Il rapporto di bankitalia
I furbetti del Pnrr. Le imprese che hanno ottenuto fondi “indebiti” (esportati)
"Hanno indebitamente beneficiato di finanziamenti agevolati o hanno utilizzato in modo distorto le risorse erogate, frequentemente trasferite all’estero", dice l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia. La segnalazione riguarda in particolare il settore Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo
Non è la prima volta che l’Unità di informazione finanziaria della Banca d’Italia (UIf) segnala irregolarità sull’utilizzo dei fondi del Pnrr. L’ultima rilevazione, però, contiene dettagli sui quali vale la pena di riflettere. Forse perché Enzo Serata, il nuovo direttore del dipartimento nominato lo scorso gennaio su proposta del governatore Ignazio Visco, ha voluto dare maggiore evidenza a un fenomeno che Bankitalia sta cercando di contrastare con l’aiuto di Guardia di Finanza, Ragioneria generale dello Stato e dell’Anac, l’autorità anti corruzione. Come dire: snellire la burocrazia va bene, ma poi bisogna evitare che i fondi del Piano europeo finiscano in mani sospette o addirittura espatriati, che sarebbe veramente una beffa per l’Italia.
Secondo il rapporto presentato da Serata ieri mattina, sono pervenute numerose segnalazioni (peraltro, in maggioranza da un unico soggetto di cui non si fa il nome, ma presumibilmente si tratta di un ente pubblico o di un ministero) riguardo alla spesa dei fondi del Piano nazionale di ripresa e resilienza. In particolare, è stata segnalata “la presenza di reti di imprese che hanno indebitamente beneficiato di finanziamenti agevolati o che hanno utilizzato in modo distorto le risorse erogate, frequentemente trasferite all’estero. E’ ricorrente la presenza di figure professionali che, assistendo le imprese nelle fasi di accesso alle agevolazioni, svolgono un ruolo nevralgico nella rete, facilitando condotte illecite per conto di titolari effettivi comuni”. Dunque ci sono aziende che ottengono i contributi europei, anche grazie all’aiuto di consulenti compiacenti, e poi li portano fuori dall’Italia. Ce n’è abbastanza perché l’Uif lanci, come ha fatto, un appello agli uffici della pubblica amministrazione affinché controllino attentamente come vengono attuate le misure del Piano e segnalino in modo tempestivo quelle sospette. Attività che spesso i comuni, anche per la mancanza di risorse adeguate, fanno fatica a mettere in pratica ora che sono (insieme a regioni e ministeri) i diretti responsabili della spesa dei fondi europei.
L’aspetto interessante è che, come emerge dalla newsletter dell’Uif, le segnalazioni pervenute all’Ufficio di Bankitalia riguardano esclusivamente il segmento delle agevolazioni alle imprese e non anche quello degli appalti per l’esecuzione di opere o la fornitura di servizi dove ci si potrebbe attendere un rischio più elevato di illeciti. Dunque, è proprio nell’ambito della distribuzione dei fondi che vanno direttamente alle aziende che si concentra il malaffare. Ma in quali settori succede tutto questo? “Una quota rilevante del flusso segnaletico ha riguardato, in particolare, l’erogazione di risorse Pnrr nell’ambito della missione 1 - Digitalizzazione, innovazione, competitività, cultura e turismo”, dice Bankitalia. Il fatto è che il numero di segnalazioni all’Uif sta aumentando a un ritmo insolito rispetto al passato e l’incremento è cominciato con l’attuazione del piano europeo. Per Serata “l’attuale momento storico richiede di orientare gli strumenti di tutela dell’economia dall’infiltrazione criminale in funzione degli obiettivi di rilancio economico del paese derivanti dall’attuazione del Pnrr. La gestione di ingenti risorse finanziarie e le istanze di accelerazione e semplificazione delle procedure amministrative per la realizzazione degli interventi devono collocarsi nel quadro di efficaci presidi di prevenzione e di salvaguardia di integrità pubblica”.
In parole più semplici, una burocrazia efficiente e “amica” delle imprese non deve essere confusa con una burocrazia che non controlla la destinazione dei fondi o, peggio, contribuisce a un loro uso improprio. Al momento, però, l’Uif segnala che la collaborazione antiriciclaggio delle pubbliche amministrazioni rimane modesta nonostante l’azione di sensibilizzazione svolta negli ultimi anni. Resta da sperare che l’occhio attento dell’Uif e la stretta collaborazione avviata con le altre autorità diventino il presidio di controllo dell’attuazione del Pnrr che a livello locale scarseggia.