Il colloquio
Il Nasdaq sfida la Borsa: le imprese italiane vengano a Wall Street
"Il sistema del credito si sta irrigidendo e le imprese italiane non solo hanno urgente bisogno di liquidità ma anche di trovare un mercato azionario che ne faccia emergere il valore inespresso" dice al Foglio Elbano di Nuccio, presidente dell'ordine dei commercialisti
Wall Street corteggia le imprese italiane invitandole a quotarsi negli Stati Uniti ora che l’Europa attraversa una fase di “rallentamento economico e di restrizione del credito” a causa del caro tassi. L’idea è che esiste “la possibilità di nuove sinergie tra Italia e Stati Uniti a supporto dello sviluppo internazionale delle imprese”. Così i vertici del Nasdaq, il listino tecnologico americano, hanno spiegato ieri a Milano l’appello rivolto all’universo imprenditoriale italiano, soprattutto alle “small e medium cap”, che sono quelle che fanno più fatica a finanziarsi attraverso il canale bancario. E pazienza se questo vuol dire venire a sfidare Euronext – che tre anni fa ha acquisito Borsa italiana dal London Stock Exchange – a casa propria. Business is business.
Il Nasdaq ha trovato come sponda l’ordine nazionale dei commercialisti, presieduto da Elbano De Nuccio, che senza mezzi termini dice al Foglio: “Il sistema del credito si sta irrigidendo e le imprese italiane non solo hanno urgente bisogno di liquidità ma anche di trovare un mercato azionario che ne faccia emergere il valore inespresso”. In Italia esiste un mercato dei capitali entrato a far parte di un network europeo e che il governo Meloni sta cercando di rivitalizzare snellendo e semplificando le regole. Ma visto con l’occhio del dinamismo americano, deve apparire come un mondo sostanzialmente immobile, considerato il basso livello di negoziazioni giornaliere sui titoli e visto anche che le ultime aziende che si sono quotate, è stato sottolineato ieri, “hanno raccolto in media non più di un paio di milioni di euro a testa, troppo poco per finanziare un percorso di sviluppo”. D’altro canto, i principi contabili e di governance italiani ed europei sono molto diversi da quelli americani. Questo non potrebbe costituire un ostacolo? “Non dico che il percorso verso il Nasdaq sia facile – ammette De Nuccio – ma l’attuale sistema di regole e di mercato non fa emergere abbastanza il valore economico delle aziende italiane. Ci sono potenzialità inespresse che solo cambiando contesto di mercato possono venir fuori e noi commercialisti, che guardiamo conti e bilanci, questo lo sappiamo bene”. Alla domanda sul perché un’impresa italiana dovrebbe arrivare fino a New York, potendo bussare alla porta di Piazza Affari, Adam Kostyal, vice presidente del Nasdaq responsabile per le quotazioni in Europa, risponde: “Bisogna guardare agli aspetti qualitativi e non solo a quelli quantitativi, se è vero che il costo da sostenere per sbarcare sulla borsa americana può risultare più impegnativo è anche vero che il Nasdaq è in grado di offrire alle imprese italiane l’accesso a una platea di investitori più ampia e diversificata e che per storia e tradizione è abituata a correre i rischi che servono per finanziare progetti anche ambiziosi di crescita”. Tradotto, sul Nasdaq si raccolgono soldi più facilmente.
Dunque, esiste una diversità di approccio culturale tra Europa e Stati Uniti che si riflette nei rispettivi mercati dei capitali. Un approccio più prudente nel vecchio continente, più dinamico in quello statunitense, come si vede dal fatto che il Nasdaq è al primo posto al mondo per volumi scambiati. Kostyal spiega anche che non si tratta di una caccia alle imprese italiane perché in molti casi ci potrebbe essere un “dual listing”, vale a dire una doppia quotazione Milano-New York, sfruttando i vantaggi di entrambe le piazze. “Il Nasdaq è un mercato azionario soprattutto per le aziende tecnologiche ma non solo, noi pensiamo che in Italia esistano realtà interessanti nei settori del biotech e dei beni di consumo con un livello elevato di ricerca e sviluppo che potrebbero riscuotere molto favore”. Quello della scarsa liquidità di Borsa italiana-Euronext è, del resto, una delle ragioni che hanno portato tante società a delistarsi. A fuggire sono state soprattutto le grandi mentre un piccolo esercito di piccole e medie ha scelto un listino snello come l’Egm. Se l’iniziativa Nasdaq-commercialisti, che si inserisce in un quadro di rafforzamento delle relazioni transatlantiche, promuove la concorrenza tra sistemi borsistici, questo non potrà che essere uno stimolo per le imprese e il sistema paese.