i rapporti commerciali

Il vassallo Vladimir accoglie il signore Xi Jinping

Luciano Capone

La guerra ha messo Mosca in una posizione di sottomissione: Pechino aumenta la sua influenza comprando petrolio a sconto e vendendo tecnologia. Così ora la Russia è il paese più dipendente dalla Cina dopo la Corea del Nord

L’incontro tra Xi Jinping e Vladimir Putin a Mosca non è tanto la visita di un leader a un suo alleato in difficoltà, ma quella di un signore a un suo vassallo. Perché sono questi i nuovi rapporti di forza tra Cina e Russia, almeno dal punto di vista economico, che vuol dire che presto lo diventeranno anche politicamente.

 

“A Putin piace inquadrare il suo assalto all’Ucraina come un atto di ribellione contro il dominio globale americano e un balzo verso la piena sovranità russa. La realtà è molto diversa. A tredici mesi dall’inizio della guerra, la Russia è sempre più dipendente dalla Cina” ha scritto sull’Economist Alexander Gabuev, direttore del Carnegie Russia Eurasia Centre. Se alla base del regime putiniano c’è il concetto di “democrazia sovrana” teorizzato da Vladislav Surkov, di sicuro la Russia non era una democrazia ma ora è anche meno sovrana. E rischia di diventare una Corea del Nord più grande al servizio di Pechino.

 

Secondo i dati doganali cinesi, l’interscambio tra Cina e Russia è aumentato del 29% nel 2022, raggiungendo la cifra record di 190 miliardi di dollari. E sebbene Mosca abbia un avanzo commerciale, in quando ha esportato 114 miliardi di dollari di beni e importato da Pechino beni per 76 miliardi, lo squilibrio è evidente. La gran parte dell’export russo deriva dal settore energetico, che ha fatto diventare la Russia il secondo fornitore della Cina dopo l’Arabia Saudita. Ma gli acquisti di greggio da Pechino avvengono con un forte sconto (20-30 dollari al barile) rispetto alle quotazioni del Brent, proprio perché con l’invasione dell’Ucraina Putin ha perso il suo mercato più grande che era quello europeo e ora non ha molte alternative. Nel 2022 la Cina ha rappresentato circa un terzo delle esportazioni russe e con il progressivo smantellamento dell’Europa delle forniture energetiche, già attuato per il petrolio e i prodotti raffinati e in corso per quanto riguarda il gas, Mosca è destinata a diventare sempre più dipendente dalla Cina per ottenere le risorse per finanziare la guerra e, più in generale, tenere in piedi l’economia.

 

La dipendenza economica dalla Cina è ancora più evidente sul lato delle importazioni, dato che per tutto il 2022 le sanzioni occidentali hanno riguardato soprattutto l’import. Le aziende cinesi sono diventate fondamentali per le importazioni parallele e per la sostituzione dei prodotti occidentali, soprattutto in campo tecnologico: meccanica (componenti per auto, camion, trattori), semiconduttori e microchip. Adesso la Cina rappresenta il 40% dell’import russo (prima della guerra era il 25%): “Significa che in termini di importazioni la Russia è, se non il paese più dipendente dalla Cina, il secondo dopo la Corea del nord”, ha notato l’economista Iikka Korhonen, direttore dell’Institute of Transition Economies della Banca centrale di Finlandia.

 

Per ora Xi Jinping si accontenta di monetizzare la sua crescente influenza, da un lato comprando energia a sconto e dall’altro vendendo beni di consumo e tecnologia, mentre aumentano le transazioni regolate in yuan. Il tempo è dalla parte di Pechino e consolida una posizione di vantaggio che, inesorabilmente, trascina Mosca dalla dipendenza verso la sottomissione. Putin, invece, guarda a un’orizzonte temporale molto più ristretto, quello delle sorti della guerra che ha scatenato in Ucraina, perché da questo dipendono le sue sorti politiche e personali.

 

Nel frattempo l’economia continua ad avere difficoltà, soprattutto a causa della discesa dei prezzi di gas e petrolio (ai minimi rispettivamente da dicembre e luglio 2021). Secondo le previsioni dell’Ocse, che hanno avuto meno risalto di quelle del Fmi che stimavano una leggera crescita, la Russia sarà in recessione anche nel prossimo biennio (-2,5% nel 2023 e -0,5% nel 2024) sotto il peso delle sanzioni occidentali. L’aiuto non disinteressato della Cina di Xi Jinping sarà sempre più indispensabile.

 

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  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali