lavoro. Questo cortocircuito fa emergere il vizio genetico della modalità con cui il governo ha deciso di affrontare la questione. Quella cioè di definire gli “occupabili” non a valle, dopo la profilazione dei Cpi, ma a monte per decreto. Infatti la categoria degli “occupabili” non ha nulla a che fare con l’occupabilità, ovvero con la probabilità di trovare un posto di lavoro, ma è una definizione anagrafico-familiare: secondo la norma è “occupabile” chi vive in famiglie senza membri disabili, senza minori o senza ultra 60enni. Chi, al contrario, ha in famiglia un minore, un disabile o un over 60 è automaticamente inoccupabile.
Le caratteristiche e le competenze individuali non contano nulla. Perché non servono a nulla i Cpi che quelle competenze dovrebbero definire. E allora il governo ha deciso di determinare l’“occupabilità” per decreto e la presa in carico per autocertificazione. Perché ormai il timer è stato innescato e bisogna far vedere che prima di togliere il sussidio a 7-800 mila persone qualcosa è stato fatto. Anche se non ha alcun senso.