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botta e risposta

Il Pnrr è criticabile, ma non con un'abbuffata di inesattezze

Stefano Firpo

Il dibattito sul libro di Boeri e Perrotti: su digitalizzazione e pubblica amministrazione ci sono numeri errati e tesi discutibili. La replica di Firpo

Francamente ho trovato poche tracce di critica costruttiva nel libro, quasi interamente dedicato alla pars destruens. Sono fra quelli che pensano che ci siano diversi progetti  nel Pnrr che meritino un esame critico. E qui non è certo in discussione il diritto di critica. Tuttavia anche chi critica non può sentirsi esentato da qualche critica soprattutto quando si sollevano dubbi, piuttosto circostanziati,  sulla validità di certe opinioni, sulla correttezza di certe evidenze, sulla affidabilità di certe fonti in un libro che parla di “abbuffate” sul Pnrr scritta da eminenti professori della Bocconi. Ho letto tutto il libro ma sono voluto intervenire solo su quei progetti di digitalizzazione della Pa che conosco bene per il semplice fatto di avervi trovato una quantità di inesattezze di forma e di sostanza davvero sconcertante. Non era e non è mia intenzione fare di tutta un erba un fascio e spero davvero che l’analisi sui molti altri progetti “presi di mira” dagli autori sia stata fatta in modo più accurato.

Qualche replica sulla digitalizzazione della Pa nel Pnrr. Nella sua dimensione di investimento (circa 6 mld) il progetto italiano non si discosta da quelli di Francia (quasi 3 mld) e Germania (6,5 mld) soprattutto alla luce del ritardo che l’Italia ha accumulato nella modernizzazione della Pa. Mentre i numeri sul Piano Banda Ultra Larga citati nel libro – lo ripeto - sono completamente errati. Come è piuttosto facile da verificare consultando i documenti ufficiali sul Pnrr disponibili on line: si tratta di 6,7 mld complessivi (assegnati per poco più di 5 mld) e non dei 12,6 che escono fuori da non so quale “riclassificazione fatta da Bruegel”. Gli autori si sono fidati di una fonte assai imprecisa che non è stata verificata. Errare è umano ma non si dovrebbe perseverare nell’errore. Mi si accusa di avere” formalmente ragione” ma “sostanzialmente torto”. Quando si parla di hard facts questa distinzione è ridicola. Numeri e ed evidenze sono sostanza. Ribadisco che la piattaforma Notifiche è in mano a PagoPa (lo dice una norma di legge che agli autori è completamente sfuggita). Ad oggi PagoPa  non ha affidato a Poste alcun ruolo nel suo sviluppo tecnologico. Il suo scopo è sostituire o quanto meno ridurre l’invio cartaceo di molte comunicazioni della Pa, che, è vero, rimane appannaggio di Poste.

Nel libro si sostiene il contrario nella forma e nella sostanza. La vostra tesi sull’incremento del contenzioso è bizzarra e illogica. Per bontà d’animo non avevo ripreso questa strampalata argomentazione. La notifica non scatta con la presa in carico di Poste. Scatta solo se la raccomandata è consegnata al destinatario che spesso ha facile gioco a rendersi irreperibile. Quindi è proprio con il sistema attuale che “si apre lo spazio per il contenzioso” il quale infatti già oggi vale mancate riscossioni per centinaia di milioni di euro. La piattaforma Notifiche serve esattamente a ridurre il contenzioso sulle notifiche perché rende più semplice e sicura la ricezione in digitale della notifica evitando i costi legati ai contenziosi in materia di irreperibilità tipici delle notifiche cartacee. Non ho difeso né intendo difendere “a prescindere” il Pnrr “a spada tratta”, ho difeso e difendo il lavoro di centinaia di persone che con mille difficoltà stanno mandando avanti la complessa sfida di modernizzare con il digitale la nostra Pa grazie ai denari del Pnrr, un lavoro che può benissimo essere criticato ma con analisi serie, numeri corretti e solide evidenze. Non con abbuffate di inesattezze.

Stefano Firpo è direttore di Assonime

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