i dati istat e le reazioni
Il calo dell'inflazione è una buona notizia ma il governo si risparmi il giro di campo
L'Istat conferma quanto atteso: rispetto all'anno scorso i prezzi al consumo si sono ridotti, in linea con quanto accade in tutta Europa. Ma per il ministro Urso è merito del carrello tricolore e del cartello del prezzo medio dei carburanti
Istat ha comunicato il dato preliminare di inflazione per il mese di ottobre, e il risultato è stato quello ampiamente atteso: un forte calo del dato tendenziale, per effetto confronto con il terribile ottobre 2022, in cui i prezzi erano cresciuti di circa tre punti e mezzo percentuali in un solo mese. Il dato complessivo (+1,9 per cento tendenziale euro armonizzato) è stato beneficiato dal forte calo dei prezzi dei beni energetici, sia regolamentati che non regolamentati e, in misura minore, della minore crescita degli alimentari. Il dato dell’inflazione di fondo, cioè al netto di energia e alimentari freschi, rallenta da +4,6 per cento a +4,2 per cento.
L’occasione è stata propizia, per alcuni esponenti dell’esecutivo italiano, per esibirsi in un giro di campo. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, si è fiondato a emettere un comunicato di ringraziamento al “sistema Italia per questa prova di coesione e solidarietà”. Abbiamo battuto Francia, Germania, Spagna, tutta Europa, insomma. Già si sente in sottofondo Nando Martellini, che da lassù afferra il microfono ed esclama, rigorosamente tre volte, “campioni d’Europa!”, mentre in dissolvenza arriva la voce di Fabio Caressa che urla “andiamo a Berlino, Beppe!”.
Il ministro Urso è un eccellente motivatore, la sua è una inclinazione naturale. Colpisce, nel suo trionfale comunicato, il riferimento non solo e non tanto all’ormai leggendario “carrello tricolore” quanto quello ai lusinghieri risultati del settore dei carburanti. Qui il riferimento subliminale pare essere quello al non meno mitologico cartello del prezzo medio. Proprio così, sono le cose più semplici quelle che spesso innescano le rivoluzioni. Inutile perdere tempo con leggi sulla concorrenza e altre ubbie, bastano gli appelli a stringersi a coorte in nome della Nazione e qualche uovo di Colombo in forma cartellonistica. Conoscere per deliberare, insomma.
Siamo ovviamente lieti per questo risultato, in quanto consumatori. Non ribadiremo che questo esito era ampamente atteso in tutta Europa, per effetto confronto con dodici mesi addietro: il ministro ha già detto che stiamo facendo meglio di tutti.
A puro titolo di curiosità, in Olanda l’inflazione tendenziale a ottobre si è volta in deflazione: meno 1 per cento annuale. Chissà se da quelle parti hanno esagerato con i carrelli della spesa patriottici.
Un dato non fa primavera, ma conforta. I flussi causali li possiamo lasciare ai pedanti empiristi che spesso sconfinano nel disfattismo. Ora possiamo solo sperare che questa prodigiosa disinflazione funga da leva per rilanciare la crescita.
A proposito: è uscito anche il dato sulla crescita del terzo trimestre. Per l’Italia è nulla, contro attese per un esile incremento dello 0,1 per cento. Ma tant’è, non si può prescindere dal contesto, che resta difficile. Quasi a simboleggiare il numero della roulette italiana, zero è anche la nostra crescita sull’anno. Piuttosto che niente, eccetera.
Non sarà un 2024 semplice, lo sappiamo. Le stime di crescita ci vedono il prossimo anno tornare al nostro posto in abbonamento, quello di coda. Quest’anno, dopo i giri di campo governativi sul dato del primo trimestre, che ci stavano proiettando su suggestioni di crescita da tigre asiatica, il soufflé si è sgonfiato. Ma per lunghi mesi, dalle parti del nostro esecutivo e della sua maggioranza, i social media manager si sono sfiniti a realizzare delle splendide e policrome meme card per celebrare la nostra rinascita. Battiamo Francia, Germania, la media europea. L’occhio della tigre italiana è spalancato.
Ecco, vorrei segnalare ai nostri vigili ministri e capigruppo che anche la nostra crescita zero, questo trimestre, “batte” la media europea, che arretra dello 0,1 per cento. Giusto per far capire che sono pienamente partecipe dello sforzo collettivo di training autogeno motivazionale.
Tuttavia, poiché sono partecipe anche delle esigenze dell’opposizione pro tempore, a quest’ultima suggerisco di enfatizzare che “l’inflazione scende molto perché il paese non cresce, anzi sta per decrescere”. C’è un meme di Pavlov per chiunque, basta chiedere. Per la realtà, ci attrezzeremo.