(foto Unpslash)

All'agricoltura europea serve più impresa e meno aiuti di stato, dice Confagricoltura

All'Ue serve un piano per contrastare la progressiva riduzione degli investimenti e l'aumento dell'inflazione. Così come una risposta all'Ira americana

Negli Stati Uniti, l’agricoltura rientra tra i settori che beneficeranno dell’Inflation Reduction Act: il tanto discusso programma per contrastare gli effetti del cambiamento climatico. Gli stanziamenti al settore ammontano a 40 miliardi di dollari: circa la metà destinata ai programmi già in corso e il resto a incentivare le rinnovabili, la forestazione e le pratiche di sequestro al suolo del carbonio. Di recente l’export ha raggiunto il massimo storico con un valore pari a 196 miliardi di dollari. E’ normale dunque che le decisioni degli Usa, secondo esportatore dopo l’Ue, abbiano un impatto globale. Due approcci meritano attenzione: la transizione verde sostenuta da finanziamenti aggiuntivi e il puntare su metodi di produzione che, citando il segretario di stato all’Agricoltura Tom Vilsak, “oltre a rispettare il clima e l’ambiente, sono in grado di creare valore e opportunità per gli agricoltori”.

 

A livello europeo, lo scenario è diverso: tagli alle risorse finanziarie e ai mezzi di produzione, su spinta della Commissione, compromettono l’innovazione. Inoltre, l’alto tasso di inflazione riduce il valore reale dei pagamenti diretti agli agricoltori e gli incentivi allo sviluppo rurale. Di contro, i costi per la realizzazione dei progetti aumentano a fronte di assegnazioni bloccate. Già lo scorso anno, ha indicato la Commissione, i trasferimenti per lo sviluppo rurale sono stati inferiori. Stando alle analisi, il picco dell’inflazione è stato raggiunto e, forse, superato.

 

Nell’Eurozona, bisognerà comunque attendere fino al 2025 per il ritorno a un tasso d’inflazione prossimo al 2 per cento. Il mercato resta segnato da tendenze preoccupanti. Per alcuni prodotti, come la soia, i prezzi risultano allineati con la dinamica dei costi. Per altri, invece, le quotazioni sono tornate indietro di un anno. Le previsioni indicano che nel 2023 i prezzi dei prodotti alimentari continueranno a salire e persisterà un’accentuata volatilità. L’Unione non ha mai messo in discussione la garanzia alimentare, nemmeno durante la fase acuta della pandemia né ora con i due principali esportatori di cereali e semi oleosi impegnati in un duro conflitto.

La salvaguardia del potenziale produttivo agricolo, inoltre, assume un rilievo strategico per la garanzia delle forniture e la stabilità dei mercati. L’esperienza con il gas russo dimostra che non è lungimirante dipendere solo dalle importazioni nel caso di prodotti essenziali. Il bilancio dell’Unione destinato all’agricoltura fino al 2027 ha subìto un taglio in termini reali del 15 per cento, rappresentando solo lo 0,4 per cento del pil europeo. Nei prossimi mesi, la Commissione presenterà una proposta di revisione di metà periodo del bilancio pluriennale. E’ l’occasione per aumentare gli stanziamenti a favore della vitalità delle imprese. Gli aiuti di stato sono una pericolosa alternativa, perché favoriscono i membri con una maggiore capacità di spesa, mettendo a repentaglio il mercato unico. Serve, invece, un bilancio agricolo all’altezza delle ambizioni europee su uno scacchiere internazionale in forte evoluzione.  

Massimiliano Giansanti
presidente di Confagricoltura

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