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Viaggiare sostenibile da nord a sud? Ci vogliono le infrastrutture. Ecco i numeri di un fenomeno
Le gare per migliorare il sistema infrastrutturale del paese stanno proseguendo a ritmo serrato: il piano del gruppo Ferrovie dello Stato prevede complessivamente 200 miliardi di investimenti nei prossimi 10 anni. Ecco le opere e la tabella di marcia
Spostarsi, viaggiare in modo sempre più veloce e sostenibile, lasciando magari l’auto in garage, presuppone trovare un sistema di servizi di trasporto efficiente, integrato e accessibile da nord a sud che solo il miglioramento della rete infrastrutturale può aiutare a realizzare. Per questo il gruppo Ferrovie dello Stato guidato da Luigi Ferraris sta accelerando il passo nella spesa degli investimenti necessari perché questo nuovo sistema diventi una realtà in tempi rapidi, sia per i passeggeri che per le merci. Qualche numero aiuta a comprendere la dimensione dell’impegno finanziario sostenuto anche con l’aiuto dei fondi del Pnrr, di cui l’83 per cento degli investimenti è già in esecuzione. Il piano prevede complessivamente 200 miliardi di investimenti nei prossimi 10 anni, di cui 180 miliardi per le infrastrutture, e più ancora nel dettaglio 125 per le ferrovie e 55 per le strade. Nel primo semestre 2023, il Polo Infrastrutture di Fs ha aggiudicato appalti per 14,3 miliardi di euro e ulteriori 10 miliardi rappresentano il valore delle gare lanciate. In particolare, 11,9 miliardi sono stati aggiudicati da Rete Ferroviaria Italiana (RFI), società capofila del Polo Infrastrutture. Di questi, 7,63 miliardi provengono dai fondi stanziati dal Piano nazionale di ripresa e resilienza in linea con gli obiettivi che questo si pone anche in termini di riduzione dei divari territoriali. Non a caso, il Sud Italia si è visto assegnare ben sette miliardi di 11,9 miliardi di nuove gare e ammontano a 80 miliardi gli investimenti che complessivamente il piano industriale di Fs prevede per quest’area del paese nei prossimi dieci anni, di cui circa 47 miliardi saranno spesi per migliorare i collegamenti con il nord Italia ma anche con il resto d’Europa. Anas, altra società del Polo Infrastrutture, ha invece aggiudicato lavori per 2,4 miliardi di euro tra manutenzione e nuove opere.
Le gare per migliorare il sistema infrastrutturale stanno proseguendo a ritmo serrato nel secondo semestre, come quella annunciata qualche giorno fa per la costruzione del nodo ferroviario di Verona (valore 253 milioni di euro) al consorzio di imprese formato da Pizzarotti, Saipem e Salcef e per la linea Codogno – Cremona – Mantova (470 milioni) al raggruppamento di imprese Pizzarotti, Saipem, Icm e Salcef. Complessivamente, il Polo ha in corso circa 4 mila cantieri in tutta Italia per oltre 49 miliardi di euro tra nuove opere strategiche e manutenzione delle linee esistenti con il coinvolgimento di 8 mila imprese. Entro fine anno saranno, inoltre, avviati altri 107 cantieri per nuove opere ferroviarie e stradali, per oltre 12 miliardi di euro (ripartiti tra Rete ferroviaria italiana con 90 cantieri e 11 miliardi; Anas 17 cantieri e 1,1 miliardi). Una tabella di marcia intensa che si muove nel rispetto dei tempi, come confermano anche i dati del 2022 che hanno visto il Polo Infrastrutture lanciare gare dal valore totale di oltre 25,5 miliardi e 15 miliardi di appalti aggiudicati. Più snodi ferroviari e più opere stradali contribuiranno ad aumentare in Italia la possibilità di spostarsi con treni e autobus con la conseguente riduzione dell’inquinamento, dell’incidentalità e della congestione urbana.
Tra le principali opere che le Fs di Ferraris stanno realizzando tramite RFI, ci sono il Terzo Valico dei Giovi e il nodo di Genova, la Fortezza-Verona, dove sono iniziate anche le attività per la circonvallazione di Trento, la Brescia-Verona-Padova, la Venezia-Trieste, il completamento del raddoppio della tratta adriatica tra Pescara e Bari, la Palermo-Catania-Messina, dove tutti i lotti sono stati appaltati, e l’attesissima linea Napoli-Bari. Questa massiccia mobilitazione di risorse finanziarie e mezzi, volta ad ammodernare le infrastrutture esistenti e a costruirne di nuove, è supportata dal lavoro di circa 40mila dipendenti, a cui il Polo Infrastrutture prevede di aggiungerne 8 mila con nuove assunzioni nel 2023 e oltre 31mila nuovi ingressi nel corso del piano industriale decennale. Un impegno anche in questo caso concentrato sul Sud del paese dove nell’arco di piano RFI assumerà oltre 5mila persone. Una squadra sempre più grande, ma anche sempre più giovane, visto che sempre RFI è riuscita ad abbassare l’età media da 48 a 40 anni negli ultimi 4 anni.