Sorpresa in città
Un sorprendente dato dei comuni è lo specchio di un'Italia che corre: più 40% di investimenti
Nonostantei progetti comunali stralciati dal Pnrr, i comuni mettono a segno un incredibile +40 per cento della spesa per investimenti a gennaio e febbraio. E stavolta non si riferiscono a bandi o a gare o ad aggiudicazioni, ma a concreti pagamenti degli enti locali
Siamo tornati alla macroeconomia degli “zero virgola”, con le previsioni sul pil per il 2024 a 0,6-0,7 per cento, ma ci sono pezzi di questa economia, innescati dal Pnrr, che vanno oltre la spinta del Pnrr e registrano incredibili aumenti del 40 per cento. Verrebbe da dire che questi pezzi di economia pubblica funzionano “nonostante il governo” perché se il bersaglio preferito del ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti – il Superbonus – ha sorprendentemente regalato il colpo di coda alla crescita di fine 2023 (con gli investimenti in abitazioni nuove e vecchie a +7,6 per cento nel 4° trimestre), il bersaglio preferito del ministro del Pnrr e dell’Europa Raffaele Fitto – i comuni – mettono a segno un incredibile +40 per cento della spesa per investimenti a gennaio e febbraio.
Questi sono dati che arrivano dal MEF (sistema SIOPE), quindi non sospetti. E stavolta non si riferiscono a bandi o a gare o ad aggiudicazioni o ad altre economie virtuali e sulla carta, ma a concreti pagamenti degli enti locali che si traducono in incassi per le imprese appaltatrici. Flussi di denaro che fanno camminare l’economia e alimentano i redditi, appunto. E questo risultato arriva nonostante lo stralcio di 12 miliardi di euro di progetti comunali deciso dalla revisione del Pnrr e nonostante il balletto “dentro” e “fuori”, fondi sì e fondi no, un limbo che è durato otto mesi per questi progetti e che avrebbe potuto scoraggiare anche il più tenace degli amministratori dall’andare avanti dritto per la propria strada con il rischio di trovarsi senza coperture (e una causa per danno erariale alla Corte dei conti).
Fatto sta che +40 per cento è in perfetta continuità con il dato annuale del 2023, quando tutto sembrava ancora filare liscio e gli investimenti degli enti locali erano esplosi dagli 11.649 milioni di euro del 2022 a 16.390 milioni. Analogamente, la spesa per investimenti in costruzioni è stata pari a 2.484 milioni nel bimestre gennaio-febbraio 2024 rispetto ai 1.775 milioni dello stesso periodo del 2023. Il balzo di gran lunga maggiore è quello dell’edilizia di edifici – trainata dall’edilizia scolastica – che passa da 638 milioni a 1.113 milioni, con un incremento del 74,5 per cento. Più contenuta la crescita delle opere infrastrutturali del genio civile che, da 1.088 a 1.320 milioni, fa segnare un +21,3 per cento.
Il dato ci aiuta a prendere atto definitivamente che – Pnrr o no, governo o no – ormai i comuni e le città sono tornate a essere il motore più dinamico dei nuovi appalti pubblici. Erano la cenerentola fino a tre anni fa, ora sono lì davanti pure alle ferrovie. Un miracolo messo in moto anzitutto dal Pnrr, dalle sue urgenze, dalle sue semplificazioni, ma soprattutto da una mentalità nuova per cui quello che ho in bilancio lo devo spendere subito. Pesano certamente anche gli anni di austerità che avevano di fatto paralizzato gli enti locali e avevano drasticamente tagliato la spesa per investimenti mentre quella corrente continuava a camminare spedita.
Saranno i prossimi mesi a dire se i pagamenti per investimenti in infrastrutture – ultimo atto di una lunga catena di atti che parte dalla programmazione e passa poi per la provvista finanziaria, la progettazione, il processo autorizzativo, il bando, la gara, l’aggiudicazione e infine l’apertura del cantiere – rallenteranno dopo lo stralcio delle migliaia di progetti dal Pnrr e il passaggio di molti di loro (ma non è ancora chiaro quali) alla contabilità nazionale con il decreto legge 19. Il provvedimento del governo – che ha mantenuto fede all’impegno di rifinanziare i progetti stralciati dal Pnrr – non è affatto semplice da attuare, né troppo chiaro sul che cosa finanzia chi. Ci sono ancora mille incognite da sciogliere sul come e sul quando i nuovi fondi saranno concretamente disponibili per chi ha l’appalto affidato o il cantiere aperto. Non è escluso però che anche in questa nuova tormenta la barca degli enti locali vada avanti, facendo tesoro delle tante cose seminate – in termini di programmazione – prima e dopo il Pnrr. Non è chiaro se, dal lato del governo, ci sia già qualcuno che guarda agli investimenti dei comuni un po’ come si guardava al Superbonus, la nuova slavina pericolosa da fermare o da rallentare prima che produca danni alla finanza pubblica. La conversione parlamentare del decreto 19 e le prossime manovre di primavera ci diranno se è così.