Il futuro dell'economia
Turbolenze, regole, innovazione. Come cambia il mestiere del banchiere
Il modo d'essere della banca è mutato radicalmente negli ultimi anni: l'interrogativo adesso riguarda la sua regolazione. Molte delle idee tradizionali andranno rimesse in discussione nel passaggio dal vecchio al nuovo mondo
Regole e innovazione: l’ultima turbolenza che ha colpito le banche ripropone un binomio che fatica a trovare un equilibrio. Regole troppo rigide bloccano le imprese che hanno bisogno di denaro per inoltrarsi in terreni rischiosi e inesplorati; meno regole possono creare guai seri, come è accaduto per le americane Silicon Valley Bank che finanziava start up, Signature che operava in criptovalute, First Republic la cui sorte resta appesa a un filo, per non parlare del Credit Suisse il cui salvataggio ha sovvertito in gran parte la regola aurea di far pagare agli azionisti le loro malefatte. È il dilemma che percorre il libro a due voci scritto da Stefano Lucchini e Andrea Zoppini, “Il futuro delle banche”, edito da Baldini+Castoldi, pubblicato quando ancora l’ultima tempesta imperfetta non era all’orizzonte.
Scrive Zoppini, giurista, professore all’Università Roma Tre: “C’era un tempo nel quale la regolazione avveniva all’orecchio. Il vertice della banca si recava a Palazzo Koch in via Nazionale a Roma e, dopo un’attesa che molto già diceva della considerazione che aveva presso l’Istituto, riceveva direttamente dal Governatore indicazioni di comportamento e di decisione: ‘Acquista la banca vicina in difficoltà’, ‘Guardati dal fare questa operazione’, ‘Sostieni o abbandona quella società industriale al suo destino’. Il mondo dell’orecchio è stato sostituito dal mondo delle regole uguali per tutti. Il crac del 2008 ha introdotto il tempo delle regole sovranazionali (si pensi agli accordi di Basilea), nel frattempo la regolazione è uscita da uno spazio fisico per correre attraverso le piattaforme digitali, trasferendo così il dialogo con i soggetti vigilati persino nella loro dimora e imponendo una comunicazione per mezzo di software, webcam e microfoni”. Poi è arrivata la pandemia e al sistema bancario è stato affidato il ruolo di garantire l’afflusso costante di risorse all’economia reale. Un trasferimento diretto, infatti, “avrebbe compromesso l’efficacia allocativa delle risorse pubbliche, raggiungendo solo parzialmente i soggetti più bisognosi e disperdendosi a causa dell’impossibilità di un controllo effettivo sulla loro destinazione”. Questa scelta è stata efficace, e ha messo le banche di fronte a una sempre maggiore responsabilità sociale “sulla quale i regolatori hanno posto fortemente l’accento, sottolineando la necessità per cui l’esercizio dell’autonomia di impresa non andasse a compromettere il mantenimento di condizioni di capitalizzazione adeguate a mitigare il rischio sistemico e favorire la ripresa economica”, sottolinea Lucchini che, come direttore relazioni internazionali e comunicazione di Intesa Sanpaolo, ha un osservatorio in prima fila.
Il mestiere del banchiere, dunque, ha subìto un primo cambiamento che diventa ancor più rilevante di fronte alle sfide del prossimo futuro. Prendiamo la transizione economica. “Il dibattito pubblico odierno – sostiene Zoppini – sembra polarizzarsi attorno alle direzioni della innovazione tecnologica (blue) e dello sviluppo sostenibile (green)”. Alle banche viene assegnato “un inedito ruolo di soggetto agevolatore della transizione, dimostrando il loro impegno verso la creazione di un valore che non si misuri unicamente nella chiave del tasso di crescita, ma anche della sua direzione”. Contemporaneamente occorre tenere testa a una innovazione tecnologica sempre più rapida e talvolta imprevedibile. “Si chiede oggi alla banca di muoversi in spazi nuovi, che per essa rappresentano sfide, ma al contempo stimoli e opportunità inedite”, rileva Lucchini. La banca del futuro “si proietta oltre la dimensione dello spazio digitale, verso le nuove frontiere anche della space economy. L’economia dello spazio, fino a pochi decenni fa, appannaggio esclusivo del settore pubblico, si trova oggi di fronte a un vero e proprio punto di svolta, dovuto all’ingresso di importanti investimenti del privato nella ricerca e nell’innovazione”.
Tutto ciò apre due capitoli che in gran parte sono ancora da scrivere. Il primo investe l’assetto stesso della banca come impresa, a cominciare da un processo di consolidamento ritenuto positivo dalla Bce per le sue ricadute sull’intero sistema economico. Il secondo riguarda la regolazione. “Come considerare l’impatto della sostenibilità sui conti, sull’attività ordinaria, sulla dotazione di capitale?”. Se alle banche e non solo al governo spetta “accompagnare le aziende lungo tutta la filiera del valore verso la transizione ecologica, esse dovranno progressivamente annettere i rischi legati ai cambiamenti climatici e ai disastri ambientali fra i nuovi fattori tipici del rischio di impresa, implementando le proprie strategie aziendali e i sistemi di governance”. Molte delle idee tradizionali andranno rimesse in discussione per comprendere e gestire il passaggio dal vecchio al nuovo mondo.