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“Superbonus da sistemare per le cialtronate M5s”. Parla Marattin

Mariarosaria Marchesano

"Il decreto legge andava fatto. Ora il governo deve garantire che il problema delle aziende a rischio liquidità per i crediti incagliati venga risolto", ci dice il deputato del Terzo polo

Duemila euro. Tanto, ha detto il ministro del Tesoro, Giancarlo Giorgetti, sta costando “l’esperienza del Superbonus” alla tasche di ciascun cittadino. Per Giorgetti questa misura è figlia di una “politica scellerata utilizzata anche in campagna elettorale”, ed era necessario intervenire. Ma è stato il recente pronunciamento in materia dell’Eurostat, l’Istituto statistico europeo che determina le regole di contabilità pubblica in tutta l’Unione, a convincere il Mef che è arrivato il momento di voltare pagina. Il sistema Superbonus avrebbe messo a rischio i conti dello stato, di questo è convinto il ministro Giorgetti e, al netto delle proteste di tante associazioni di categoria che pure parte dell’opposizione e anche della maggioranza stanno appoggiando, nessuno osa dargli torto su questo punto. Anzi.

 

L’economista Luigi Marattin, deputato del Terzo polo, spiega al Foglio che proprio a seguito dell’intervento dell’Eurostat, che in buona sostanza costringe lo stato a contabilizzare in un solo anno anziché su più esercizi il costo dei crediti fiscali in circolazione, “il decreto legge andava fatto. Tuttavia, ora il governo deve garantire che il problema delle aziende a rischio liquidità per i crediti incagliati venga risolto. Previa mappatura precisa delle dimensioni del problema”. Marattin ricorda come nel 2020 il governo Conte II decise di rendere liberamente vendibili tutti i crediti d’imposta relativi ad agevolazioni creditizie. Quindi non solo il Superbonus  110 per cento, ma anche il Bonus facciate (90 per cento), quelli al 50 per cento, al 65 per cento e così via. E questo perché il M5s era convinto della necessità, dice, di creare una moneta fiscale complementare rispetto all’euro. 
“Una cialtronata che avevano letto sui blog complottisti – afferma il deputato di Italia viva – senza alcun fondamento economico. Solo una delle numerose cialtronate che abbiamo dovuto subire in quegli anni”.

   

All’epoca, Marattin era relatore di maggioranza del decreto Rilancio in cui questa norma era contenuta. Perché non protestò? “Alcuni di noi – ricostruisce – provarono a spiegare che questo meccanismo era molto pericoloso, perché una volta che parti con una cosa del genere sai dove inizi e non sai dove vai a finire. Ma il M5s, come spesso accadeva in quel periodo, fece pesare il fatto di essere partito di maggioranza relativa, e disse che quella norma per loro era una condizione per approvare l’intero decreto, che conteneva decine e decine di miliardi di aiuti nel momento più buio del Covid”.

 

Dunque, la colpa è tutta del governo Conte? “Tutti i problemi originano da lì – incalza  –, dall’avere voluto far circolare quei crediti in maniera totale, libera, non controllata, come se appunto fossero una moneta parallela. Tutte le azioni che sono seguite, ahimé, sono quasi sempre stati atti dovuti: la stretta del novembre 2021 del governo Draghi, i successivi tentativi imperfetti di non penalizzare le imprese che avevano già svolto, fino ad arrivare al dl di ieri, che è poco più di un atto dovuto a seguito del pronunciamento dell’Eurostat”.

 

Ma perché il Superbonus, così com’era stato disegnato, rischiava di far saltare i conti dello stato? Marattin prova a fare un esempio: “Immaginiamo che nel 2023 vengano fatti lavori per – diciamo – 36 miliardi. Come ha chiarito l’Eurostat, questo costo deve essere registrato tutto nel deficit del 2023, che risulterebbe, quindi, più alto di due punti percentuali rispetto a quanto stabilito nei documenti di programmazione economica. Più in generale, è stata un’agevolazione estremamente costosa per le casse pubbliche e le cose estremamente costose mettono a rischio i bilanci”.

 

Ma perché il costo è diventato d’un tratto una zavorra insopportabile per i conti dello stato? “E’ una questione tecnica ma sostanziale: Eurostat dice che se vuoi spalmare in cinque anni il costo di un’agevolazione che vale 100 devi fare in modo che imprese e famiglie li scalino dalle tasse, 20 euro all’anno per cinque anni. In altre parole, la rappresentazione contabile deve essere lo specchio di quanto realmente accade. Se invece tu quel credito lo fai girare liberamente come se fosse moneta viene a rappresentare un’obbligazione e hai l’obbligo di registrarla per intero il primo anno nei conti di finanza pubblica”. 

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