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l'anci al viminale

Piantedosi rassicura i sindaci sui progetti cancellati dal Pnrr. Ma manca un piano

Maria Carla Sicilia

Gli amministratori locali chiedono certezze sugli aspetti tecnici e sulle coperture per finanziare gli interventi che il governo non vuole più nel Recovery. Ma restano senza risposta ancora troppe domande

Se bastassero le rassicurazioni per portare avanti bandi di gara, cantieri e pagamenti, i sindaci sarebbero in una botte di ferro. Perché da fine luglio a oggi, da quando cioè Palazzo Chigi ha proposto a Bruxelles di cancellare dal Pnrr progetti per 13 miliardi in capo alle amministrazioni locali, non s’è visto uno straccio di piano alternativo per garantire altre fonti di finanziamento. Neppure oggi, quando i sindaci hanno incontrato il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi. Che in compenso però ha rassicurato ancora l’Anci: “E’ doveroso andare avanti, la copertura giuridica c’è e non c’è alcuna intenzione di definanziare i progetti”. In perfetta sintonia con il ministro per le Politiche europee Raffaele Fitto, che della proposta di revisione del Pnrr inviata alla Commissione europea è autore, anche Piantedosi ha ribadito loro che un modo si troverà. “Tranquilli, intanto andate avanti come se non fosse cambiato nulla”, è il senso del messaggio recapitato in queste settimane ai sindaci. Anche perché senza il via libera di Bruxelles le modifiche che spostano le risorse dei comuni sul Repower Ue restano solo proposte e potrebbero volerci mesi per chiudere la pratica. “Il punto è farsi trovare preparati. Ci sono conseguenze tecniche e burocratiche da valutare e al governo si limitano a dire di andare avanti”, si raccontano tra loro i sindaci in questi giorni. 

Una delle domande è cosa succederà alle semplificazioni di cui godono le gare e le autorizzazioni che riguardano i progetti del Pnrr, così come alle assunzioni permesse proprio per supportare le amministrazioni locali. Al momento non c’è risposta. Sul rifinanziamento l’idea del governo è quella di ricorrere al Piano nazionale complementare al Pnrr e ai fondi delle politiche di coesione, ma non è stato ancora elaborato un piano di fattibilità che individui risorse e tempistiche. “Stiamo spostando questi interventi su altre voci di bilancio dello stato”, ha detto la premier Giorgia Meloni in un’intervista rilasciata ieri a Repubblica, Corriere della Sera e La Stampa. Ma reperire 13 miliardi non è un affare su cui sarà facile improvvisare. 

Al centro del garbuglio ci sono sostanzialmente tre tipi di misure di cui è titolare il Viminale e che sono attuate dai sindaci: i Piani urbani integrati (Pui) che valgono 2,5 miliardi, i progetti per le piccole e medie opere che valgono 6 miliardi e quelli relativi alla rigenerazione urbana, per altri 3,3 miliardi (secondo i dati di Palazzo Chigi, secondo l’Anci le cifre si discostano leggermente). Per i Pui i numeri forniti dall'associazione dei sindaci parlano di 31 progetti declinati in 728 interventi che coinvolgono più di 300 comuni. Soprattutto, sottolinea il presidente Antonio Decaro, si tratta di opere già aggiudicate per il 94,4 per cento. Una quota che sale al 100 per cento in alcune città come Firenze, Roma, Messina, Genova, Bologna e Cagliari. 

Uno dei punti più politici è proprio questo: se è vero che lo stato dei lavori procede spedito e non ci sono all’orizzonte ritardi significativi, perché questi progetti sono stati spostati dal Pnrr? La domanda l’hanno fatta oggi i sindaci a Piantedosi, senza tuttavia ottenere una risposta. “Della proposta di definanziamento da parte del governo non si capisce la ragione e anche oggi non c’è stata alcuna spiegazione da parte del ministro”, ha detto Decaro commentando l’incontro: “Parliamo di opere cruciali per le nostre città, interventi per le periferie che potranno risanare situazioni sociali ed economiche difficili: perché dobbiamo metterle a rischio con un cambio immotivato della fonte di finanziamento?”. 

Un indizio per rispondere si ritrova nell’ultima intervista della premier: “Rispetto agli obiettivi del Pnrr – che sono strategici, di innovazione, di infrastrutturazione – i progetti da mille euro sulle ringhiere sono incompatibili”. Ma a sfogliare l’elenco degli interventi cancellati con un colpo di penna per liberare risorse da assegnare al Repower Ue non ci sono solo piccoli lavori di manutenzione urbana. Ci sono per esempio opere che puntano alla rigenerazione di diverse periferie: dalle Vele di Napoli ai quartiere romani di Corviale e Tor Bella Monaca, dall’ex scalo Ravone di Bologna al mercato San Benedetto di Cagliari. Poi progetti di inclusione sociale, di mobilità sostenibile, di efficientamento energetico degli edifici pubblici. Tutti obiettivi coerenti con le linee di intervento del Pnrr. Ma di difficile controllo e monitoraggio da parte di Palazzo Chigi, che d’altra parte nello spiegare le modifiche proposte a Bruxelles l’ha scritto nero su bianco, definendo la parcellizzazione degli interventi “un profilo problematico”. Sarà questo l’argomento che il governo italiano userà con i tecnici della Commissione europea nel corso dei controlli che serviranno a sbloccare le modifiche. Molte delle risposte che i sindaci si aspettavano arriveranno probabilmente durante la trattativa con Bruxelles. Compresa l’incognita delle coperture da reperire. 

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  • Maria Carla Sicilia
  • Nata a Cosenza nel 1988, vive a Roma da più di dieci anni. Ogni anno pensa che andrà via dalla città delle buche e del Colosseo, ma finora ha sempre trovato buoni motivi per restare. Uno di questi è il Foglio, dove ha iniziato a lavorare nel 2017. Oggi si occupa del coordinamento del Foglio.it.