Tra Ue e Cremlino
Von der Leyen annuncia un nuovo pacchetto di sanzioni, Nabiullina avvisa sui rischi per Mosca
L'Unione europea è pronta al decimo round di misure di contrasto all'economia della Russia che mira a divieti commerciali e controlli sulle esportazioni. Intanto la Banca centrale russa avverte di un possibile aumento del tasso d'interesse per contrastare l'inflazione
La Banca centrale russa ha lasciato il tasso di interesse di riferimento al 7,5 per cento per il terzo mese consecutivo, ma ha sorpreso i mercati avvertendo che potrebbe aumentarlo per contrastare un rimbalzo dell’inflazione in una fase in cui il Cremlino continua ad aumentare la spesa pubblica, e scavare nel bilancio, per portare avanti la guerra in Ucraina. Al di là dei toni formali e rassicuranti della governatrice Elvira Nabiullina, è evidente che i vertici della tecnocrazia finanziaria russa sono in una certa misura preoccupati.
La Banca centrale in teoria si aspetta nel corso di quest’anno un calo dell’inflazione rispetto al 11,9 per cento di dicembre, nonostante a gennaio il dato sia rimasto sostanzialmente invariato all’11,8 per cento (contro previsioni dell’11,5 per cento) interrompendo il trend in discesa costante dal 18 per cento di aprile dell’anno scorso. “I rischi inflazionistici sono aumentati”, ha detto la governatrice, “ora è più probabile che il tasso venga aumentato”. Nabiullina ha sottolineato la carenza di lavoratori in molti settori dell’economia dovuta al reindirizzamento di una larga fetta della forza lavoro verso lo sforzo bellico. “La capacità di espandere la produzione dell’economia russa è limitata dalla situazione del mercato del lavoro” si legge nella nota. “La carenza di persone sta aumentando a causa degli effetti della mobilitazione parziale”, aggravata ulteriormente dall’alto numero di russi in età da lavoro che si sono trasferiti all’estero per sottrarsi a questa, o alle prossime mobilitazioni.
L’anno scorso l’economia russa ha superato le sanzioni meglio del previsto, subendo una contrazione che la Banca centrale stima del 2,5 per cento del pil. Una recessione comunque grave, ma di gran lunga inferiore al crollo del 10 per cento previsto ad aprile dallo stesso istituto russo. A permettere tanta resilienza sono stati prevalentemente gli introiti dell’export di idrocarburi (non sanzionati) in un contesto globale di prezzi altissimi. Quest’anno la situazione è molto diversa, l’energia non è più un pilastro delle sicurezze di Mosca né uno strumento di minaccia nei confronti dell’Europa, che da dicembre ha sanzionato il petrolio russo mettendolo sotto embargo e imponendo un price cap per ridurre i ricavi del Cremlino anche nelle esportazioni in paesi terzi. La Banca centrale russa ha detto che la valutazione sulle conseguenze dell’embargo è ancora da chiarire, ma in realtà è tutto molto chiaro.
Secondo i dati del ministero delle Finanze russo a gennaio i ricavi del petrolio e del gas naturale si sono quasi dimezzati (-46 per cento) rispetto allo stesso mese dell’anno scorso, mentre la spesa pubblica (trainata dalle spese militari) è aumentata del 59 per cento causando un disavanzo di 25 miliardi di dollari: la performance peggiore mai registrata dell’èra Putin, che fatto salire il deficit a livelli record dal 1998. Mosca aveva scommesso sulla minaccia energetica per far capitolare gli europei, ma ha perso.
L’Unione europea ora sta lavorando al decimo round di sanzioni, che intende adottare venerdì 24 febbraio, giorno che segnerà un anno dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina. Il pacchetto di misure presentato da Ursula von der Leyen mira a beni per un valore di 11 miliardi di euro attraverso divieti commerciali e controlli sulle esportazioni tech per tagliare fuori la Russia dalle tecnologie necessarie a far funzionare la sua macchina bellica. “Insieme stiamo stringendo sempre di più le viti sulla Russia”, ha detto la presidente della Commissione europea. Le proposte si concentrano, tra le tante misure, sulle restrizioni all’esportazione dei componenti elettronici usati nei sistemi d’arma russi rinvenuti in Ucraina, inclusi droni, missili ed elicotteri.
Inoltre, Bruxelles ha intenzione di costringere le banche a riferire tutte le informazioni sulle attività della Banca centrale russa, e per prevenire l’elusione delle sanzioni vuole aggiungere nell’elenco dei soggetti sanzionati anche sette entità iraniane. Secondo le fonti di Politico c’è anche una proposta per sanzionare una società di navigazione con sede a Dubai sospettata di essere nient’altro che la nuova “confezione” dell’azienda statale russa Sovcomflot, dalla quale ha ricevuto l’intera flotta di 92 navi battenti bandiera liberiana e cipriota con cui oggi trasposta il greggio degli Urali in paesi come l’India e Cuba.
Finito il braccio di ferro energetico, tra l’Europa e la Russia di Vladimir Putin è iniziata la partita a scacchi delle sanzioni secondarie.