L'accordo
Intel firma in Germania e non in Italia: una scelta strategica per Berlino
Scholz vince la gara dei sussidi per il produttore americano di chip con dieci miliardi. La Germania riduce la sua dipendenza dalla Cina e da Taiwan in un settore chiave per il futuro, ma la corsa agli aiuti di stato è un problema per l’Unione europea
Il colosso di semiconduttori Intel ha annunciato il più grande investimento straniero di sempre in Germania: 30 miliardi di euro per sviluppare due impianti di fabbricazione di chip a Magdeburgo come parte del suo piano di espansione in Europa. Il governo di Olaf Scholz ha fornito un enorme incoraggiamento, accettando di versare sussidi per 10 miliardi al produttore americano, molto più dei 6,8 miliardi che aveva inizialmente promesso. Per Scholz, sono soldi pubblici ben spesi: “L’accordo è un passo importante per la Germania come luogo di produzione high-tech e per la nostra resilienza”, ha spiegato il cancelliere dopo la firma con l’amministratore delegato di Intel, Pat Gelsinger. “Con questo investimento stiamo raggiungendo tecnologicamente il meglio al mondo e ampliando le nostre capacità per lo sviluppo dell’ecosistema e la produzione di microchip”.
La scelta è strategica. La Germania riduce la sua dipendenza dalla Cina e da Taiwan in un settore chiave per il futuro. Dalle auto elettriche alla green-tech, i chip sono al cuore della battaglia geopolitica in corso a livello globale. Ma la montagna di aiuti di stato di Scholz pone un serio problema. La corsa ai sussidi non è solo con gli Stati Uniti o la Cina: dentro l’Ue c’è un evidente squilibrio per le diverse capacità fiscali degli stati membri.
Anche la Polonia ha stanziato consistenti aiuti di stato per convincere Intel a un investimento da 4,6 miliardi per un impianto di montaggio e test dei chip. L’Italia ancora spera in un investimento per un impianto di “back-end”. Ma è chiaro che Intel ha giocato al “chi offre di più”. La Commissione di Ursula von der Leyen ha assecondato la Germania in nome di un interesse europeo superiore, quello della riduzione delle dipendenze globali. Ma alla fine rischia di fare l’interesse dei paesi con le tasche piene, danneggiando tutti gli altri.