La decisione del board
La Bce lascia i tassi invariati: dopo dieci rialzi Francoforte si ferma
Complice "il netto calo dell'inflazione" nell'eurozona a settembre, restano invariati i tassi sulle operazioni di rifinaziamento degli istituti di credito. Per l'Italia invece i guai potrebbero arrivare dallo stop anticipato al Pandemic emergency purchase programme
Buona l’undicesima. Dopo dieci rialzi consecutivi, l’ultimo soltanto il mese scorso, la Bce riunita ad Atene ha deciso di lasciare invariati i tassi di interesse, concordando così una prima pausa nella stretta contro l’inflazione iniziata 15 mesi fa. Nessuno scontro fra falchi e colombe questa volta, stando almeno alle parole della presidente Christine Lagarde: “La decisione odierna è stata presa all’unanimità”. I tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali restano pertanto al 4,50, quelli sui rifinanziamenti marginali al 4,75 e il tasso di deposito al 4 per cento.
“L’inflazione ha registrato un netto calo a settembre e le nuove informazioni hanno confermato sostanzialmente la valutazione precedente circa le prospettive a medio termine”, spiega il consiglio direttivo dell’Eurotower nel comunicato al termine del vertice. La pausa di oggi è in linea con le attese degli analisti e le aspettative dei mercati, che davano per certa la fine della fase restrittiva di politica monetaria di Francoforte. Ancora più importante è capire però quali saranno le prossime mosse della Bce, in uno scenario complicato dalla guerra in medio oriente. “Il consiglio direttivo continuerà a seguire un approccio guidato dai dati nel determinare livello e durata adeguati della restrizione”, risponde Lagarde in conferenza stampa, affiancata dal vicepresidente della Bce Luis de Guindos e dal governatore della banca centrale greca, Yannis Stournaras. “Non si è discusso di tagli dei tassi e una discussione su questo argomento sarebbe del tutto prematura”, aggiunge la numero uno di Francoforte. Che, anzi, lascia aperta la possibilità di una nuova stretta in futuro: “Il fatto che oggi abbiamo deciso per una pausa non significa che non potremo fare altri rialzi dei tassi”.
Nelle parole di Lagarde ritorna il mantra della riunione di settembre: “Too high for too long”, l’inflazione rimane ancora troppo elevata per un periodo di tempo troppo elevato, e perciò “i tassi di riferimento saranno fissati su livelli sufficientemente restrittivi finché necessario”. Gli ultimi dati dell’Eurozona sono però, come detto, incoraggianti, tanto che la presidente della Bce ripete le cifre nel suo discorso: l’inflazione risulta in calo al 4,3 per cento a settembre, rispetto al 5,2 per cento di agosto e al 9,9 per cento di un anno prima. L’obiettivo rimane sempre il 2 per cento.
Meno confortanti, invece, le notizie che arrivano dalle prospettive macroeconomiche. “L’economia rimarrà debole per il resto dell’anno”, ci sono “segnali che il mercato del lavoro si sta indebolendo” e in particolare “la produzione del settore manifatturiero continua a calare”. Ma la ripresa arriverà nei prossimi anni, rassicura Lagarde. Anche perché il mercato del lavoro resta comunque solido e i rischi sulla crescita orientati al ribasso.
Una ripresa che passerà, in buona parte, anche dalle politiche di bilancio dei paesi dell’Eurozona. Se sulla riforma del patto di Stabilità Lagarde conferma la necessità di trovare un accordo “entro l’anno”, la presidente chiede ai governi dei singoli paesi di “aumentare la produttività e ridurre gradualmente il debito pubblico”. Gli occhi, in generale, sono puntati anche e soprattutto sull’Italia: ma a una domanda diretta sullo spread italiano, Lagarde ha preferito glissare. Non si sottrae invece il vicepresidente de Guindos che, interpellato sulla legge sugli extraprofitti delle banche, definisce “più ragionevole” l’ultima versione approvata dall’esecutivo italiano. Nel frattempo, dall’Italia esulta il vicepremier azzurro Antonio Tajani: “Finalmente la Bce ha deciso di non continuare ad alzare i tassi d’interesse, una buona notizia per l’economia”.
Un ultimo aspetto riguarda il programma Pepp (Pandemic emergency purchase programme), il piano varato durante la pandemia come sostegno ai paesi dell’Eurozona. Negli ultimi giorni si era parlato di una possibile interruzione anticipata dei reinvestimenti, che graverebbe soprattutto sui paesi più indebitati (come l’Italia) esponendoli alla speculazione sui mercati. “Il consiglio direttivo intende reinvestire il capitale rimborsato sui titoli in scadenza nel quadro del programma almeno sino alla fine del 2024”, chiarisce la Bce nel comunicato. E Lagarde in conferenza stampa aggiunge: “Non ne abbiamo discusso durante la riunione”.