Senza soldi
I sindaci sfidano Fitto sul post Pnrr. La delusione vale 7 miliardi
Il governo introduce un piano per cercare di spegnere le proteste dei primi cittadini sui fondi del Next Generation Eu. Ma il presidente dell'Anci Decaro critica l'assenza di chiarezza sulle fonti finanziarie e chiede 10 miliardi
Il governo prova a mettere insieme una soluzione che depotenzi la protesta dei sindaci sui progetti stralciati dal Pnrr e punta su un mix di finanziamenti: anzitutto il fondo nazionale complementare al Pnrr, penalizzando i molti progetti in ritardo (si veda il Foglio del 2 gennaio), e una quota più contenuta del Fondo sviluppo coesione (Fsc) per non irritare troppo le regioni governate dal centrodestra che già sulla vicenda del Ponte sullo Stretto hanno fatto sentire quanto siano irritabili. Più la soluzione si avvicina, con l’obiettivo di confluire a fine mese nel “decreto legge Fitto”, più il presidente dell’Anci Decaro alza la voce e fa sentire la propria insoddisfazione verso la soluzione parziale che il governo sta costruendo. “Non ci stanno dicendo da dove prenderanno i soldi”, “Non voglio neanche credere che non ci ridiano i 10 miliardi”, “Il governo non vorrà mettersi contro ottomila sindaci”, ha tuonato Decaro dalle colonne del Corriere della Sera.
Ma il governo non ci pensa proprio a mettere in campo 10 miliardi e pensa di proporne, almeno per ora, al massimo 2-3, con una cassa diluita nel tempo oltre il 2026, per salvare solo i progetti cantierati o almeno appaltati. Per tutti gli altri si vedrà, magari con una verifica posticipata in corso di 2024. L’unica certezza in questa battaglia che caratterizzerà l’inizio del 2024 dentro il governo e nei rapporti tra governo e istituzioni territoriali è che il ministro dell’Economia Giorgetti non ci metterà neanche un euro aggiuntivo. D’altra parte, nel Fondo complementare ci sono 30,6 miliardi disponibili (di cui 21,9 spendibili entro il 2024) ma anche ritardi vistosissimi. Secondo la Relazione della Ragioneria generale a fine settembre solo il 36 per cento degli obiettivi del Piano al terzo trimestre 2023 sono stati raggiunti.
Quanto ai fondi sulla coesione 2021-2027 ci sono ancora da distribuire 32,4 miliardi “regionali”. Il definanziamento dei progetti in ritardo del Piano complementare sarà l’oggetto delle riunioni della cabina di regia di gennaio tra Fitto e i singoli ministri (in prima linea Salvini che ha un terzo dei fondi del Piano), mentre la distribuzione del Fondo sviluppo coesione (Fsc) sarà un argomento di discussione con le regioni. Ma il vincolo dell’80 per cento da destinare al sud e la necessità – in vista delle elezioni europee – di non stressare troppo i rapporti con i governatori di centrodestra del Mezzogiorno porta a ridurre al minimo la quota del Fsc. In prima battuta, però, Fitto deve proprio smontare gli argomenti agitati da Decaro sul fabbisogno finanziario davvero necessario e urgente. I 10 miliardi di Decaro sono l’ammontare totale degli investimenti prima finanziati dal Pnrr e ora rimasti a terra. Quella spesa era prevista non tutta subito, ma spalmata nel prossimo triennio. Venendo meno il vincolo 2026, si può spalmare anche in un arco di tempo più lungo. Anche perché non tutti i 10 miliardi di investimenti sarebbero arrivati al traguardo con i criteri di contabilizzazione Pnrr e solo una quota piccola sarebbe arrivata al traguardo entro il 2026. Per questo se Decaro sventola la bandiera dei dieci miliardi, Fitto gli ribatte l’argomento dello screening di cosa effettivamente sia stato appaltato.
In questo gioco, che si è andato via via facendo più pericoloso in questi otto mesi di confronto, il presidente Anci difende anche la compattezza dello schieramento per evitare di ritrovarsi qualche centinaio di sindaci soddisfatti e alcune migliaia di sindaci furiosi e dietro l’assunto che suona come “sono tutti soldi nostri” c’è l’ipotesi che se qualcosa è in ritardo si può sostituire con progetti alternativi. Inoltre, pesa il rischio che i sindaci devono assumersi nel decidere se andare avanti o fermare tutto. Se vanno avanti e non avranno i soldi rischiano di essere perseguiti per danno erariale, ma se hanno i soldi e hanno fermato tutto rischiano altrettanto. Fitto, dal canto suo, ha interesse a frazionare, ridurre al minimo i fondi da recuperare, dilatare nel tempo. Se poi questo contribuirà a dividere il fronte dei sindaci, tanto meglio.