Ecco tutte le novità nella bozza della Manovra
Sgravio alle mamme e adeguamento delle pensioni minime. Arriva quota 104 con penalizzazioni. La cedolare secca sugli affitti sale al 26. Nei 91 articoli i macro capitoli pensioni, sanità, famiglia spending review
Nella prima bozza della legge di Bilancio approvata in Cdm il 16 ottobre c’è la conferma del taglio del cuneo per tutto il 2024, oltre a interventi su sanità, pensioni, Pa, famiglia e la revisione della spesa
Pensioni
Adeguamento pieno all’inflazione per le pensioni fino a quattro volte il minimo, sotto cioè i 2.000 euro circa, al 90 per cento per quelle tra 4 e 5 volte il minimo, e al 22 per cento (con un taglio rispetto al 32 delle norme in vigore quest’anno) per quelle più alte, cioè quelle sopra 10 volte il minimo, pari a circa 5.000 euro al mese. La nuova indicizzazione sale quindi dall’85 per cento (previsto nella precedente legge di bilancio) al 90 per cento per gli assegni tra 4 e 5 volte il minimo (tra 2.000-2.500 euro circa); viene confermata al 53 per cento per gli assegni pari a 5-6 volte il minimo; al 47 per cento per quelli tra 6 e 8 volte; al 37 per cento per quelli tra 8 e 10 volte. Viene infine ridotta dal 32 per cento al 2 per cento per i trattamenti superiori a 10 volte il minimo. Le donne possono uscire con la nuova Ape allargata con 35 anni di contributi e 61 anni d’età che scendono a 60 con 1 figlio e 59 con più figli.
Sale l’importo minimo per l'anticipo della pensione
Per i lavoratori che hanno cominciato a versare contributi dal 1996 sale l’importo minimo maturato necessario per poter accedere alla pensione tre anni prima dell’età di vecchiaia. La soglia - secondo quanto prevede la bozza della manovra - a fronte di almeno 20 anni di contributi versati sale da 2,8 a 3,3 volte l’assegno sociale. In pratica, secondo i valori riferiti al 2023 da 1.409 euro a 1.660. Salta invece il limite di 1,5 volte l’assegno sociale per l’accesso alla pensione a 67 anni una volta raggiunti i 20 anni di contributi. Basterà avere raggiunto l’importo dell’assegno sociale (503,27 euro nel 2023).
Taglio cuneo fiscale solo per 2024
Confermato il taglio del cuneo fiscale rifinanziato solo per il 2024. "In via eccezionale, - si legge nel provvedimento - per i periodi di paga dal primo gennaio al 31 dicembre 2024, per i rapporti di lavoro dipendente, con esclusione dei rapporti di lavoro domestico, è riconosciuto, un esonero, senza effetti sul rateo di tredicesima, sulla quota dei contributi previdenziali per l’invalidità, la vecchiaia e i superstiti a carico del lavoratore di 6 punti percentuali a condizione che la retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non ecceda l’importo mensile di 2.692 euro, maggiorato, per la competenza del mese di dicembre, del rateo di tredicesima. L’esonero è incrementato, senza effetti sul rateo di tredicesima, di un ulteriore punto percentuale con retribuzione imponibile, parametrata su base mensile per tredici mensilità, non superiore all’importo mensile di 1.923 euro, maggiorato del rateo di tredicesima".
Ape sociale
Sarà possibile accedere all’Ape sociale per tutto il 2024. Per i disoccupati, le persone con invalidità almeno del 74 per cento, i lavoratori impegnati in attività gravose e i lavoratori che assistono persone con handicap in situazione di gravità si potrà accedere allo strumento con almeno 63 anni e cinque mesi. L’autorizzazione di spesa aumenta di 85 milioni per il 2024, di 168 milioni per il 2025, di 127 milioni per il 2026. Se la bozza venisse confermata nella versione definitiva del ddl non aumenteranno quindi gli anni necessari per accedere allo strumento.
Quota 104 "penalizzata"
Arriva Quota 104 "penalizzata" per la pensione anticipata con almeno 63 anni di età (erano 62 nel 2023) e 41 anni di contributi: secondo la bozza della manovra chi deciderà di accedere alla pensione con questo strumento avrà una riduzione dell’importo relativo alla quota retributiva legato all’età di uscita. La manovra inoltre allunga la durata delle finestre, ovvero il tempo da attendere per avere la pensione una volta raggiunti i requisiti, da tre a sei mesi per il settore privato e da sei a nove mesi per il settore pubblico.
I contratti della Pa
Per la Pubblica amministrazione lo stanziamento per il rinnovo dei contratti collettivi di lavoro, tornata 2022-2024, per il 2024 è di 3 miliardi che verranno utilizzati per gli anticipi, stabiliti in misura fissa dalla legge: l’indennità annuale di vacanza contrattuale del 2023 verrà moltiplicata per 6,7. Ai 3 miliardi vanno poi aggiunti altri 3 miliardi per il personale della sanità (2,3 per i rinnovi contrattuali e 700 milioni per la defiscalizzazione degli straordinari), mentre nulla viene stanziato per gli enti locali, che dovranno provvedere con risorse proprie. Il ministro della Pubblica amministrazione aveva però parlato di 8 miliardi per i rinnovi nel 2024: in effetti la manovra stanzia altri 5 miliardi per i rinnovi, ma per il 2025. E quindi gli aumenti stabiliti, stando alla bozza, non scatterebbero subito nel 2024, anche se il ministro Paolo Zangrillo si è impegnato subito ad avviare le trattative per i rinnovi, da gennaio dell’anno prossimo.
Sanità, più i fondi ai privati
Per il contratto del personale ci sono dunque tre miliardi in più alla Sanità, un passaggio obbligatorio visto che gli accordi collettivi erano scaduti. Tolti i soldi per alzare un po’ gli stipendi di medici e infermieri (i sindacati non sono molto soddisfatti delle cifre), restano circa 600 milioni per la Sanità. Il fondo nazionale arriva a 134 miliardi di euro. Quattro miliardi in più per il 2025 e 4,2 in più per il 2026. Eppure il rapporto tra spesa sanitaria e pil è destinato a scendere. I magri aumenti saranno impiegati dalle regioni per combattere le liste di attesa: saranno creati dei vincoli di spesa sul fondo sanitario nazionale. Sono 200 i milioni che vanno usati per pagare fino a 100 euro l’ora, invece degli attuali 60, gli straordinari dei medici e altri 80 milioni per portare a 60 quelli degli infermieri.
Altra misura (prevista all’articolo 47) chiede alle regioni di stanziare l’1 per cento in più nel 2024 per comprare prestazioni sanitarie dai privati. Si tratta di circa 280 milioni di euro. Nel 2025 si sale al 3 per cento (a 840 milioni) e nel 2026 al 4 (cioè a 1 miliardo e 120 milioni). Per abbattere le liste di attesa, si impone alle regioni di riservare una quota del fondo sanitario, da 520 milioni di euro in totale, per adottare misure generali che migliorino i tempi di risposta. Vanno poi vincolati 50 milioni di euro per l’aggiornamento dei Lea, i Livelli essenziali di assistenza. Ne sono stati introdotti di nuovi per i quali sono necessari soldi (dal 2025 si sale a 200 milioni). Da molti anni la spesa per il personale della sanità è sottoposta a un tetto molto stringente. Questo viene allargato (250 milioni per il 2025 e 350 dal 2026 in poi) per i lavoratori che servono alle strutture previste dal Pnrr, prevalentemente territoriali. Ci sono poi misure a costo zero, come il cambiamento dei tetti della spesa farmaceutica e l’avvio alla distribuzione dei medicinali ospedalieri anche attraverso le farmacie. Si tratta di una decisione destinata a semplificare la vita ai tanti cittadini che oggi devono ritirare certi medicinali presso le farmacie delle strutture sanitarie e dall’anno prossimo potranno andare in qualsiasi farmacia.
Famiglie e natalità: nidi, sgravi alle madri lavoratirci
Uno sgravio contributivo al “100 per cento" fino comunque a un “massimo di 3000 euro annui”, senza limiti di reddito, quindi per tutte le lavoratrici madri a esclusione del "lavoro domestico": è quello previsto nella bozza della manovra tra le misure per favorire la natalità. Lo sconto sui contributi per la quota a carico del lavoratore dipendente è legato al numero di figli: per le mamme con due figli dura fino ai 10 anni del bimbo più piccolo, per chi ne ha tre lo sconto sui contributi dura più a lungo, fino ai 18 anni del figlio più piccolo.
Arriva l’incremento del bonus per pagare le rette agli asili nido pubblici e privati. Ma è destinato solo ai secondi figli nati dal primo gennaio 2024 in nuclei con già un minore under 10 e un tetto Isee di massimo 40.000 euro. Lo prevede una bozza della manovra. E’ “elevato a 2.100 euro” l’incremento introdotto nel 2020 che ha innalzato da 1.500 euro a un massimo di 3.000 euro l’attuale beneficio.
Prodotti per l’infanzia e tampon tax, sale l'Iva
Niente più Iva al 5 per cento però per i prodotti per l’infanzia e per la cosiddetta tampon tax: la bozza della manovra prevede infatti che latte in polvere e preparazioni per l’alimentazione dei bimbi, così come assorbenti, tamponi e coppette mestruali, passino tra i prodotti soggetti all’Iva al 10 per cento. Confermato il congelamento per altri sei mesi, fino a fine giugno, di plastic e sugar tax. Le due imposte, introdotte con la manovra per il 2020 e mai entrate in vigore, dovrebbero quindi scattare dal 1 luglio 2024, salvo ulteriori interventi.
Spending review per comuni e regioni
Taglio ai conti degli enti locali per contribuire alla spending review: le regioni sono chiamate a un taglio da 350 milioni l’anno (escluse le voci diritti sociali e salute), i sindaci dovranno ridurre le spese dei comuni di 200 milioni l’anno mentre le province di 50 milioni. Tra le voci del capitolo revisione della spesa anche “misure per il turnover” che non sono però ancora declinate.
Cedolare secca sugli affitti brevi al 26 per cento
Sul turismo ci sono 81 milioni per la detassazione del lavoro notturno e festivo (dal 1° gennaio al 30 giugno 2024) per lavoratori con reddito fino a 40mila euro. Confermato l’aumento della cedolare secca sugli affitti brevi: dal 21 al 26 per cento.
Evasione, stretta sul lavoro domestico
Nel capitolo del contrasto evasione rientra il lavoro domestico: prevista “la piena interoperabilità” di banche dati tra Entrate e Inps. OItre a “favorire l'adempimento spontaneo” con la precompilata, Ade e Inps effettuano “attività di analisi del rischio e controlli sui dati retributivi e contributivi, anche comunicati in fase di assunzione, e realizzano interventi per la corretta ricostruzione della posizione reddituale e contributiva dei lavoratori domestici”. Per l’Assindatcolf “è un grave errore pensare che si possa combattere il lavoro nero nel settore domestico recuperando l’evasione di colf e badanti note all’Inps ma sconosciute al fisco, attività certamente dovuta ma che si poteva fare da più di vent’anni”.
Sigarette più care
Rincari in arrivo anche per le sigarette. L’accisa sale da 28,20 a 29,30 ogni mille sigarette dal 2024 e da 28,70 a a 29,50 dal 2025. Sale l’onere fiscale minimo, cioè il tetto sotto il quale la tassazione non può scendere (inclusa anche la componente Iva). L’aliquota che si applica sull’accisa globale (quota fissa più quota variabile) sale dal 98,5 per cento (dal 2024) e 98,6 per cento (dal 2025), rispettivamente al 98,7 e 98,8. Il risultato, secondo le prime stime degli esperti del settore, potrebbe portare a un rincaro tra i dieci e i dodici centesimi a pacchetto nel 2024. Per il tabacco trinciato l’accisa minima sale da 140 a 147,50 euro al chilo dal prossimo anno, salendo a 148,50 dal 2025, portando a un possibile impatto di 30 centesimi a busta.