John Elkann lascia una presidenza ma si ritrova pieno di cugini
Rimpastone ai vertici di casa Agnelli. L’erede dell’Avvocato esce dalla Giovanni Agnelli Bv., la società di diritto olandese che sta (quasi) in cima alla catena di comando dell’impero. Infornata di blasoni
Sì, certo, cambiare tutto per non cambiare niente, ma anche, più semplicemente: tengo famiglia. I cambi e ricambi ai vertici del mondo Agnelli pervenuti ieri, con la notizia che John Elkann non è più presidente della Giovanni Agnelli Bv, la società di diritto olandese che sta (quasi) in cima alla catena di comando dell’impero, potrebbe significare moltissimo oppure nulla, ma di sicuro non è una rivoluzione, anzi ha più l’aria di un rimpastone in una famiglia numerosa e molto “su”.
Milano Finanza ha rilevato che l’erede dell’Avvocato non figura più a capo della cassaforte, e al suo posto c’è un avvocato olandese, tal Eroen Preller, partner dello studio legale NautaDutilh. La Bv, la vecchia accomandita, è uno dei tanti piani intermedi con cui la famiglia controlla Stellantis e i suoi derivati, a sua volta controllata dalla Dicembre a sua volta controllata da John al 60 per cento, e dai fratelli Lapo e Ginevra col 20 per cento ciascuna. Sui motivi del passo indietro si possono fare solo ipotesi; le voci raccolte dal Foglio parlano di possibili scudi legali per scansare eventuali responsabilità penali derivanti dalle questioni Juventus.
Altri sottolineano che non solo John si fa da parte ma cambiano anche diversi consiglieri: esce in particolare Alessandro Nasi, cugino degli Elkann e marito di Alena Seredova, considerato una delle persone più brillanti nell’empireo della variegata famiglia allargata dei discendenti del Senatore. Il barone Carlo Nasi (1877-1935) sposò infatti Caterina (Aniceta) Agnelli (1889 - 1928), figlia del fondatore della Fiat, appunto il mitico Senatore, da lì la discendenza. Nasi gestisce e capeggia il “gruppo Nasi” che è uno dei più sostanziosi: conta infatti sul 21,16 per cento della cassaforte, e si tira dietro le dinastie Ferrero Ventimiglia, Camerana, Marone Cinzano, Avogadro di Collobiano, Ajmone Marsan, Marini Clarelli.
Cognomi e dividendi pazzeschi. A differenza di tante prosapie blasonate che si sono nel tempo impoverite quelle che allignano nella BV sono ricchissime. La Fiat è stata infatti una specie di Pnrr, un superbonus, un Fai per i vecchi feudatari piemontesi e non. E la BV è il loro albo d’oro, anche se generalmente i nobili nel mondo Fiat sono stati decorativi e senza ruoli operativi (il vecchio Senatore, sempre lui, quando Clara Agnelli sposò S.A.S. Tassilo von und zu Fürstenberg che agognava di fare il manager, rispose: è un principe? che faccia il principe).
Insieme a Nasi esce anche Tiberio Brandolini d’Adda (!), mentre entrano non dei metalmeccanici di Ivrea bensì Alexandre von Fürstenberg (figlio del compianto Egon, stilista simpatico, e di Diane, stilista pure lei e inventrice della “wrap dress”, oggi coniugata Barry Diller, padrone tra le altre cose di Tinder). Entra anche Filippo Scognamiglio (figlio dell’ex presidente del Senato Carlino e di Delfina Rattazzi a sua volta figlia di Susanna Agnelli) insieme a Niccolò Camerana. Confermati Benedetto della Chiesa più altri diciotto predicati e Luca Ferrero de Gubernatis Ventimiglia. Insomma più che una rivoluzione pare un garden party dell’associazione dimore storiche. Del resto “i soldi devono rimanere in famiglia”, come da titolo di un celebre romanzo di Elkann père. E vengono in mente i vecchi cda della cassaforte con tutti i parenti radunati e l’Avvocato che una volta venne avvertito: guardi che non funziona il microfono, non sentono. Lui rispose: non devono capire, devono solo prendere le cedole.
Poi certo c’è la questione di John, uno dei pochi borghesi della famiglia, che oltretutto negli ultimi mesi si sta spogliando di titoli non araldici ma societari. Ha già rinunciato alla carica di presidente di Exor (livello sottostante alla BV) ma non certo perché vuole andar a vivere in campagna o gozzovigliare come il nonno. Altro aneddoto: Gianni, l’Avvocato, ormai venticinquenne, si sentì chiedere da Vittorio Valletta, traghettatore della azienda dopo la morte del fondatore: “esistono solo due possibilità, o il presidente della Fiat lo fa lei o lo faccio io”, e il giovane Agnelli rispose: “professore, lo faccia lei”, e tornò per altri vent’anni a occuparsi di raffinazione non di materie prime ma di sé stesso, con Coste Azzurre, ereditiere, revers perfetti. No, John Elkann non gozzoviglia. Mentre fa giocare i cugini nelle società del gruppo, mette a segno colpacci: negli ultimi giorni ha annunciato l’acquisto del 15 per cento nella Philips in una operazione da circa 2,6 miliardi di euro, che viene dopo altre espansioni, nelle assicurazioni, nei giornali con l’Economist, nella moda con Louboutin, e la Ferrari che diventa brand della moda, si dice per speciale passione della moglie Lavinia Borromeo Arese Taverna. Lei sì, vivaddio, titolatissima.