(foto Ansa)

Perché la mossa di Meloni sul Superbonus è un dramma per le pmi. I dati di Confartigianato

La scelta dell'esecutivo lascia nell'incertezza almeno 47mila imprenditori. Ecco perché con il governo c'è bisogno di arrivare a una sintesi

Un numero: 153mila. Sono questi gli addetti delle piccole imprese delle costruzioni messi a rischio dai crediti bloccati nei cassetti fiscali delle aziende che hanno effettuato lavori utilizzando i bonus edilizia. L’allarme arriva da Confartigianato che ha calcolato gli effetti dell’intricata vicenda culminata con il decreto legge del Governo sullo stop alla cessione del credito e allo sconto in fattura. La scelta dell’esecutivo, motivata dall’insostenibilità finanziaria degli incentivi per l’edilizia, lascia però nel guado dell’incertezza almeno 47mila imprenditori che rimangono con crediti soltanto sulla carta e ora rischiano di saltare. Le forti preocccupazioni espresse da Confartigianato e dalle altre Associazioni del settore hanno convinto il Governo ad aprire un tavolo di confronto per individuare possibili soluzioni.

 

All’incontro del 20 febbraio a Palazzo Chigi è seguita la riunione tecnica del 22 febbraio al Ministero dell’Economia dove Confartigianato ha ribadito i fronti sui quali è urgente agire per risolvere la grave situazione in cui versano le imprese. La scelta di aumentare la capacità di assorbimento dei crediti da parte delle banche, secondo la Confederazione deve essere attentamente valutata alla luce della residua capacità fiscale degli istituti e del fatto che la gestione degli acquisti risulta poco appetibile per i crediti di importo più ridotto, in quanto meno remunerativa. Confartigianato è convinta che, in ogni caso, vada messa in campo un’alternativa attraverso l’intervento di un acquirente pubblico di ultima istanza, come Cassa Depositi e Prestiti, in presenza di una massa significativa di crediti frammentata in una pluralità di singoli crediti di importo ridotto. Contemporaneamente, secondo l’Organizzazione degli artigiani e delle MPI, va anche ampliato l’arco temporale di utilizzo dei crediti in compensazione. In assenza della necessaria capienza fiscale, infatti, le imprese che hanno nei cassetti fiscali i crediti perdono infatti una parte del credito loro spettante.

 

Sollecitato anche il rinvio della data entro la quale è necessario aver presentato la CILA per poter mantenere la possibilità di cessione/sconto del credito. Per il limitato valore dei lavori di edilizia libera non assistiti da CILA, Confartigianato chiede che sia consentito di auto certificare, da parte del contribuente, la data di avvio tali lavori. E per gli interventi superbonus relativi alla ricostruzione degli immobili danneggiati da eventi sismici per i quali la detrazione del 110% è ammessa sino al 2025, è stato chiesto di mantenere la possibilità di sconto/cessione del credito. All’emergenza dei crediti incagliati si aggiunge la necessità di delineare un nuovo orizzonte per gli incentivi alla riqualificazione energetica degli edifici residenziali, anche in vista degli obiettivi della Direttiva Ue sulle case green in fase di approvazione. Secondo il Presidente di Confartigianato Marco Granelli “vanno ripensati profondamente, con una vera e propria strategia strutturale di lungo termine che scandisca l’impiego di risorse pubbliche aggiuntive. In questo modo potremo ottenere un ritorno positivo in termini di crescita del Pil e orientare le scelte dei cittadini sulla qualità e l’efficienza energetica delle abitazioni”.

 

Del resto, il presidente Granelli ricorda che, proprio grazie alla spinta dei bonus edilizia, tra il 2019 e il 2022 ben 2,1 punti di crescita del PIL sono arrivati dai maggiori investimenti in costruzioni in Italia rispetto al resto dell'Eurozona. Inoltre, l’edilizia ha controbilanciato gli effetti recessivi della pandemia anche sul mercato del lavoro: tra il quarto trimestre 2019 e il terzo trimestre 2022 il settore delle costruzioni ha fatto registrare un aumento di 257mila occupati. In parallelo alla crescita dell’occupazione, il settore delle costruzioni ha registrato un aumento della produttività del 5,8%, più del doppio rispetto al +2,6% del totale economia. Sul  fronte dell’impatto ambientale, poi, Confartigianato ha calcolato che i lavori di efficientamento effettuati finora producono un risparmio energetico pari a 11.700 gigavattore l’anno e hanno consentito di ridurre le emissioni inquinanti per 1,4 miliardi di tonnellate di CO2. La riqualificazione energetica degli edifici residenziali consente di aumentare il valore dell’immobile del 3-5% per ogni passaggio di classe energetica. Insomma, ce n’è abbastanza per mettere mano a un piano serio e sostenibile per l’efficientamento energetico del patrimonio immobiliare e per non lasciare sulla carta l’attuazione della tanto auspicata transizione green.

Di più su questi argomenti: