Raffaele Fitto - foto Ansa

L'analisi

La spinta del Pnrr: duecento miliardi di appalti assegnati in tre anni

Giorgio Santilli

Il nuovo dato che mostra come i fondi del Next Generation Eu abbiano messo in moto una macchina straordinaria, nonostante i ritardi legati alla realizzazione dei progetti

Arriva un altro dato clamoroso dal mondo degli appalti a dire che macchina straordinaria abbia messo in moto il Pnrr nel triennio 2021-2023 e come uno dei motori principali di questa macchina sia stato quello dei comuni. Nel 2023, secondo l’Osservatorio appalti del Cresme, sono stati aggiudicati lavori per un totale di 91,5 miliardi, dato che frantuma il record storico di 59,4 miliardi raggiunto nel 2022 (+54 per cento). Se si aggiungono i 49 miliardi appaltati nel 2021 si arriva a 200 miliardi, che hanno certamente dentro gran parte delle opere Pnrr ma tengono conto anche di molti progetti che sono andati in scia, a partire da quelli del Piano nazionale complementare. Per dare un’idea della straordinarietà del fenomeno è sufficiente ricordare che l’anno più prolifico, prima del triennio d’oro del Pnrr, era stato il 2005 (erano i tempi della legge obiettivo) che si era fermato a 24 miliardi.

Non è il momento di cantare vittoria, perché il difficile arriva proprio adesso, con la fase di cantiere che già produce rallentamenti e ritarda la spesa effettiva, nettamente al di sotto dei target fin dal primo minuto. Vedremo quanti problemi dovranno affrontare i lavori Pnrr, con i ritardi pesanti che già si preannunciano, anche in quelle “stazioni appaltanti”, come le Ferrovie, che erano partite benissimo e fino a un anno fa sembravano andare dritte a meta, mentre oggi accusano 6-8 miliardi di mancata spesa rispetto alla tabella di marcia.

Resta il fatto che per 200 miliardi si sono messe in atto procedure che in passato avrebbero richiesto anni solo per essere avviate. Il dato politicamente più rilevante è, però, quello che il Foglio aveva già evidenziato in anteprima, il 27 gennaio scorso, con il titolo sui 24 miliardi di bandi di gara pubblicati dai comuni. Con gli appalti aggiudicati (quindi gara conclusa e assegnata) arriva una conferma e il dato è altrettanto clamoroso: 12,9 miliardi con un incremento del 145 per cento sul 2022. È un’altra conferma che, nella estenuante polemica fra il ministro per l’Europa e il Pnrr, Raffaele Fitto e il presidente dell’Anci, Antonio Decaro, la ragione pendeva dalla parte di quest’ultimo quando diceva che i 13 miliardi di progetti comunali ricompresi nel Pnrr erano tutti (o quasi) appaltati, con “impegni giuridicamente vincolanti”. E che stralciarli avrebbe creato un gran pasticcio.

Oggi questa tesi esce  rafforzata dai due dati (bandi di gara e aggiudicazioni) citati sopra. Fitto ha stralciato progetti comunali per 10 miliardi con la motivazione che si sarebbero fermati, prima o poi, nel percorso verso il 2026. Ma intanto erano partiti (contrariamente a molte cose rimaste ferme nel piano) e ora che il governo sta per varare, in ritardo, il quarto decreto accelera-Pnrr, sarebbe molto difficile e imbarazzante non rifinanziare con risorse nazionali, come promesso, tutti questi progetti che avevano già cominciato il loro percorso. La partita con i comuni è, peraltro, uno dei motivi per cui il decreto rallenta, con posizioni dichiarate pubblicamente molto diverse fra Fitto, che vorrebbe finanziarli con il Fondo sviluppo coesione (privo di cassa sufficiente, da reperire nelle casse dello stato), e il titolare del Mef Giorgetti che vorrebbe usare il Fondo nazionale complementare al Pnrr. Quest’ultimo ha previsioni di spesa già inserite nei tendenziali del bilancio  e si presta quindi a finanziare i progetti comunali rimasti senza Pnrr. Questo richiede evidentemente che si accantonino i progetti del Piano nazionale complementare (Pnc) facendo quello che forse andava fatto dall’inizio, anche nella revisione del Pnrr: eliminare i progetti maggiormente in ritardo che ancora non erano stati appaltati. Ora la caccia ai progetti del Pnc in ritardo è una delle cause che sta mandando il decreto-legge per le lunghe.

Ma ce n’è un’altra, ancora più interessante, che crea attrito fra Fitto e la Ragioneria centrale: la preoccupazione che molti progetti salvati del Pnrr alla fine non ce la faranno ad arrivare al traguardo al 2026.  La Ragioneria chiede allora a Fitto di tenere in qualche modo i progetti comunali stralciati all’interno di un perimetro “collaterale” al Pnrr, una sorta di riserva progettuale a fianco del Piano che potrebbe tornare utile per far rientrare i progetti stralciati nel caso quelli che stanno ancora in serie A non riescano a chiudere in tempo.

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