I dati e le previsioni
Nell'Eurozona scende l'inflazione, ma non la componente di fondo
Rispetto a marzo la percentuale è scesa di oltre un punto e mezzo, la maggior decelerazione registrata fino a oggi. Ma l'indice core aumenta: c'è una componente di domanda che continua a spingere in alto i prezzi
Rallenta di colpo l’inflazione nell’Eurozona su base annuale: da più 8,5 per cento del mese di febbraio a più 6,9 per cento di marzo. Si tratta della maggior decelerazione registrata fino a oggi da Eurostat ed è superiore al consenso degli economisti (più 7,3 per cento). La causa è dovuta al crollo dei prezzi dei beni energetici, dando ragione a chi ha sempre sostenuto che l’impennata dell’inflazione è stata dovuta a un choc dell’offerta. Tuttavia, la componente di fondo resta ancora elevata. Anzi continua ad aumentare, seppure di poco, come mostra l’andamento dell’indice core (che esclude i beni energetici e alimentari) negli ultimi sei mesi: a novembre 2022 mostrava un incremento del 5 per cento, a dicembre del 5,2 per cento, a gennaio del 5,3 per cento, a febbraio del 5,6 per cento, a marzo del 5,7 per cento (in Italia, l’inflazione di fondo è anche più elevata: da più 6,3 per cento di febbraio è passata a più 6,4 per cento di marzo).
Ciò vuol dire che rispetto all’iniziale choc di offerta, ora esiste una componente di domanda che spinge in alto prezzi. Secondo alcuni analisti, un’inflazione di fondo in costante crescita mantiene in allarme i banchieri centrali sulle prossime misure di politica monetaria. “Ricordiamo che le ultime stime degli esperti della Bce prevedono una inflazione core al 4,6 per cento nel 2023 e siamo ampiamente al di sopra del target – osserva Ig Italia in una ricerca –. Al momento crediamo che sia difficile ipotizzare che la Banca centrale europea possa prendersi una pausa nella lotta contro le pressioni inflazionistiche. Ci aspettiamo che possa nuovamente alzare il costo del denaro anche nella riunione di maggio. I prossimi dati macro pubblicati in Eurozona ci indicheranno se il rialzo sarà di 25 o 50 punti base”. Ma c’è anche chi ritiene che le turbolenze delle ultime settimane siano state un chiaro avvertimento per Francoforte sul fatto che una stretta monetaria troppo brusca può mettere sotto pressione le attività bancarie e finanziarie, motivo per cui c’è da attendersi maggiore cautela nei rialzi d’ora in poi. In entrambi i casi, il picco dei tassi non è stato raggiunto nell’Eurozona come da alcuni ipotizzato in modo forse troppo ottimista. “La core inflation è ancora troppo elevata”, ha dichiarato ieri Christine Lagarde, sottolineando che “c’è molta incertezza” e quindi la Bce valuterà i dati a ogni incontro.