oltre la neoausterità

Anche la fantasia è un buon carburante per la crescita

Giuliano Ferrara

Il Superbonus non è stato la causa di tutti i mali. Varare insieme riforme radicali per la concorrenza e strumenti di incentivazione ben pensati, è una strada possibile per non rassegnarsi alla piattezza dei numeri decimali
 

In una magnifica intervista alla Stampa di Torino, la migliore, forse la Migliore, cioè l’economista Lucrezia Reichlin, ha detto che prima di prendersela con il Superbonus come causa di tutti i mali bisogna domandarsi che ne sarebbe stato della crescita e dell’industria delle costruzioni senza il Superbonus (o Superbone?). Ma i ragionamenti controfattuali sono complicati, sebbene tenerli in conto sia una precauzione elementare per chi si impanchi a giudicare. Ora il regime fascioliberale, con il suo forse miglior ministro, che però è un leghista, Giancarlo Giorgetti (ah, se tutti i leghisti fossero come lei!), impone una neoausterità benedetta e se la prende con la dolorosa eredità della misura che tutti avevano votato e peggiorato con le proroghe, le deroghe eccetera. Invece dovrebbero escogitare, magari scrivendola meglio, una roba simile, se come dicono vogliono incrementare la crescita e con essa si spera posti di lavoro e stipendi meno umilianti. 

 

Essendo molto ignoranti, benché i più laureati fra tutti (e forse c’è un nesso), i grillini ricorsero alla fantasia al 110 per cento. Non escludiamola dal computo e dalla contabilità futura. Sì, certo, lo sappiamo che la vera speranza è il fondo pernacchia (Pnrr), il Next Generation Europe, ma escogitare qualcosa che titilli di nuovo il paese parecchio improduttivo e lo metta, con l’amo giusto, all’abbocco di una misura straordinaria, ecco una necessità obbligata e per questo il qualcosa che non si farà. Eppure. Varare insieme riforme radicali per la concorrenza, il fascismo era corporativo, la Dc assistenziale, ma l’elemento neoliberale suggerisce di procedere su quella strada, e strumenti di incentivazione ben pensati, ai quali deve necessariamente concorrere la fiscalità generale, è una strada possibile per non rassegnarsi alla piattezza dei numeri decimali. 

 

In genere la fantasia le classi dirigenti la escludono dal novero delle virtù repubblicane. Sicché i bravi contabili, ma non lo fecero i contiani e i draghiani, checché se ne dica, e Reichlin è una draghiana d’onore, dicono che questi sono i numeri di entrate e uscite, queste le preoccupazioni dei mercati per la voragine del debito pubblico, e stop. Non è un po’ troppo facile? Le compatibilità europee e quelle da eccesso di debito sono importanti, anche decisive. Si possono però accudire dal lato della stagnazione o della recessione addirittura, austerità implementando l’occasione, oppure dal lato della crescita, magari con un elemento selvaggio.

 

Il debito buono non l’ho inventato io ma il secondo Supermario della nostra avventurosa storia recente. Non si deve equivocare, prendere Keynes per un fasciocorporativo o per un democristiano tradizionale (che però presiedette al lungo boom delle Trente Glorieuses dopo la pandemia della guerra mondiale), eppure, eppure, eppure. Ci sarà un modo per mettere al lavoro l’automotive, l’energia, la farmaceutica, ancora le costruzioni, il digitale, l’artigianato, l’Intelligenza artificiale, le start up e chi più ne ha più ne metta, il commercio, e se hanno deciso davvero di esentare dalle tasse chi ha tre figli, buona idea, ne possono trovare un’altra, in senso antifiscale, per sollecitare quel fervore che chiaramente manca tra gli imprenditori, tra lavoratori e tra i consumatori. Non dico che ci riescano, ma almeno ci si provino. La fantasia controllata, sorvegliata è un buon carburante.

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  • Giuliano Ferrara Fondatore
  • "Ferrara, Giuliano. Nato a Roma il 7 gennaio del ’52 da genitori iscritti al partito comunista dal ’42, partigiani combattenti senza orgogli luciferini né retoriche combattentistiche. Famiglia di tradizioni liberali per parte di padre, il nonno Mario era un noto avvocato e pubblicista (editorialista del Mondo di Mario Pannunzio e del Corriere della Sera) che difese gli antifascisti davanti al Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato.