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L'intervento

Confartigianato offre un patto al governo per una “buona burocrazia”

Marco Granelli

Una Pa veloce ed efficiente rappresenta una delle priorità per facilitare l’attività delle aziende. Un fattore abilitante per l'attuazione del Pnrr e una "rivoluzione" necessaria che può funzionare solo se si punta tutto sulle semplificazioni. Ma prima di studiarne di nuove, vale la pena monitorare quelle già introdotte

"Lavoriamo per una Pa alleata delle imprese”. L’impegno che il ministro per la Pubblica amministrazione Paolo Zangrillo ha rilanciato ieri dal palco della Convention nazionale di Forza Italia è musica per le nostre orecchie. Una Pa veloce, efficiente, semplice rappresenta una delle priorità da sempre segnalate da Confartigianato per facilitare l’attività delle aziende, per sostenere il rilancio dell’economia, spingere i giovani a mettersi in proprio, attrarre investitori.  E, non dimentichiamolo, è un fattore abilitante per l’attuazione del Pnrr e per le tante riforme di cui ha bisogno il paese. Ieri, proprio durante la Convention di FI, ho testimoniato al ministro Zangrillo le aspettative degli artigiani e delle piccole imprese per una svolta indispensabile a costruire il futuro dell’Italia e la nostra fiducia nella realizzazione di azioni concrete e utili a semplificarci la vita.

C’è tanto da migliorare. Lo dicono le rilevazioni della Commissione europea che ha misurato l’esposizione delle aziende alle complessità amministrative, all’ipertrofia legislativa, alle norme in materia di lavoro, al peso del fisco. Ebbene, l'Italia è al 1° posto tra i paesi dell’Ue per la maggiore pressione burocratica sulle imprese, con un indice del 75,5 percento rispetto al 58,3 della media Ue. I nostri imprenditori sono costretti a sprecare ben 238 ore l’anno per districarsi nella burocrazia che incombe sugli adempimenti fiscali. E ancora, siamo nelle ultime posizioni in Europa anche per l’interazione digitale con gli uffici pubblici. Soltanto il 40,4 per cento degli italiani “dialoga” con la Pubblica amministrazione tramite portali online, un dato inferiore di 24,4 punti percentuali rispetto alla media europea del 64,8 per cento. L’innovazione digitale, poi, non ha ancora raggiunto alcuni servizi pubblici essenziali per le imprese. Ad esempio, per il settore dell’edilizia, appena il 15 per cento dei comuni prevede il completo iter telematico per rilasciare i permessi di costruire. Una quota che sale al 20 nel nord-ovest e scende al 9 nel Mezzogiorno. Mancano all’appello della completa gestione online di questo importante servizio ben 6.760 amministrazioni comunali. Nell’era della globalizzazione e dell’intelligenza artificiale, in un mondo che corre velocissimo, non possiamo proprio più permetterci le lentezze delle scartoffie, i tempi lunghi di un “timbro a inchiostro”. Vogliamo essere liberi di fare impresa senza le infinite attese allo sportello per un’autorizzazione o un permesso, senza l’assillo di inutili e costosi adempimenti, lo stillicidio di mille balzelli. Vogliamo contare su servizi pubblici efficienti, sulla certezza delle norme.

Il ministro Zangrillo ne è consapevole e ci sta lavorando con un approccio manageriale e un’attenzione particolare al capitale umano, alla formazione e al merito. Una “rivoluzione” non da poco, perché la motivazione e la qualificazione delle persone può fare la differenza e contribuire a cambiare le cose, ispirando al principio della fiducia il rapporto tra Pa e imprese. In altre parole, noi pensiamo che la logica del “sospetto preventivo” deve cedere il passo a quella del controllo successivo. Il nostro obiettivo di semplificazione è questo: una sola istanza, una sola piattaforma informatica, una sola risposta e un solo controllo. Per realizzarlo, bisogna digitalizzare le comunicazioni tra imprese e Pa, superando anche il digital divide nelle aree interne e montane. Occorre far dialogare tra di loro le banche dati pubbliche e unificare  i front-office del Suap digitale, così si potranno cancellare le disparità di trattamento nei diversi territori del paese. Serve anche standardizzare le procedure affinché i requisiti e le condizioni per fare impresa siano uguali ovunque. E ancora, va potenziato il fascicolo elettronico dell’impresa per fare in modo che la Pa non continui a chiedere all’imprenditore le informazioni già in suo possesso. Ma tutto questo non è sufficiente se non ci si impegna anche a "semplificare la semplificazione". Mi spiego: bisogna monitorare le semplificazioni già introdotte e i loro effetti, evitando l’emanazione continua di nuove norme che modificano le precedenti. Altrimenti, sarebbe come svuotare il mare con un secchiello bucato! In proposito, abbiamo, purtroppo, esempi recenti da non imitare, come le 237 modifiche normative, in appena due anni, dei tanto discussi bonus edilizi. Insomma, mi viene da dire che c’è tanto da fare, ma basterebbe anche poco, una dose di buon senso e di buona volontà, per realizzare il sogno di una  buona burocrazia. Finora lo abbiamo considerato un ossimoro. Scommettiamo che diventa realtà?

Marco Granelli, presidente di Confartigianato

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