strategia inattuata
I prezzi dei carburanti salgono ma l'accisa resta immobile
Il prezzo del petrolio consentirebbe al governo di applicare la misura prevista nel decreto di gennaio, ma manca un decreto attuativo. Giorgetti e Pichetto Fratin tacciono. Per Urso la soluzione è rinnegare il taglio della componente fiscale e distribuire bonus ai più poveri. Intanto diesel e benzina sfiorano i 2 euro
Quando a gennaio il governo ha presentato il decreto Carburanti, quello che doveva servire per fare abbassare i prezzi, diesel e benzina costavano meno di oggi. D’altra parte, sanzionare i gestori per cavilli vari e costringerli a esporre i cartelli con i prezzi medi praticati non sembravano misure efficaci per ottenere un ribasso dei prezzi, come avevano avvertito gli addetti ai lavori. Il motivo è semplice: non sono i benzinai i responsabili delle dinamiche di mercato.
Oggi la causa principale degli aumenti è la decisione di Arabia Saudita e Russia di estendere fino a fine anno il taglio volontario alla produzione di petrolio in vigore da luglio. Per Riad si tratta di un taglio di un milione di barili al giorno, per Mosca di 300 mila barili al giorno. “L’alleanza russo-saudita sta rappresentando una sfida straordinaria per i mercati petroliferi”, ha riconosciuto ieri l’Agenzia internazionale per l’energia (Aie) nel suo report di settembre, prevedendo un deficit sostanziale dell’offerta di mercato per tutto il quarto trimestre. L’annuncio è stato fatto una settimana fa e da allora il prezzo del Brent si è assestato sopra i 90 dollari al barile per la prima volta dall’inizio dell’anno. Ma questa soglia potrebbe non essere la più alta del 2023: secondo gli analisti di Rbc Capital Markets i 100 dollari al barile sarebbero “a portata di mano” e anche l’Aie ha sottolineato che con livelli bassi delle scorte petrolifere “aumenta il rischio di un ulteriore aumento della volatilità”. Alla luce di questo contesto, eventi come l’alluvione in Libia, che ha portato alla chiusura temporanea di quattro terminal per l’esportazione del petrolio, aumentano le tensioni sui mercati.
Quello che il governo può fare di fronte a queste dinamiche è chiaramente limitato, ma rispetto ai mesi scorsi l’aumento del prezzo del petrolio che si è verificato in questi giorni rende possibile applicare una misura prevista proprio nel decreto di gennaio. Il governo aveva scelto di resuscitare l’accisa mobile introdotta nel 2008 dall’allora ministro Pier Luigi Bersani. Oggi c’è la possibilità di intervenire sui prezzi senza nuove leggi, tagliando di qualche centesimo le accise con i maggiori incassi dell’Iva che derivano in percentuale dall’aumento del prezzo industriale. Il decreto stabilisce che questo intervento può essere adottato quando il prezzo del Brent “aumenta, sulla media del precedente bimestre, rispetto al valore di riferimento”, che nell’ultimo Def è pari a 82,3 dollari al barile. Come ha sottolineato la rivista specializzata Staffetta quotidiana, non è chiaro se per “precedente bimestre” si intendono i due mesi solari conclusi (quindi luglio-agosto), oppure i sessanta giorni precedenti. Ma in quest’ultimo caso, se si calcola una media mobile dal 12 luglio al 12 settembre, la soglia utile è stata raggiunta ieri.
Che il governo volesse utilizzare l’extragettito dell’Iva per abbassare il prezzo alla pompa in caso di aumenti rilevanti, l’aveva detto la stessa premier Giorgia Meloni pochi giorni dopo la pubblicazione del decreto, spiegando che questo intendeva quando nel programma di governo parlava di “sterilizzazione delle accise”. Ora che le condizioni si sono verificate, basterebbe un decreto attuativo del ministero dell’Economia (Mef), adottato con il ministero dell’Ambiente (Mase), per dare seguito a un impegno preso a gennaio. Ma dal Mef fanno sapere che al momento non hanno nulla da dire su questo argomento e nemmeno dal Mase arrivano chiarimenti.
Per il momento l’unico ministro ad aver avanzato una proposta su come affrontare il nuovo rincaro carburanti è Adolfo Urso, titolare delle Imprese e del Made in Italy. Urso ha detto che porterà al prossimo Consiglio dei ministri una misura per aiutare i più poveri, una sorta di bonus che potrebbe essere distribuito sul modello della social card. Considerando che l’accisa mobile avrebbe l’effetto di ridurre il prezzo di diesel e benzina di pochi centesimi per tutti (nel 2008 il taglio introdotto da Bersani fu di 2 centesimi al litro), l’idea di Urso di concentrare le risorse sulle fasce più fragili della popolazione potrebbe essere più equa ed efficace. Se così si decidesse di fare, dopo aver avuto prova dell’inefficacia dei cartelloni e delle sanzioni, anche il terzo pilastro del decreto Carburanti, l’accisa mobile, sarebbe indirettamente bollata come inutile dallo stesso governo.