Foto di Dan Himbrechts, via Ansa 

l'analisi

Scossa Deutsche Bank. Perché i mercati temono nuove crisi bancarie

Mariarosaria Marchesano

"È come un incendio nel vicinato: la nostra casa è fatta di materiale ignifugo, abbiamo estintori e i pompieri sono pronti ad arrivare, ma abbiamo comunque paura che si propaghi", spiega Antonio Cesarano di Intermonte

Nonostante le rassicurazioni fornite all’Eurosummit dalla presidente della Bce, Christine Lagarde, sulla robustezza e resilienza del settore bancario e sulla disponibilità a fornire liquidità al sistema finanziario nel caso fosse necessario, oggi le borse europee hanno chiuso male una nuova giornata di turbolenza per il timore che sotto cenere stia covando il fuoco di una nuova crisi bancaria e che per giunta questa potrebbe riguardare direttamente l’Eurozona: Deutsche Bank. L’intervento del cancelliere tedesco Olaf Scholz, il quale ha detto in sostanza che non c’è ragione di preoccuparsi perché l’istituto è molto profittevole, è riuscito a placare solo in parte l’ansia degli investitori (il titolo è arrivato a perdere oltre il 12 per cento per poi chiudere a meno 6 per cento in linea con i cali subiti da altre grandi banche europee).

Eppure, non esiste un motivo razionale che giustifichi lo scetticismo nei confronti della più grande banca tedesca se non il fatto che negli ultimi anni ha subito varie ristrutturazioni e cambi di strategia. Che cosa sta succedendo sui mercati? “Per dirla con una metafora – spiega al Foglio Antonio Cesarano, responsabile delle strategie globali di investimento di Intermonte – è come se scoppiasse un incendio nel palazzo di fronte a quello in cui viviamo: per quanto siamo sicuri che la nostra casa è costruita a norma con materiale ignifugo, che siamo dotati di estintori e che una squadra di pompieri è pronta a intervenire al primo segnale di pericolo, abbiamo pur sempre paura che il fuoco dilaghi e ci raggiunga”.

Portato nella realtà, il racconto di Cesarano si rifà alla crisi delle banche californiane e al fatto che negli Stati Uniti c’è stato nei giorni scorsi un rimpallo tra il segretario al Tesoro, Janet Yellen, e il capo della Federal Reserve, Jerome Powell, sulla decisione di estendere o meno l’assicurazione sui depositi che è stata fornita ai clienti della Silicon Valley Bank anche alle altre banche in difficoltà, in primis First Republic per la quale non è stata ancora trovata una soluzione.

“È come se gli investitori dicessero: cosa state aspettando a spegnere definitivamente l’incendio del palazzo di fronte? Questi interventi hanno naturalmente un costo politico per i governi e in America stanno ancora facendo delle valutazioni, ma questo alimenta incertezza sui mercati che, per come sono interconnessi, ci portano a considerare la crisi delle banche regionali statunitensi come l’incendio divampato nell’edificio giusto di fronte al nostro: se di là non arrivano tutti i pompieri che servono, aumenta il timore che prima o poi le fiamme attecchiscano anche da questo lato”.

Ma allora tutte le rassicurazioni sul fatto che in Europa regole di vigilanza più severe hanno reso il sistema bancario più patrimonializzato e a prova d’incendio? “La paura del contagio si basa su fattori essenzialmente emotivi – ribatte Cesarano – È come se i mercati stessero chiedendo alle autorità monetarie, ma anche ai decisori politici, di aprire un ombrello di protezione preventivo”.

Insomma, nonostante le rassicurazioni sulla solidità del sistema bancario, gli investitori vanno alla ricerca degli anelli deboli della catena. Infatti, ad alimentare le preoccupazioni è stata la decisione di due banche tedesche più piccole di Deutsche Bank, Araal Bank e Pfandbriefbank, di non riacquistare alcune obbligazioni At1 in scadenza, oltre alla notizia delle indagini delle autorità americane su Credit Suisse e Ubs e per gli eventuali legami con gli oligarchi russi. In questo momento ogni notizia può contribuire a tendere i nervi. In parte, il contagio è già cominciato.