La legge
Gli aspetti controproducenti della battaglia di Urso contro l'algoritmo e il caro aerei
Dopo la pubblicazione del decreto del governo sui tetti massimi ai prezzi dei biglietti aerei, Il ceo di Ryanair, Eddie Wilson, ha minacciato di lasciare il nostro paese e ha ricordato che queste norme vanno contro la legislazione europea
La polemica che nasce dal decreto-legge del cosiddetto caro voli è scoppiata a metà estate tra il ministro del Made in Italy Adolfo Urso e l’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson. La norma del governo è nata dopo che il settore ha registrato un incremento dei prezzi dei biglietti aerei rispetto al 2019, non per speculazione delle compagnie aeree, quanto per l’incremento dei costi per i vettori aerei. Il decreto-legge predisposto dal governo prevede dei tetti massimi ai prezzi dei biglietti aerei per i voli verso le isole, in condizioni particolari di picco di domanda o di emergenza nazionale.
L’obiettivo è quello di vietare che il cosiddetto ”revenue management” possa portare ad avere prezzi troppo elevati dei biglietti. Dopo la pubblicazione del provvedimento del governo voluto dal ministro Urso, il Ceo di Ryanair ha minacciato rumorosamente non soltanto di lasciare il nostro paese, dove la compagnia copre il 44 per cento del mercato domestico italiano, e vale oltre 50 milioni di passeggeri nel complesso, ma ha anche ricordato che queste norme vanno contro la legislazione europea. Lo scontro è dunque molto forte, ma è necessario ricordare che limitare il cosiddetto “revenue management”, che è praticato non solo dal settore aereo, ma da innumerevoli settori, potrebbe portare a un incremento del prezzo medio del biglietto, poiché le compagnie aeree dovranno “recuperare” i soldi che non riescono a ottenere con una piena discriminazione di prezzo dei diversi utenti (quelli che hanno una maggiore disponibilità a pagare). Se il caro voli fosse invece dovuto a dei cartelli tra le compagnie aeree, è chiaro che l’Antitrust può già intervenire senza questo decreto-legge.
C’è anche da ricordare che il prezzo medio dei biglietti aerei di una compagnia low cost è di circa 35 euro per passeggero e questa riduzione dei prezzi è stata merito dell’introduzione della competizione che ha portato efficienza nel settore. Quella stessa concorrenza che ha permesso di fare triplicare il mercato aereo italiano da 53 milioni di passeggeri del 1997, anno della liberalizzazione europea, a circa 160 milioni di passeggeri di quest’anno. La “guerra all’algoritmo” rischia dunque di non riuscire a portare i risultati sperati, e al contrario se le minacce di Ryanair fossero reali, ci si potrebbe aspettare una diminuzione della concorrenza nel breve periodo nel mercato italiano. A proposito di concorrenza e di mercato aereo, la riduzione eventuale di voli non farebbe bene al consumatore, ma nemmeno ai lavoratori del settore, proprio quando nello stesso decreto omnibus il governo ha deciso di prolungare la Cassa integrazione straordinaria per i dipendenti di Alitalia a carico del contribuente fino a fine ottobre del 2024. C’è da sottolineare che il ministro ha affermato che in sede di conversione in legge da parte del Parlamento del decreto caro voli vi potranno essere modifiche al testo, per avere delle migliorie. Ma quali possono essere le azioni che possono portare a un incremento della concorrenza per i voli domestici ed internazionali dall’Italia e fare aumentare il traffico aereo?
In primo luogo, si potrebbe ridurre la tassazione del settore ed in particolare l’addizionale comunale per l’imbarco dei passeggeri, che in alcuni casi arriva fino a 9 euro per passeggero (vale a dire oltre il 20 per cento del prezzo medio del biglietto di una low cost). Si potrebbe anche pensare di introdurre una legislazione differente verso le isole per i voli in oneri di pubblico servizio, con una scontistica generalizzata per i residenti così come succede ad esempio in Spagna. In questo modo si spingerebbe la domanda e si avrebbe il risultato di aiutare i residenti nei momenti di picco della domanda. Queste soluzioni, tuttavia, hanno un impatto sul bilancio dello Stato e anche per tale motivo non sarà facile introdurle. Avrebbero però il merito di raggiungere l’obiettivo voluto dal ministro con l’accordo delle compagnie aeree e senza andare contro la legislazione europea.