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Patti parasociali

Il dibattito su Ilva tra mezze verità e mezze bugie

Annarita Digiorgio

Dopo che Conte e Di Maio annunciarono la “causa del secolo” contro ArcelorMittal, l’accordo con l’ad Lucia Morselli lo costruirono Gualtieri e Misiani del Pd. Ma Urso che ha letto e modificato i patti, perché non li rende pubblici?

A oggi l’unico vincitore della partita sull’Ilva è Adolfo Urso, che dal primo momento in cui è arrivato al ministero ha detto che puntava al ritorno di uno “stato stratega” e dell’acciaio di stato. Infatti, uno dei primi provvedimenti appena insediato fu consentire la possibilità di amministrazione straordinaria su richiesta del socio di minoranza. Il fatto che alla fine abbia avuto la meglio lui, ha riportato il dossier Ilva al ministero delle Imprese, dopo che il decreto asset ad agosto lo aveva spostato al ministro per gli Affaeri europei e il Sud, Raffaele Fitto, favorevole a un accordo con Mittal. 


La nuova centralità di Urso comporta a sua volta il proliferare delle dichiarazioni, mentre Fitto per sei mesi ha gestito il dossier senza far trapelare una virgola. E in casi così delicati è un bene. Quindi ieri Urso è tornato in Parlamento a parlare di Ilva: “Intendiamo invertire la rotta cambiando equipaggio e delineando un piano siderurgico nazionale”, adetto. Un piano promesso da tutti i ministri, dai tempi di Patuanelli, ma mai visto. “In primis Taranto che dovrà riaffermare  il ruolo di campione industriale – ha detto Urso – con una filiera produttiva con l’intero ciclo, dal minerale al prodotto finito”. Questa è una notizia positiva: significa che non si ha intenzione di spegnere gli altoforni. Ci sarà quindi il al revamping di Afo5, ma quando? Urso ha anche detto che serve “il rifacimento degli impianti che servono per trasformare in energia i gas di altoforno”. Chi parla di sostituire gli Afo con forni elettrici sa che oggi con il gas da recupero degli Afo si alimenta mezza Ilva? Sul finire però Urso, dopo aver ricordato gli errori dei precedenti governi, ha confermato l’impegno a garantire “la salvaguardia dell’occupazione, nel periodo necessario a trovare altri investitori di natura industriale”. Come? Ovviamente con il rinnovo della cassa integrazione straordinaria, su cui proprio ieri si è messa all’opera il ministro del Lavoro Calderone a far leva sui 60 milioni messi in legge di bilancio per la cigs del 2024 a 5 mila lavoratori Ilva. “Siete il governo che abolisce il reddito di cittadinanza e poi prorogate la cassa integrazione straordinaria?”, ha detto Ivan Scalfarotto (Iv) nella risposta a Urso. 


Francesco Boccia del Pd ha chiesto scusa per la gestione dell’Ilva durante la stagione  di Renzi, e ha spostato indietro le lancette delle critiche: “La destra stava dalla parte dei Riva, noi della decarbonizzazione”. In realtà, all’epoca Riva finanziava la campagna elettorale anche a Pier Luigi Bersani, segretario del Pd prima di Renzi. Per il M5s  il senatore tarantino Mario Turco ha detto che “negli ultimi giorni Asl e Arpa hanno attestato il superamento dei limiti di inquinamento”. Cosa non vera. Sempre per il M5s  è intervenuto Stefano Patuanelli come ex ministro: “L’offerta fatta da Mittal non conteneva riferimenti alla presenza di un’esimente penale”, ha detto per sminuire l’impatto dell’eliminazione dello scudo penale da parte del governo Conte. Formalmente  è vero, ma nella sostanza no. ArcelorMittal non chiese il recesso del contratto facendo  leva sul ritiro della norma, ma sul fatto che la procura di Taranto (dopo l’abrogazione dello scudo) intimò di spegnere l’Afo2 poiché i commissari dell’amministrazione straordinaria nella precedente gestione non avevano ottemperato alle prescrizioni ambientali. A Urso e Calenda che hanno accusato il governo Conte di aver sottoscritto accordi parasociali a favore del privato, Patuanelli ha risposto che “non esistono patti parasociali segreti firmati dal governo”. Anche questo formalmente è vero: non li ha firmati il governo, ma Arcuri di Invitalia per conto del governo. E sono segreti. Forse è anche vero che nel  M5s nessuno li conosce: dopo che Conte e Di Maio annunciarono la “causa del secolo” contro ArcelorMittal, l’accordo con l’ad Lucia Morselli lo costruirono Gualtieri e Misiani del Pd. Ma Urso che li ha letti e modificati, perché non li rende pubblici?