comunicazione
Lo spot del Btp Valore è il simbolo del nostro welfare per crocieristi
Comprare titoli di stato è come vincere la lotteria: la pubblicità del Mef per piazzare nel portafoglio degli italiani il nostro debito pubblico
Il ministero dell’Economia e Finanze, per promuovere il collocamento della nuova emissione di Btp Valore, ha realizzato uno spot in cui, a tavola, due coppie non più giovanissime ma certamente giovanili e verosimilmente in pensione, conversano amabilmente, senza la presenza di figli. Forse non ne hanno, o forse hanno lasciato il nido domestico per farsi una loro famiglia. Giunti al momento di organizzare il successivo momento conviviale, la padrona di casa comunica che avranno altri impegni. “Saremo in crociera”, ribadisce gongolante quello che dovrebbe essere il coniuge. Stupore dell’altro commensale maschio, che butta lì un non troppo originale e probabilmente venato d’invidia “ma avete vinto alla lotteria?”. Al che, la padrona di casa replica, sempre con radioso e compiaciuto sorriso, che hanno comprato il Btp Valore, “il modo più sicuro per integrare stipendio e pensione”, con le sue cedole trimestrali e il “premio fedeltà” per chi lo mantiene sino a scadenza.
Lo spot termina con i “consigli per gli acquisti” della voce fuori campo, e con indicazione scritta dei benefici aggiuntivi: tassazione agevolata (al 12,5 per cento) ed esclusione dal calcolo dell’Isee, sino alla soglia dei 50 mila euro, per poter beneficiare dell’assai poco progressivo welfare italiano.
Prescindendo dalla necessaria premessa, e cioè che per sottoscrivere titoli di stato occorre avere disponibilità di fondi, questa comunicazione non è esattamente da manuale di educazione finanziaria, ma forse non può averne neppure le velleità. Dopo tutto, si tratta di proseguire a piazzare nel portafoglio degli italiani il nostro debito pubblico, ora che la Banca centrale europea ha smesso di comprarlo. Come sappiamo, c’è anche la suggestione che il debito pubblico in mano a giovanili crocieristi in verosimile quiescenza rappresenti una garanzia contro i perfidi speculatori stranieri, che possono scuotere lo spread senza troppo sforzo. Magari fosse vero.
Il target della comunicazione è molto interessante: soggetti che sembrano disporre di tempo e risorse per andare in crociera, e la suggestione di un’integrazione al reddito (anche quello di lavoro, sia chiaro) è un buon selling point, come direbbero quelli che hanno fatto il militare in un’agenzia pubblicitaria. Inutile parlare di pedante diversificazione del portafoglio: in questa serena terza età l’unico problema pare essere la creazione di flussi di reddito aggiuntivi, per integrare quello principale ma evidentemente non per arrivare alla quarta settimana del mese bensì per ritagliarsi una crociera, cioè un consumo discrezionale. Sia lode alle italiche formichine.
Deve essere peraltro una coppia fortunata, che non ha avuto bisogno di erogare aiuti ai figli. Ma, in caso, qualcuno era pronto a vedere e provvedere. Nel programma di Fratelli d’Italia era infatti presente la proposta di detassare “i percettori di redditi di pensione e per gli over 65 che sostengono oneri in favore di parenti under 36, diretti e indiretti, per spese sanitarie, istruzione scolastica e universitaria, pratica sportiva dilettantistica, canoni di locazione per uso abitativo, acquisto della prima casa”. E’ il nostro welfare trickle down, quello che gocciola dai nonni ai nipoti. Volete mica negare ai primi il piacere di una crociera, ogni tanto? E la nave Italia va.
Potremmo preoccuparci del dislivello di reddito e patrimonio tra generazioni, con quelle giovani che sono evidentemente penalizzate. Potremmo fare una riflessione sulla necessità di dover collocare quantità enormi di debito pubblico, i cui interessi saranno sottratti alla spesa per sanità, istruzione e ricerca. Potremmo persino lamentarci di questo marketing “popolare” e diseducativo, col Btp che diventa la cornucopia da cui piovono in testa crociere e consumi voluttuari, come “vincere la lotteria”, appunto. Ma, se ci preoccupassimo di tutte queste ubbie, poi come troveremmo il tempo per collocare il nostro imponente debito pubblico?