Vent'anni di occhiali in plastica riciclata

Mariarosaria Marchesano

“Ci prendevano tutti per matti. Ci siamo riusciti perché dedichiamo l’intera l’attività di ricerca e sviluppo a questo e perché siamo convinti che sostenibile voglia dire bello e sexy", ci dice Monica Salvestrin, fondatrice insieme al marito Fabrizio Brogi, di NAU!

Vent’anni fa fabbricare occhiali in plastica riciclata poteva apparire come una trovata pubblicitaria. Il concetto di sostenibilità era agli albori e, comunque, non ancora considerato come un’opportunità concreta per fare business. “Ci prendevano tutti per matti – racconta Monica Salvestrin, che ha fondato NAU! Insieme con il marito Fabrizio Brogi – E io rispondevo: non è marketing ma una nuova linea di occhiali belli, colorati, fatti bene e a un prezzo sostenibile per noi e per chi li acquista”.

NAU! nasce nel 2004 a Castiglione Olona, in provincia di Varese, dove a metà Ottocento sorgeva il primo distretto dell’occhialeria italiana, ancora oggi il secondo del paese, tra un passato di esperienza artigiana e un futuro di nuove sfide come quella di NAU! L’azienda è protagonista dal 2004 di una costante crescita (all’attivo ha circa 170 store, tra negozi diretti e in franchising) e dal 2018 ha intrapreso un percorso di internazionalizzazione (presente in Messico e a Malta). “A sostenere lo sviluppo è la nostra fabbrica di Varese, dove realizziamo occhiali da vista e da sole carbon neutral”, prosegue Salvestrin che spiega come nella sua vita ci sia stato un prima e un dopo. L’imprenditrice, infatti, ha un passato di manager in colossi del settore: nasce come donna d’azienda, con idee innovative che poi ha sviluppato per conto proprio anche grazie al connubio professionale e personale con Fabrizio Brogi. “Ho sempre creduto che la sostenibilità debba rappresentare una quota significativa del business altrimenti si rischia veramente di fare solo marketing. Oggi compensiamo le emissioni di Co2 prodotte con ogni nostro occhiale e la percentuale di penetrazione di prodotti green è pari a circa il 25 per cento sul totale delle vendite. Ci siamo riusciti perché dedichiamo l’intera l’attività di ricerca e sviluppo a questo e perché siamo convinti che sostenibile voglia dire bello e sexy”.

In effetti, produrre occhiali in plastica riciclata fino al 92 per cento, con i polimeri da bottiglie in pet ripescate in mare o con reti da pesca abbandonate, e per di più sfornando nuove collezioni ogni quindici giorni per stare al passo con i trend della moda e del design, presuppone uno sforzo di innovazione costante.

Gli occhiali NAU! sono pensati come parte di un outfit e come tali diventano essi stessi una nuova tendenza (della serie, che occhiali indosso stasera?). Un nuovo concetto che attira le persone nei negozi perché incuriosite dalla grande varietà di prodotti, sempre gioiosi e colorati. “E poi, però, ci restano – dice Salvestrin che di NAU! è amministratore con deleghe al prodotto e al marketing - perché da noi trovano qualcosa che non si aspettavano: niente prezzi scritti in piccolo, niente camici bianchi, niente ‘medichese’ e niente facce seriose. E a chi entra deve poter bastare uno sguardo in giro per fidarsi di noi, per toccare con mano la qualità e apprezzare il nostro stile, che presto sarà il suo”.

Una curiosità: l’accessibilità del prezzo degli occhiali NAU! è legata anche all’assenza dell’astuccio (se lo vuoi lo compri a parte, ma se ne possiedi già uno che senso ha?) che si è rivelata fondamentale per abbattere i volumi e i costi di spedizione. Anche questa è sostenibilità, come lo è in senso più ampio la tutela e l’inclusione sociale e lavorativa di persone speciali che NAU! cerca di realizzare sostenendo il progetto Homo Faber-Orti di Bregazzana del centro Gulliver di Varese.