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Scadenze e ritardi

Perché l'Italia non può permettersi di perdere tempo sul Pnrr

Francesco Bercic

Per l'ex consigliere di Draghi Giavazzi "non è fattibile allungare i tempi di attuazione" del Piano europeo. Così alla vigilia della terza rata da quasi 20 miliardi il governo cerca di accelerare i tempi: la riforma del Codice degli appalti e il nodo delle assunzioni

Il monito arrivato lo scorso lunedì dal Commissario europeo Gentiloni a “occuparsi del Pnrr” fa ripiombare il governo in uno dei dossier più delicati e urgenti per il futuro del paese. La data cui tutti guardano con apprensione è il prossimo 31 marzo, la scadenza fissata da Bruxelles per il raggiungimento di alcuni target del piano con cui è possibile accedere alla terza rata dei fondi europei, una somma che sfiora i 20 miliardi di euro. A che punto si trova l’Italia?

 

Il monitoraggio di Openpolis getta una luce preoccupante sull’attuale stato dell’arte: delle dodici scadenze che vanno adempiute entro fine mese, nove risultano in corso e tre a buon punto. Nessuna ancora completata. Il rigido programma fissato dall’Unione europea, con scadenze trimestrali e controlli semestrali, sta riscontrando in questi mesi tutta la difficoltà di recezione italiana. Ed è per questo motivo che ormai da tempo si parla, nel governo e non solo, di possibili escamotage con cui aggirare i limiti imposti dall’Europa: l’ultimo in ordine temporale il “trucco” dei fondi di coesione. Ma è davvero possibile dilatare i parametri concordati in sede europea?

 

A bloccare ogni tentativo in direzione di un rinvio ci ha pensato una delle voci più autorevoli in materia, quella di Francesco Giavazzi, ex consigliere nel governo Draghi e ai tempi uno dei principali interlocutori con l’Europa sul tema Pnrr. Intervenuto durante la conferenza “Inflazione e crescita: una sfida nazionale. Gli effetti politici ed economici sull’Italia dell’aumento dei prezzi a livello europeo e mondiale” – organizzata dall’Appia Institute nell’ambito dell’evento “Up Lodi” – Giavazzi ha stroncato le aspirazioni di chi spera nelle proroghe: “Non è fattibile allungare i tempi di attuazione del Pnrr”. Un richiamo che è allo stesso tempo una sollecitazione: “Saper spendere e farlo nei tempi attesi è fondamentale, perché aiuterebbe la crescita non solo nell'immediato ma anche per il futuro”.

 

Il focus si sposta allora dall’Europa all’Italia: constatata l’impossibilità di proroghe, il problema diventa come accelerare le procedure di attuazione in corso d’opera. Il governo si sta muovendo in questo senso: è in cantiere un nuovo provvedimento d’urgenza, che arriverà in Cdm entro il fatidico 31 marzo. Il più importante progetto sul tavolo è la riforma del Codice degli appalti. E’ sempre Giavazzi a indicare l’obiettivo: “Le imminenti modifiche al Codice degli appalti sembrano andare in modo efficace verso la semplificazione, con meccanismi di garanzia passati al vaglio del Consiglio di Stato”. Ma se l’ex consigliere auspica “una rapida entrata in vigore”, sembrano esserci alcuni nodi nella transizione che forzano un posticipo al 2024. Anche in questo caso, la velocità dell’Italia appare sfasata rispetto alle esigenze imposte dal piano.

 

L’ostacolo principale rimangono i deficit strutturali del paese. La mole di richieste ministeriali per avviare nuove assunzioni è un sintomo di difetti congeniti e difficilmente arginabili in breve tempo. Si parla di una norma per trattenere in servizio oltre l’età pensionabile il personale pubblico che si occupa del Pnrr. Ma servirà un impegno collettivo per evitare di sprecare le risorse. L’ottimismo di Giavazzi fa ben sperare: “La struttura che a Palazzo Chigi segue la partita Pnrr è composta in gran parte da funzionari che arrivano da esperienze in strutture dell'Ue. Conoscono il tema e sanno come procedere”.