l'intervento
“Abbiamo costruito la banca digitale in 12 mesi e sul Pnrr che si fa?”, dice Messina (Intesa)
Il ceo di Intesa Sanpaolo presenta Isybank, la nuova banca digitale del gruppo. E lancia un monito: "Nei prossimi anni l'Italia deve crescere almeno del 2 per cento"
Era particolarmente orgoglioso Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, quando ieri mattina ha presentato la nuova banca digitale del gruppo: Isybank. Orgoglioso per le caratteristiche innovative del progetto, che ambisce a diventare un modello di riferimento (“una palestra digitale”) per tutto il settore, ma anche per il brevissimo tempo impiegato per metterlo in piedi, 12 mesi da quando se ne è cominciato a parlare all’interno del gruppo. Dopo questa esperienza, ha detto in buona sostanza Messina, è difficile capacitarsi del fatto che in Italia si stia ancora a discutere dei finanziamenti del Pnrr sul digitale. “In soli 12 mesi noi abbiamo fatto qualcosa di cui l’intero paese può essere orgoglioso”. Una provocazione? Non è nello stile del numero uno di Intesa Sanpaolo, ma una riflessione sì e anche, indirettamente, un’esortazione al governo ad accelerare sul piano europeo perché l’Italia “ha bisogno di crescere del 2 per cento” grazie a nuovi investimenti, non importa se si chiamino Pnrr o in un altro modo.
Mentre parlava a Milano dal grattacielo di Melchiorre Gioia, la Bce aumentava per i tassi d’interesse per l’ottava volta in meno di un anno. Ma Messina non vede “segnali di deterioramento significativo”, anche perché ritiene che il mondo dei tassi a zero non possa più ritornare, mentre è ragionevole immaginare un ulteriore aumento di 50 punti base quest’anno seguito da un rallentamento della stretta monetaria nel 2024. “Sono fiducioso sulla crescita dell’Italia, lo ero già un anno fa quando dicevano che saremmo entrati in recessione”, ha spiegato sottolineando anche che avere una stabilità di governo come c’è adesso è un fatto positivo. La sostanza del suo discorso è, però, che “all’Italia serve crescere del 2 per cento nei prossimi anni” e che “non possiamo accontentarci dell’1 per cento” perché “abbiamo le potenzialità di essere, con la Germania, il miglior paese d’Europa”.
Per questo motivo, il ceo di Intesa Sanpaolo troverebbe anche inopportuna una strategia degli investitori internazionali che dovesse preferire titoli di stato di altri paesi, come Grecia e Spagna, a quelli dell’Italia, che è sì indebitata ma può contare su un grande risparmio privato (a fronte di un indebitamento molto basso) che altri paesi non hanno. E qui ha sottolineato che Intesa Sanpaolo è il secondo sottoscrittore di Btp dopo la Banca centrale europea, oltre che il primo datore di lavoro in Italia con 70 mila dipendenti. Un modo per ricordare il ruolo sistemico che svolge l’istituto, il più grande del paese e uno dei primi in Europa.
A quest’ultimo proposito Messina ha espresso un’ulteriore riflessione sul fatto che le banche italiane – ma anche di altri paesi – non hanno reali possibilità di crescita cross border per problemi regolatori, in altre parole servirebbe l’Unione bancaria che non c’è. Così se Intesa vorrà continuare a salire come dimensione non lo farà “attraverso acquisizioni fisiche ma attraverso la tecnologia che riesce a sviluppare”. E la tecnologia sarà “dominante sul mercato anche per i valori di borsa delle aziende che verranno premiate in base a quanta ne riusciranno ad avere”. In poche parole, campioni non si diventa comprando altre banche e questo passaggio del suo discorso non è di poco conto per un settore che è sempre al centro delle cronache per il “risiko”. Del resto, che la sfida fintech fosse centrale per le banche si sapeva, quello che si era capito meno è che potesse rappresentare la leva per un salto dimensionale.
Dal canto suo, Intesa ha messo sul piatto 5 miliardi per il periodo 2022-2025 in cui la creazione di Isybank ne assorbe 650 milioni con l’impiego di 4.000 persone tra riconversioni professionali e nuove assunzioni. Quella che nasce è una vera banca nella banca con un suo amministratore delegato (Antonio Valitutti) e una sua rete filiali virtuali in cui lavorano persone in carne e ossa (“human touch”) che rispondono al telefono fino a tarda sera e nei week end. Intesa e Isybank diventano così due realtà distinte e complementari. “E’ la banca dei prossimi dieci anni”, ha concluso Messina.