A Lussemburgo
All'Ecofin si scavano trincee sul Patto di stabilità. La lotta franco-tedesca
Lindner contro Le Maire al vertice dei ministri dell’Economia, con il primo che vuole regole comuni e il secondo che chiede flessibilità. La minaccia di Meloni, che prova a subordinare il Mes a vincoli più blandi sul debito, è stata ignorata dagli altri
Bruxelles. La riforma del Patto di stabilità e crescita sarà decisa da Germania e Francia, dopo che l’Ecofin è diventato un campo di battaglia fatto da “trincee” sulla proposta della Commissione di revisione della governance economica dell’Unione europea. Lo scontro interno alla coppia franco-tedesca è andato pubblicamente in scena oggi a Lussemburgo. “Se si vuole mantenere stabile l’euro e il mercato unico, se si vuole rimanere competitivi, servono regole fiscali che stabilizzino le finanze pubbliche”, ha detto il ministro tedesco delle Finanze, Christian Lindner: “Abbiamo bisogno di regole comuni che siano le stesse per tutti, abbiamo bisogno di un percorso affidabile per ridurre i deficit e anche per abbassare i livelli di debito”. Il suo omologo francese, Bruno Le Maire, ha subito risposto che reintrodurre “regole automatiche e uniformi” per tutti nel Patto di stabilità sarebbe “un errore economico e un errore politico”. Quando si è fatto in passato “ha portato alla recessione” e rifarlo ora “significherebbe ignorare la necessità di rispettare la sovranità degli stati membri”, ha detto Le Maire. Gli altri venticinque stati membri si dividono in due campi che, con maggiore o minore intensità, sostengono l’una o l’altra posizione. Ma di fatto sono fuori dai giochi, Italia compresa.
La minaccia del presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, di condizionare la ratifica del Mes a un Patto di stabilità molto più blando è stata ignorata. “Sono due dossier completamente separati”, spiega al Foglio una fonte dell’Ue: “Il processo di revisione della governance economica non subirà un impatto dalla situazione della ratifica del Mes”. All’Ecofin, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha nuovamente chiesto “adeguata attenzione” agli investimenti prioritari per l’Ue, citando quelli per le transizioni ambientale, energetica e digitale. “L’Italia e il governo italiano accolgono con favore” la proposta della Commissione di riforma del Patto, “anche se riteniamo che ci siano ancora degli aspetti da migliorare”, ha spiegato Giorgetti. In realtà, il futuro Patto è un affare di compromesso tra Berlino e Parigi. E, viste le posizioni di partenza di Lindner, la versione finale probabilmente sarà più restrittiva di quella proposta dalla Commissione. “A nostro avviso, le regole automatiche vanno molto bene e sono necessarie, abbiamo bisogno di parità di trattamento, abbiamo bisogno di parametri di riferimento numerici e abbiamo bisogno di una salvaguardia comune e non troppo margine di manovra per la Commissione per negoziare bilateralmente con gli Stati membri”, ha detto Lindner. Il ministro delle Finanze tedesco insiste per imporre quantomeno l’obbligo di ridurre il debito dell’1 per cento l’anno. Tutto il contrario della posizione sostenuta dalla Commissione, dalla Francia e dall’Italia, che difendono un approccio differenziato, con percorsi di rientro flessibili tra Bruxelles e le singole capitali, senza indicatori numerici espliciti.
Quello di oggi è stato il primo Ecofin in cui i ministri delle Finanze dell’Ue hanno discusso della proposta legislativa della Commissione per il nuovo Patto di stabilità. Lindner si era preparato, reclutando un cospicuo numero di paesi per dimostrare che la Germania non è isolata. Dieci stati (Austria, Bulgaria, Repubblica Ceca, Croazia, Danimarca, Estonia, Lituania, Lettonia, Lussemburgo, Slovenia) hanno firmato una lettera promossa dalla Germania per chiedere parametri numerici di riduzione del debito. Il gruppo di frugali comprende anche stati membri che non hanno firmato la lettera, come Paesi Bassi, Slovacchia e Irlanda. Questi paesi hanno presentato 500 pagine di domande alla Commissione per chiarire gli aspetti tecnici della riforma. Di fronte all’offensiva tedesca, il commissario all’Economia, Paolo Gentiloni, ha chiesto di “costruire ponti tra le diverse posizioni e non di fortificare le posizioni di ciascun paese, creando schieramenti”. Gentiloni ha ricordato che il tempo per arrivare a un accordo “non è illimitato”. L’obiettivo è trovare un’intesa all’Ecofin entro la fine dell’anno per negoziare con il Parlamento europeo il nuovo Patto entro la fine della legislatura. Dal primo luglio la Spagna assumerà la presidenza di turno dell’Ue e il suo ministro delle Finanze, Nadia Calviño, ha lanciato un appello a “non tornare alle trincee del passato”. Ma le posizioni tra Berlino e Parigi sono così distanti e trincerate che stanno emergendo dubbi sulla capacità dell’Ue di rispettare il calendario della riforma del Patto di stabilità.