Fabio Panetta - foto Ansa

L'evento

Secondo Fabio Panetta servono eurobond ed euro digitale per rafforzare la sovranità dell'Ue

Mariarosaria Marchesano

Il governatore della Banca d'Italia ritiene che anche se l’attuale frammentazione politica non ha ancora generato una frammentazione valutaria, non si può escludere che negli anni a venire la politica influenzi in misura crescente la configurazione del sistema finanziario internazionale

Alla fine del 2023 il renminbi cinese è diventato la seconda valuta più utilizzata al mondo (dopo il dollaro) per le transazioni commerciali internazionali scavalcando l’euro, e la quarta più  usata nei pagamenti su scala mondiale, superando lo yen giapponese. Il dato è emerso dal discorso che il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha tenuto alla conferenza per i dieci anni dell’euro in Lettonia, in cui ha sottolineato il ruolo strategico dell’euro nell’Europa del futuro.

 

 

Nella premessa, si è soffermato sul caso del renminbi ricordando come le autorità cinesi stiano  promuovendo il ruolo della loro moneta in ambito internazionale, incoraggiandone l’impiego da parte di altre nazioni, incluse quelle destinatarie di sanzioni da parte della comunità internazionale in seguito all’invasione dell’Ucraina. “La maggior parte delle esportazioni cinesi in Russia – ha affermato il governatore - così come gran parte delle forniture di petrolio russo alla Cina, sono oggi fatturate in renminbi. Inoltre, nell’ultimo triennio è raddoppiata la quota degli scambi commerciali mondiali regolata in renminbi”. È per effetto di questi andamenti che lo scorso anno la moneta cinese è arrivata a scavalcare l’euro. Un “sorpasso” che per quanto non sia stato troppo enfatizzato da Panetta ha portata storica e dovrebbe far riflettere. Panetta ritiene che anche se l’attuale frammentazione politica non ha ancora generato una frammentazione valutaria (il dollaro rappresenta ancora il 60 per cento delle riserve valutarie mondiali), non si può escludere che negli anni a venire la politica influenzi in misura crescente la configurazione del sistema finanziario internazionale. Per questo è necessario impegnarsi per rafforzare il ruolo  dell’euro. In che modo? Stabilizzando la crescita economica dell’Eurozona, completando il mercato unico dei capitali, anche con l’emissione di un titolo sovrano europeo (eurobond), e innovando i sistemi di pagamento (euro digitale).
 

“Attenzione, perché il rischio è che l’euro digitale abbia troppo successo”, ha replicato l’ex premier lettone e attuale vice presidente della commissione europea, Valdis Dombrovskis, presente all’evento. L’obiezione rispecchia il timore che un’eccessiva centralizzazione dei depositi bancari presso la Bce potrebbe spiazzare le banche e ridurre le risorse disponibili per erogare credito a imprese e famiglie. 
 

Il rischio esiste, ma la novità dell’analisi di Panetta è che va molto al di là della sfera monetaria. “Il peso che assume la moneta unica influenza il ruolo dell’Europa nel panorama economico e finanziario mondiale: coincide sulla nostra collocazione geopolitica, sulla nostra autonomia. Si tratta di questioni che non vanno sottostimate soprattutto nell’attuale contesto internazionale”. Insomma, è un fatto politico poiché, i paesi che emettono una valuta internazionale possono incidere sugli sviluppi geopolitici a livello globale, anche se bisogna fare attenzione a non utilizzare una valuta “come un’arma perché potrebbe ridurne l’attrattività e stimolare l’uso di monete alternative”.
 

Ed è proprio qui, sull’utilizzo della moneta come “arma” che Panetta ha introdotto le sue considerazioni sulla crescita del renminbi che, tra l’altro, sta andando di pari passo con l’evoluzione digitale della moneta cinese, il Dcep, emessa direttamente dalla banca centrale e che, per adesso, ha corso legale solo nel paese asiatico (in pratica è la versione digitale dello yuan alle cui valutazioni è ancorato).
 

Di fronte a queste evoluzioni, l’Europa è chiamata a tenere il passo, anche perché il peso dell’euro a livello globale ha registrato un calo significativo durante la crisi finanziaria e del debito sovrano, tra il 2009 e il 2015, quando fu salvato dal whatever it takes di Mario Draghi. E in anni più recenti è diventato evidente che l’area euro è vulnerabile agli choc che frammentano l’economia e i mercati finanziari e così una strategia di rafforzamento della moneta unica coincide con una strategia di difesa dell’integrità dell’Eurozona. 
 

Uno degli elementi essenziali per Panetta è non solo l’euro digitale ma la modernizzazione e il potenziamento di tutta l’infrastruttura di mercato per i pagamenti dell’Unione europea. La posta in gioco, dice, è molto alta: “In una fase di tensioni geopolitiche, l’unione monetaria rappresenta altresì una sorta di clausola di difesa collettiva: ogni attacco rivolto a un suo membro colpisce la moneta unica, elemento essenziale della nostra sovranità condivisa, ed equivale a un attacco a tutta l’Unione”. Un ragionamento sovranista, quindi, ma europeo. L’unico livello dove ormai la sovranità conta per competere globalmente.

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