Il caso
Antitrust versus Ryanair. L'istruttoria per abuso di mercato va approfondita, ma non c'entra nulla col caro voli
Il provvedimento si focalizza su presunte irregolarità relative alla vendita abbinata ai biglietti di alcuni servizi da parte del vettore guidato da Micheal O’Leary. Una strategia commerciale che tuttavia non rappresenta una novità
La delibera dell’apertura di un’istruttoria dell’Antitrust nei confronti Ryanair è arrivata il 20 settembre, alla fine di un’estate di polemiche tra il vettore irlandese e il governo italiano. Questa istruttoria, tuttavia, nonostante la sovrapposizione temporale, non è collegata al tema del decreto “caro voli” dato che si focalizza sul possibile abuso di posizione dominante per la vendita abbinata ai biglietti di alcuni servizi da parte del vettore guidato da Micheal O’Leary.
La tematica è sicuramente interessante perché Ryanair da diversi anni che litiga con gli operatori turistici sul fatto che voglia mantenere una vendita diretta dei propri biglietti, o perlomeno un controllo diretto rispetto al rapporto con i passeggeri anche nel processo di vendita. Questa strategia commerciale di Ryanair è nota da anni e su questo punto il vettore si è già scontrato in passato con le Online Travel Agencies (Ota) o altri operatori del settore turistico. Si tratta di una tematica che è già stata affrontata da diversi tribunali in giro per l’Europa e non ha visto una posizione univoca da parte dei diversi giudici. Inoltre, sul tema dei prezzi, i ricorrenti di questa istruttoria, contestano a Ryanair di discriminare circa l’utilizzo di altri canali di vendita rispetto al proprio sito o app, applicando dei prezzi più elevati tramite una fee.
Ma come funziona il modello di business della compagnia irlandese? Ryanair, e ancora di più le altre compagnie ultra-low cost, basano una buona parte dei propri ricavi sulla vendita di servizi differenti rispetto al biglietto aereo.
I ricavi cosiddetti ancillary sono dunque oltre il 40 per cento dei ricavi complessivi della compagnia con particolare importanza per i ricavi dalla vendita dei bagagli, di priorità, della scelta dei posti e altri simili servizi per i passeggeri. Ricavi come quelli di vendita di servizi ulteriori, come quelli contestati nell’istruttoria dell’Antritrust, quali ad esempio hotel, assicurazioni o noleggio di auto, in realtà sono solo una piccola frazione dei ricavi del vettore irlandese, si stima intorno al 2 per cento, anche se non sono pubblicati dati recenti.
L’istruttoria cercherà di capire se l’atteggiamento di Ryanair comporti dei problemi e se vi sia un abuso della sua posizione dominante. E’ molto importante ricordare che avere una posizione dominante non è di per sé un “reato”, specialmente quando viene costruita tramite l’acquisizione di quote di mercato, mentre il problema si pone ai fini dell’Antitrust quando c’è un abuso di questa posizione dominante che distorce il mercato. C’è comunque da sottolineare che la forza di Ryanair sin Italia è molto grande dato che nel 2022 ormai controllava il 49,7 per cento del mercato aereo domestico, tenendo in considerazione la joint venture con Malta Air, e oltre il 35 per cento del mercato aereo complessivo italiano. Per quanto riguarda Ita Airways, il secondo operatore sul mercato domestico, la compagnia statale controllava circa il 20 per cento. Il dato è molto interessante perché esattamente 10 anni prima, le quote erano praticamente inverse con Alitalia che aveva quasi il 50 per cento del mercato domestico e Ryanair controllava circa il 22 per cento. Un mercato, quello domestico, che vede però sempre di più la concorrenza del treno ad alta velocità, che negli anni non solo ha aumentato la frequenza dei servizi, ma anche la rete delle città servite.
E’ chiaro che la strategia di vendita di Ryanair sia aggressiva anche nei confronti delle terze parti, ma è la sua strategia da diversi anni, non una novità dell’ultimo periodo. Ed è anche normale e giusto che l’Autorità Garante della Concorrenza e Mercato apra un’istruttoria proprio per controllare che Ryanair non abusi della posizione di forza sul mercato italiano. E’ bene bene però chiarire che tale istruttoria non è relazionata, se non nei tempi di uscita della delibera dell’istruttoria, con il contendere estivo sul decreto “caro voli” che ha visto il governo prima imporre un tetto ai prezzi per i voli diretti verso le isole e poi toglierlo dopo le polemiche perché, evidentemente, in contrasto con il diritto comunitario.