La legge di Bilancio ribalta la narrazione dell'opposizione su sanità e difesa

Luciano Capone

Pd e M5s accusavano il governo di tagliare la spesa sanitaria per aumentare la spesa militare. Accade l’opposto. Ma così l'Italia non raggiungerà mai l'obiettivo Nato del 2 per cento nel 2028

Per come descrivevano la manovra i principali leader dell’opposizione, Elly Schlein e Giuseppe Conte, il governo avrebbe tagliato le spese sanitarie per aumentare quelle militari. La legge di Bilancio si è incaricata di smentire la prima tesi, visto che la sanità otterrà tre miliardi in più. E ora il Documento programmatico pluriennale della Difesa, appena pubblicato dal ministro Guido Crosetto, si incarica di smentire la seconda.

 

Dicono le stime a legislazione vigente che la spesa per il 2023 è pari a 27,7 miliardi (1,38% del pil) e scenderà a 27,3 miliardi nel 2024 (1,30%) e 27,5 miliardi nel 2025 (1,26%). La legge di Bilancio può appostare altre risorse, ma dalla descrizione della manovra fatta dalla premier Giorgia Meloni e dal ministro Giancarlo Giorgetti non c’è da aspettarsi granché. “Siamo ancora lontani dall’impegno in ambito Nato di conseguire una spesa per la Difesa pari al 2% del pil entro il 2028”, scrive Crosetto.

 

L’aspetto interessante è che c’è una certa continuità tra i governi Conte II, Draghi e Meloni nell’aumento e stabilizzazione degli investimenti per la difesa, una politica avviata dal ministro Lorenzo Guerini e confermata da Crosetto (mancano invece risorse nell’addestramento e nella manutenzione, dove l’Italia è indietro). Questo è sicuramente un aspetto positivo, perché la continuità in settori come la difesa e la politica estera è indispensabile per la credibilità del paese, soprattutto in un contesto internazionale così delicato. Ma per avvicinarsi all’obiettivo Nato del 2% serve un po’ di propaganda in meno dell’opposizione e uno sforzo in più del governo. 

 

  • Luciano Capone
  • Cresciuto in Irpinia, a Savignano. Studi a Milano, Università Cattolica. Liberista per formazione, giornalista per deformazione. Al Foglio prima come lettore, poi collaboratore, infine redattore. Mi occupo principalmente di economia, ma anche di politica, inchieste, cultura, varie ed eventuali