Foto di Ciro Fusco, via Ansa 

Il tavolo

Tra F24 e cartolarizzazioni: il governo cerca di sbloccare i crediti generati dal Superbonus

Mariarosaria Marchesano

Uno strumento per compensare l'effetto dei sussidi edilizi potrebbe essere il debito fiscale raccolto dalle stesse banche e Poste. Ma tutto dipende da Istat ed Eurostat. Le contromosse dell'esecutivo, che oggi ha incontrato le associazioni del settore

Capienza fiscale cercasi. La soluzione del rebus del blocco agli incentivi edilizi passa attraverso l’individuazione di soggetti istituzionali che abbiano spalle abbastanza larghe da poter compensare i propri debiti fiscali con i crediti acquistati dalle imprese che hanno utilizzato il Superbonus. Le banche hanno esaurito la propria capienza che era di un’ottantina di miliardi rispetto ai circa 120 miliardi di crediti generati dai bonus edilizi (prevalentemente dal Superbonus), ma una via d’uscita secondo l’Ance e l’Abi esiste e potrebbe essere l’utilizzo dei debiti fiscali raccolti con gli F24 da parte delle stesse banche e di Poste italiane come strumento per la compensazione di crediti d’imposta derivanti dai bonus edilizi. 

 

La proposta è stata anche discussa oggi pomeriggio nel summit che si è svolto a Palazzo Chigi tra i rappresentanti delle categorie e il governo, in un clima abbastanza teso, riferisce chi era presente, perché la situazione è appesa a un filo: tutto dipende da Istat ed Eurostat che nei prossimi giorni dovranno dire come si classificano gli incentivi edilizi nel bilancio dello stato. “Se dovessero diventare debito pubblico – ha detto Galeazzo Bignami, vice ministro alle Infrastrutture – vorrebbe dire azzerare, forse anzi elidere fino in negativo gli spazi fiscali che abbiamo a disposizione per la lavorazione anche di una minima legge di Bilancio”. Ma è proprio questo un punto controverso.

 

Secondo Ance e Abi, infatti, nei precedenti pronunciamenti dell’Ufficio statistico dell’Unione europea c’è una sufficiente apertura per sbloccare 15 miliardi di crediti pregressi già maturati, che se non pagati metterebbero a rischio 90 mila cantieri di ristrutturazione di abitazioni di famiglie italiane, 25 mila imprese e 130 mila lavoratori. Secondo questa interpretazione delle indicazioni Eurostat, infatti, il pregresso è già interamente conteggiato nel deficit italiano e per sbloccare i crediti che nel frattempo si sono incagliati basterebbe utilizzare i moduli F24 per la compensazione fiscale. Nel decreto legge emanato la scorsa settimana, però, non c’è alcun riferimento della proposta Ance-Abi, che pure era già pervenuta al governo. “Qualsiasi altra soluzione parziale – insistono le due associazioni – non interviene sul problema principale che è quello di individuare i soggetti che possono monetizzare crediti pregressi”.  

 

Come al solito, il nodo è chi ci mette i soldi, visto che nessun pranzo è gratuito. Al momento, a quanto si apprende, sarebbe da escludere un coinvolgimento di Sace e Cdp, secondo quanto hanno riferito le stesse fonti di Palazzo Chigi (i rappresentanti di entrambe le istituzioni, però, hanno partecipato al tavolo di oggi), mentre starebbe prendendo quota l’ipotesi di una cartolarizzazione dei crediti pregressi, che il Mef avrebbe messo allo studio con esperti del settore come ha riferito Alessandro Cattaneo, presidente dei deputati di Forza Italia.

 

Intanto, il fronte della protesta delle imprese si fa sempre più caldo. Secondo la Confapi, è necessaria una norma sull’edilizia onnicomprensiva che abbia orizzonte temporale di 4-5 anni e sia concordata anche con le opposizioni per evitare che si verifichino situazioni paradossali come quella attuale. Ma come si risolve il problema nel concreto? Due sono le proposte portate al tavolo del Superbonus dal presidente Cristian Camisa: “Per le società che hanno crediti incagliati o hanno fatto sconto in fattura si potrebbe pensare alla possibilità di portare tali crediti in detrazione in un arco temporale tra i 4 e i 10 anni. In questo modo diminuirebbe drasticamente il rischio di perdere quota parte dei crediti anche a fronte di utili previsti non così sostanziosi nei prossimi anni”.

 

E ancora: “Proponiamo anche la cessione del credito per un periodo temporale limitato, necessario per rendere operativa l’eventuale cartolarizzazione del credito o gli anticipi F24, individuando aziende a partecipazione statale come Eni e Enel che hanno accumulato extraprofitti e avrebbero tutta la capienza necessaria”. La Cna ha indicato tra le priorità un tavolo per il riordino e la stabilizzazione degli incentivi per l’efficientamento energetico e la messa in sicurezza degli immobili residenziali anche alla luce della nuova direttiva europea sulla casa. E ha ribadito che l’architrave del sistema resta l’opzione della cessione del credito, un meccanismo che consente anche alle famiglie meno abbienti di poter realizzare interventi necessari a ridurre il consumo di energia e quindi a tagliare il costo delle bollette, nonché a mettere in sicurezza le abitazioni contro i rischi terremoto. 

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