gli altri rating del governo
I tabù che Meloni deve rimuovere per non spaventare i mercati
Oltre il giudizio di Standard & Poor's. La sostenibilità del debito non è in pericolo ma non basta più il pil per farlo scendere. Svolte urgenti per l'esecutivo
Per il governo italiano è cominciato il mese degli esami e la prudenza che Giancarlo Giorgetti non cessa di vantare, diventa più che mai una virtù. La legge di Bilancio è al vaglio dell’Unione europea, mentre le agenzie di rating stanno esaminando le coordinate fondamentali , a cominciare dal debito. La prima a esprimersi è stata ieri sera Standard & Poor’s che il 21 aprile aveva confermato il livello BBB con outlook stabile. La prossima settimana tocca alla canadese Dbrs che era stata di manica larga con un BBB high e outlook stabile, in linea con Fitch che si esprimerà il 10 novembre (BBB stabile), mentre sia il governo sia i mercati temono che il 17 novembre Moody’s faccia calare la mannaia. L’agenzia a maggio non aveva aggiornato il rating che resta Baa3 con outlook negativo a un passo dal livello “spazzatura”, ciò impedirebbe a fondi d’investimento e istituzioni finanziarie di comprare Btp facendo schizzare lo spread.
Chiuderà il primo dicembre Scope (BBB+ stabile l’ultima valutazione), ma è chiaro che Moody’s segnerà la linea rossa e influenzerà anche il giudizio della Commissione europea, quattro giorni dopo. L’Italia ha la pagella peggiore tra i maggiori paesi europei, e questo è noto, la novità è che la Grecia le ha lasciato la maglia nera nel rapporto tra debito pubblico e pil, mentre s’appresta a ricevere un riconoscimento anche da parte delle agenzie. Così Atene potrebbe tornare sul mercato a condizioni persino migliori di Roma.
S&P si è espressa dopo la chiusura della Borsa di Wall Street, dunque alle 22 ore italiane. Mentre scriviamo non conosciamo ancora il voto. Segnali di nervosismo sui mercati hanno portato lo spread a quota 201 con il Btp, oltre la soglia del 5 per cento. L’agenzia aveva già fatto sapere che il suo giudizio terrà conto della manovra per il 2024 e anche per lei la parola chiave è “prudenza”. Se il bilancio 2024 sarà giudicato abbastanza oculato, allora è probabile che vengano confermate le tre B magari con una sospensione del giudizio per i prossimi mesi nei quali la frenata del pil diventerà più evidente. Così almeno ragionano gli analisti prima di conoscere il verdetto e questa è la sensazione che ne ha ricavato Giorgetti il quale ha fatto il giro delle sette chiese. I meno ottimisti ritengono che S&P potrebbe dare un outlook negativo per lanciare un avvertimento in vista del prossimo “inverno dello scontento” segnato da tensioni sociali, proteste sindacali, e con opposizioni che cercano di riprendersi le piazze. Dal confronto tra i vari paesi europei risulta che l’Italia prevede di crescere meno (+1,2 per cento l’anno prossimo) e molti (Fmi, Ocse, Ernst & Young) ritengono che sia comunque una stima troppo ottimistica: per la Banca d’Italia non si andrà oltre lo 0,8 per cento. Tuttavia la cautela piace a chi deve valutare il rischio di credito. Dbrs ad aprile ha scritto che “l’impegno del governo per una politica di bilancio prudente, insieme a una solida crescita nominale, fa ben sperare per una continuazione della riduzione del rapporto debito/pil nel medio termine”.
Le critiche alla legge di Bilancio sono quanto meno contraddittorie: da un lato viene considerata troppo espansiva, dall’altro troppo restrittiva. Mette il dito sulla piaga chi, come Carlo Cottarelli, ritiene che non valeva la pena peggiorare il deficit pubblico sul pil dello 0,7 per cento per ottenere appena uno 0,3 per cento in più nella crescita prevista e una riduzione del debito minima, appena lo 0,1 per cento, tuttavia non è il momento di politiche procicliche mentre la domanda estera si ridimensiona e la politica monetaria è restrittiva. Giorgetti ha sottolineato agli esponenti delle agenzie di rating due scelte importanti al fine di mettere i conti pubblici sotto controllo. La prima è ridimensionare il Superbonus edilizio che ha già provocato effetti devastanti: era irrealistico pensare che potesse essere cancellato dall’oggi al domani, ma il taglio evita che vada ancor più fuori controllo. La seconda decisione riguarda le pensioni, con una stretta alle uscite anticipate. E’ un punto dolente per la Lega che voleva “seppellire la Fornero” (la legge, ndr), ma l’età pensionabile non può che muoversi in alto, insieme alla curva demografica. Lo stop al Superbonus, così pensa il Tesoro, mette al riparo il bilancio nel breve periodo, mentre lo stop a Salvini sulle pensioni nel medio periodo. Non è sufficiente per far scendere il debito con un pil che si muove così lentamente, ma la sostenibilità del debito non è in pericolo e per chi deve assegnare il rating all’Italia si tratta di una valutazione fondamentale.