Il messaggio
Confartigianato chiede alla politica un ambiente favorevole all'impresa
L'appello del presidente Marco Granelli all'Assemblea della Confederazione di Roma per il riconoscimento dell’importanza del ruolo delle piccole imprese e l’impegno dell’esecutivo a sostenerle
“Quattro milioni e mezzo di artigiani, di micro e piccole imprese italiane, con 11 milioni di addetti, sono il motore del made in Italy che va alimentato con il carburante della fiducia. Noi usiamo l’intelligenza artigiana per costruire un futuro sostenibile. Ma abbiamo bisogno di un ambiente favorevole al fare impresa”. È l’appello che il presidente di Confartigianato Marco Granelli ha lanciato all’Assemblea della Confederazione che si è svolta oggi a Roma alla presenza di 1.500 persone, tra delegati del sistema Confartigianato, esponenti del Parlamento, del governo, delle forze economiche e sociali.
Le parole del presidente Granelli hanno trovato risposta nel messaggio inviato dal presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nel videomessaggio della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nell’intervento del ministro per gli Affari europei, le Politiche di coesione, il Sud e il Pnrr Raffaele Fitto, nel videomessaggio del ministro degli Esteri Antonio Tajani. Dal capo dello stato ai vertici del governo, Granelli ha ricevuto il riconoscimento dell’importanza del ruolo delle piccole imprese e l’impegno dell’esecutivo a sostenerle.
Granelli ha incassato l’apprezzamento ma non ha avuto esitazioni nel rimarcare che “c’è ancora molto da fare per liberare le energie delle imprese”. “Noi piccoli imprenditori – ha detto – creiamo lavoro, siamo produttivi e sostenibili, investiamo in innovazione, esportiamo. Nei prossimi tre mesi copriremo il 60 per cento del totale delle assunzioni previste dalle imprese, il 66 per cento delle nostre aziende è impegnato a ridurre l’impatto sull’ambiente della loro attività, le nostre esportazioni valgono 60 miliardi, superiamo le grandi aziende nella crescita di investimenti in innovazione. La piccola impresa è sostenibile per definizione, attenta più di ogni altra a salvaguardare il territorio in cui opera, a ridurre gli sprechi e a valorizzare le relazioni umane nelle comunità. È protagonista dell’economia circolare, alla quale contribuisce in modo importante, sia come occupazione, sia come fatturato. La politica – ha sottolineato – deve riconoscere concretamente questo nostro ruolo di costruttori di futuro, eliminando i tanti ostacoli che frenano i nostri sforzi per agganciare la ripresa”.
“Il governo – ha proseguito Granelli – si è impegnato per riformare il contesto in cui si muovono le imprese, ad esempio sui fronti del fisco e della burocrazia, per cercare un equilibrio, anche con la manovra economica, tra le scelte di rigore e le regole di bilancio europee e le opzioni per la crescita, per dare attuazione al Pnrr. Però bisogna ancora sgombrare la strada dei piccoli imprenditori da tanti oneri e ostacoli”. Ed ecco allora la richiesta di Granelli per un fisco equo e sostenibile, “perché oggi paghiamo 28,8 miliardi di maggiori tasse rispetto alla media europea”. E “basta con la burocrazia, che ci costa 16,8 miliardi di mancata crescita. Il denaro ci costa troppo: in un anno, a causa della stretta monetaria e del caro-tassi, abbiamo dovuto sborsare 7 miliardi e mezzo. Per finanziare i nostri progetti di sviluppo serve una banca pubblica dedicata alle micro e piccole imprese e il Fondo centrale di garanzia deve sostenere chi merita credito. Le risorse del Pnrr vanno usate anche per sostenere i nostri investimenti in tecnologia e innovazione, rinforzando il programma Transizione 4.0 e la Nuova Sabatini”.
Granelli ha poi sollecitato “nuove politiche formative e incentivi all’apprendistato perché le nostre imprese possono creare lavoro ma mancano i lavoratori. Lo scorso anno abbiamo avuto difficoltà a reperirne ben 1,4 milioni. Siamo alla ricerca del talento perduto: la carenza di manodopera ci sottrae 10,2 miliardi di valore aggiunto. E nel frattempo un milione e mezzo di giovani non si offrono sul mercato del lavoro”. E ancora “paghiamo l’energia il 35 per cento in più della media europea. Le bollette delle piccole imprese non sono un bancomat ad uso e consumo della transizione energetica delle imprese energivore. Così si va contro le indicazioni europee della transizione energetica giusta. Bisogna eliminare gli oneri che gonfiano le nostre bollette e con il programma RePowerEu nel Pnrr bisogna favorire i nostri investimenti in impianti da fonti rinnovabili”.