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Voli, benzina, cibo: la strategia di Urso per calmierare i prezzi è un flop
Dopo Intel, pure Ryanair minaccia di lasciare l'Italia in seguito all'intervento del ministro delle Imprese sui prezzi dei voli, sui cui la Commissione europea vuole approfondire. Il piano sui carburanti intanto si è rivelato un fallimento, con prezzi in aumento. E anche sugli alimenti non ci sono risultati
“Nelle scuole la prima lezione di economia che ti danno è che se aumenti l’offerta, diminuiscono i prezzi. Ma se interferisci e restringi i prezzi, le aziende se ne vanno da un’altra parte”. Sono le parole che ieri l’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, ha detto incontrando Adolfo Urso dopo il decreto con cui il ministro del Made in Italy ha messo al bando l’algoritmo di vendita dei biglietti aerei (che utilizzano anche Ita e Trenitalia). “A Malta, a Cipro, alle Canarie stanno esultando per questo decreto perché sanno che noi voleremo di più verso di loro. Per abbassare i prezzi occorre aumentare la capacità, cioè aumentare i posti a disposizione”. Cosi dopo Intel, adesso a minacciare di lasciare l’Italia è Ryanair, che ha definito il decreto Asset illegittimo: “L’Europa spazzerà via le norme italiane, colpevoli di interferire con il mercato. Ho letto le valutazioni di Urso sugli algoritmi – dice Wilson – Spazzatura. Ho sentito tutte queste sciocchezze sui dispositivi Android o Apple dei clienti, che determinerebbero le nostre tariffe (secondo Urso profilano gli utenti a cui aumentare i prezzi). Si tratta di una teoria complottista basata sulla fantasia di persone che non hanno abbastanza lavoro da fare”.
Poco dopo è arrivata la conferma della Commissione europea che ha contattato le autorità italiane per ricevere informazioni sul decreto: “La libera fissazione dei prezzi è di solito la miglior garanzia di prezzi accessibili nel mercato del trasporto aereo, solo in casi specifici consente obblighi di servizio pubblico”, ha detto la portavoce dell’Ue. Giornata rovinata a Urso, che proprio ieri aveva convocato, unico tra i ministri, la conferenza stampa per raccontare ancora una volta i successi prevacanzieri del suo ministero. La strategia del cartello per abbassare il prezzo della benzina è stata un fallimento, visto che è aumentato di 3 centesimi. Tra il 31 luglio e il 6 agosto, in coincidenza con l’obbligo di esporre i prezzi medi scattato il primo agosto, quello della benzina al self service è arrivato a 1,929 euro al litro, ai massimi da un anno a questa parte, dicono i dati del suo ministero. Ma ieri in tv Urso ha raccontato che “nell’ultima settimana il prezzo è diminuito di due centesimi”, e chi dice il contrario “va alla pompa servita, e non al self service”. Urso ha dato la colpa dei prezzi alti ai raffinatori, ma ha aggiunto: “In Italia, grazie anche a questa misura, abbiamo un prezzo industriale depurato dalle tasse inferiore a quello di Spagna, Germania e Francia. Quindi è servita a qualcosa. Questa in democrazia è la massima trasparenza, che consente di decidere se rifornirsi da quel benzinaio o passare a un altro”. Secondo Urso, un autista deve prima percorrere tutta l’autostrada, segnarsi i prezzi di tutti distributori, tornare indietro e scegliere dove fare rifornimento. E invece le accise non si toccano perché, secondo Urso, “servono per aiutare le famiglie povere”.
A fare la spesa invece il ministro vuole mandarci in Francia. Dice che le stesse imprese che in Italia non intendono sottoscrivere l’accordo, proposto dal governo per calmierare i prezzi di alcuni prodotti alimentari, hanno sottoscritto un accordo analogo in Francia. Dà loro la colpa, senza riconoscere il flop. Urso aveva anche detto che prima di Ferragosto sarebbe arrivato l’accordo con cui vuole imporre a Stellantis di produrre un milione di auto. E invece è slittato all’autunno. Sulle tasse alle banche il ministro è contento perché “le ha fatte anche la Spagna” di Sanchez. Non vorremmo dare altre idee ad Adolfo Pedro Urss, ma da settimane si discute del caro prezzi in spiaggia. E siccome dopo le vacanze non è detto che il ministro sia ancora al suo posto, potrebbe proporre adesso di esporre il prezzo medio della focaccia o una tassa sugli extraprofitti delle frise pugliesi a 16 euro. Calmieriamo il cocco bello con lo stato stratega!