Il caso
Tim tratta in esclusiva con Kkr. Ma l'incertezza e il ruolo di Vivendi pesano sui listini
Dopo l'avvio della trattativa con il fondo americano (soluzione preferita anche dal governo), il titolo perde il 2,5 per cento a Piazza Affari. Moody's: "Esito incerto e processo lungo". E nel frattempo ci si aspetta una contromossa di Bolloré
Telecom ancora sotto tensione oggi a Piazza Affari (con un calo del 2,5 per cento a metà seduta) dopo l'avvio della trattativa esclusiva con il fondo americano Kkr sulla vendita della rete. Decisione che riflette non solo l’unità di indirizzo raggiunto all’interno del cda guidato da Pietro Labriola, ma anche il clima che sul dossier si è creato all’interno del governo Meloni. Dopo mesi di dichiarazioni anche incontrollate, nella fase iniziale dell’esecutivo, Palazzo Chigi ha poi assunto un nuovo aplomb e il (giusto) distacco da decisioni che devono essere prese in piena autonomia dal consiglio di un gruppo quotato, salvo poi far valere un potere d’interdizione con la golden power. Ma c’è anche un’altra ragione più oggettiva: l’offerta concorrente di Cdp-Macquarie, che in teoria doveva essere quella più caldeggiata dal governo, non stava in piedi per problemi di antitrust e da parte di Vivendi, che è il primo azionista di Telecom con il 23 per cento, non sono mai arrivate alternative concrete.
Anzi, proprio la posizione del gruppo mediatico francese guidato da Vincent Bolloré, che continua a ribadire la sua contrarietà alla vendita dell’infrastruttura, che varrebbe almeno 6-7 miliardi più di quanto offerto da Kkr, senza, però, indicare un altro modo per abbattere il debito di 25 miliardi e rilanciare il modello di business, è risultata poco comprensibile contribuendo ad aprire la strada al fondo americano, la cui offerta è stata giudicata dal consiglio Tim migliore in termini “eseguibilità e di relativa tempistica”. Proprio nei giorni in cui la premier Giorgia Meloni appianava le divergenze con il presidente francese Macron, funzionari (anonimi) del governo italiano esprimevano una “profonda irritazione” al Financial Times sull’opposizione “tacitamente ostruttiva” di Vivendi. Della serie, quello che vogliono fare i francesi non si capisce e nel frattempo è un bene che si vada avanti. Il che non vuol dire che il governo abbia una preferenza per Kkr, ma significa un tacito via libera al cda di Telecom per uscire da una situazione di stallo e portare la partita su un step più avanzato, dove si vedranno le carte che il fondo ha in mano e si verifica la sua reale volontà di aprire la compagine della newco che gestirà la rete Telecom a società vicine allo stato italiano, può essere la stessa Cdp – fatta salva l’incompatibilità per il fatto di detenere il controllo di Open Fiber - oppure il fondo per le infrastrutture F2i, di cui la Cassa ha il 14 per cento, o anche tutt’e due. Ottenuto il mandato del consiglio, Labriola ha mani libere per avviare una trattativa esclusiva con KKr per la cessione della Netco di tre mesi. Trattativa finalizzata a ottenere un’offerta esclusiva entro il 30 settembre e magari anche dei miglioramenti della proposta stessa che, a colpi di rialzi, è arrivata a valere complessivamente 23 miliardi di euro. Non è escluso che i margini esistano perché su un punto Vivendi potrebbe avere ragione e cioè che i fondi di private equity sono famosi per adottare strategie molto aggressive in termini di massimizzazione dei profitti quando acquistano un asset.
L’impressione, però, è che più che la questione prezzo sarà determinante la volontà-capacità di Kkr di aprirsi a soggetti che possano garantire un contributo italiano alla governance di “una rete nazionale delle telecomunicazioni che copra tutte le aree del paese in un regime di concorrenza”, come l’ha definita ieri il ministro delle imprese, Adolfo Urso. Nel frattempo, però, resta l’incognita Vivendi e delle azioni che potrebbe mettere in campo per contrastare questo percorso. Non è un caso che Moody’s abbia parlato di “esito incerto” e di “processo lungo” aggiungendo, però, che “se la separazione della rete andrà avanti, c’è il potenziale per una sostanziale riduzione del debito di Telecom Italia”. E proprio il perdurare di questa condizione di incertezza sta di nuovo penalizzando il titolo della compagnia telefonica.