L'intervista
Parenti: “Il green deal è nell'interesse dell'Italia”. Parla il rappresentante Ue
Dal regolamento sui motori endotermici alla direttiva sulla riqualificazione degli edifici “la discussione va impostata in modo laico e non ideologico. Dalla Commissione c’è la piena disponibilità al dialogo”
“Avere un parco immobili aggiornato e un ambiente più tutelato è nell’interesse degli italiani”. A chi pensa che la direttiva europea sulle case green sia “un’imposizione folle”, per dirla con le parole del vicepremier Matteo Salvini, il capo della rappresentanza della Commissione europea in Italia, Antonio Parenti, risponde così. Tra il governo guidato da Giorgia Meloni e Bruxelles, quello delle politiche ambientali è un terreno di potenziali scontri. La stessa premier ha parlato di “approccio ideologico” commentando la direttiva con cui l’Ue ha indicato gli obiettivi di riqualificazione degli immobili: classe E per il 2030, classe D per il 2033.
Poco prima c’era stata la trattativa sul tema dei biocarburanti e delle auto elettriche. “Ammetto di avere una certa difficoltà a comprendere la difesa a oltranza del motore endotermico”, dice al Foglio Parenti, che ieri era con il vicepresidente esecutivo della Commissione europea, Frans Timmermans a Taranto, dove i due hanno ricordato Mauro Petriccione, il direttore generale dell’area clima della Commissione europea scomparso lo scorso agosto. “Le industrie hanno già comunicato la completa conversione all’elettrico entro il 2035 – commenta – mentre le piccole imprese sono esenti dal regolamento”. Piuttosto, il punto è “assicurarsi che il passaggio avvenga in modo corretto in tutta Europa”. L’occasione è quella di creare “800 mila posti nuovi per le industrie di batterie”.
Tornando al tema delle case, era stato il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin a sottolineare la “realtà specifica dell’Italia” e la necessità che l’Ue “ne tenga conto”. Su questo Parenti assicura che la Commissione manterrà un approccio conciliante: “C’è la piena disponibilità al dialogo: la stessa natura giuridica della direttiva vuole preservare la flessibilità”. D’altra parte, il contesto immobiliare italiano è ancora lontano dagli standard chiesti dall’Ue: secondo il più recente rapporto dell’Enea, oltre la metà degli edifici non rientrano nel parametro previso per il 2030. “Siamo tutti consci del fatto che gli obiettivi hanno un impatto diverso nei singoli paesi e sarà un compito importante mantenere l’equilibrio”.
L’ostacolo però è anche economico. “Bisogna dare i fondi necessari alle famiglie che ne hanno bisogno”, ribadisce Parenti. Il Superbonus, in questo senso, è stato un grande banco di prova: i lavori che dovranno essere eseguiti di qui al 2030 sono sostanzialmente identici a quelli previsti dalla misura ideata dal governo Conte II e abrogata da Meloni. Ma, dal peso sulla finanza pubblica al tasso di speculazione certificato dall’Ance, il bilancio sembra indurre al pessimismo. Come uscirne?
“Dal Superbonus traiamo delle importanti lezioni”, spiega Parenti. “La discussione va impostata in modo laico, per così dire, e non ideologico: è responsabilità degli organi statali evitare i rischi e trovare una modalità di aiuto per le fasce più deboli”. La spinta decisiva arriverà dai fondi del Next Generation Eu: “Dobbiamo approfittare dei soldi messi in campo dall’Europa”, è l’esortazione di Parenti. Che invita a valutare le politiche europee da un altro punto di vista: “Bisogna guardare ai costi della non-transizione. Dalle alluvioni alle conseguenze sull’agricoltura della siccità, le alternative alla transizione sarebbero molto più costose”.