Lo scaffale di tria
Le sei “lezioni” di Adenauer per scovare leader lungimiranti
Henry Kissinger racconta le vicende politiche e umane dei sei grandi leader della storia del Novecento, da Charles De Gaulle a Margaret Tatcher
Con la puntata di oggi inizia la nuova rubrica settimanale di Giovanni Tria. Ogni martedì, l’ex ministro dell’Economia spiegherà l’attualità economica attraverso alcuni consigli di lettura selezionati.
Le due domande che Konrad Adenauer mi pose nel 1967 durante il nostro ultimo incontro, tre mesi prima di morire, hanno acquisito una rilevanza nuova: esistono ancora leader capaci di una vera visione politica a lungo termine? E’ ancora possibile, oggigiorno, un’autentica leadership?”. Chi parla, anzi chi scrive, è Henry Kissinger, che ripete questo ricordo verso la conclusione del suo libro “Leadership. Sei lezioni di strategia globale” (pubblicato nell’edizione italiana da Mondadori nell’ottobre 2022). Le “sei lezioni” sono rappresentate dalla vicenda politica e umana di sei grandi leader che hanno lasciato il segno nella storia del secondo Novecento: Konrad Adenauer, Charles De Gaulle, Richard Nixon, Anwar al Sadat, Lee Kuan Yew, Margaret Thatcher. Kissinger che ha con loro interagito personalmente nella sua attività di governo, di diplomatico e di studioso ne ripercorre l’azione politica, i risultati e le sconfitte, ma soprattutto ci conduce, anche attraverso ricordi personali, a capirne le motivazioni profonde e le caratteristiche personali che permisero di far seguire l’azione ai rispettivi convincimenti.
I sei “leader” di cui si parla hanno vissuto e agito in contesti e fasi diverse della storia, in base a culture e religioni diverse e con obiettivi diversi. Ma alcune caratteristiche sono comuni, ed è questa la “lezione” che ci viene trasmessa. La prima è la lungimiranza, il disinteresse per vantaggi di breve periodo, sia personali sia dei propri popoli e nazioni. La seconda è che avevano una solida preparazione, studi rigorosi su cui fondavano anche coraggio e determinazione. Non avevano ereditato la leadership, ma l’avevano conquistata per merito. La terza è che non erano rappresentanti di una cultura cosmopolita, ma erano ben radicati nei valori, nella cultura delle nazioni e dei popoli che si proponevano di guidare. Ma al tempo stesso erano attenti e lucidi conoscitori del mondo, degli interessi delle altre nazioni e della necessità di trovare nel reciproco riconoscimento gli equilibri necessari alla sicurezza e al benessere della propria nazione. Sono stati tutti in qualche modo dei costruttori, dopo le distruzioni fisiche e morali della Seconda Guerra Mondiale, costruttori di nazioni e anche, soprattutto alcuni di loro, costruttori di pace.
Il mondo oggi è molto diverso da quello in cui hanno agito i leader di cui parliamo. La crescita economica, politica e tecnologica della Cina e di altri cosiddetti paesi emergenti ha cambiato gli equilibri mondiali. La tecnologia è il nuovo terreno di sfida tra le superpotenze che devono scegliere tra la ricerca dell’egemonia e la ricerca della convivenza pacifica che significa conciliare gli interessi nazionali con quelli globali dell’umanità. La prima strada conduce al conflitto che oggi significa distruzione globale. Ma perché le domande importanti sono ancora quelle poste da Adenauer? Perché sono i leader che possono determinare la differenza soprattutto nei momenti difficili delle nazioni e dei loro rapporti reciproci e noi abbiamo bisogno oggi, come non mai, di leader che possano guidare le nazioni evitando le catastrofi. Leader capaci di lungimiranza.
Adenauer poneva le sue domande quando la conoscenza si trasmetteva attraverso i libri e i leader guardavano alla storia per disegnare il futuro. Oggi i leader si formano in un mondo dominato dall’intelligenza artificiale che condiziona le scelte complesse e diffonde tra i popoli messaggi la cui origine non è sempre chiara e dominabile. Chi sono oggi i leader per questo mondo? L’incertezza che pervade l’occidente è anche figlia di queste domande. Non sappiamo chi di coloro che oggi guidano le nazioni, anche se più grandi, si riveleranno veri leader capaci di costruire un futuro di convivenza, frenando la corsa verso la distruzione, e non sappiamo quali leader, oggi ignoti, potranno entrare in scena. La storia ce lo dirà.