A Stoccolma
Giorgetti vola all'Ecofin, stretto tra Patto di stabilità e Mes
All'ordine del giorno le crisi bancarie e l'unione dei capitali. Ma al vertice dei ministri europei delle Finanze si parlerà anche di governance economica e di Fondo salva stati: due insidie per il governo Meloni
Non c’è tempo di rifiatare per il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Il giorno dopo l’inaspettata bocciatura del Def alla Camera – poi approvato questa mattina – Giorgetti vola a Stoccolma dove lo attende un duplice impegno, fra riunioni dell’Eurogruppo e l’Ecofin, il vertice dei ventisette ministri europei delle Finanze. Da programma, si parlerà di crisi bancarie e di unione dei capitali. Ma a preoccupare Giorgetti sono soprattutto due argomenti, entrambi, per ragioni diverse, dirimenti per l’esecutivo: il Patto di stabilità presentato mercoledì dalla Commissione, che il ministro ha già avuto modo di criticare, e la ratifica del Mes, che il governo continua a rinviare nonostante le pressioni di Bruxelles.
Partendo dalla governance economica, questa dovrebbe – almeno formalmente – rimanere fuori dalle discussioni dell’Ecofin. Anzi, fonti Ue hanno riferito nei giorni scorsi che il Patto di stabilità “verrà aggiunto all’ordine del giorno del prossimo Consiglio”, dunque il 16 giugno. Ma, nonostante gli annunci, è facile prevedere che sottotraccia i ministri ne parlino comunque, magari informalmente o durante la cena di questa sera. Soprattutto se si guarda alle reazioni seguite alla presentazione del documento: Giorgetti non è l’unico ad essere “irritato”. Si è riproposta ancora una volta la spaccatura fra l’intransigenza dei paesi frugali – con la Germania che vuole una stretta sui debiti europei – e le richieste dei paesi più esposti. Giorgetti troverà il modo di discuterne nei bilaterali programmati, fra gli altri, con il ministro tedesco Lindner e la presidente della Bce, Christine Lagarde.
Più complessa sarà invece la questione del Mes. Al ministro verrà chiesto, ancora una volta, di rendere conto della posizione del governo, che antepone una revisione del testo alla delibera. Ma proprio la mancata ratifica italiana, l’unica rimasta incompiuta fra i ventisette, impedisce e paralizza di fatto i lavori dell’Unione, che per mezzo di suoi funzionari fa trasparire impazienza. A Giorgetti il compito di trovare una quadra.