industria farmaceutica
“Contro la farmaco resistenza serve una rivoluzione modello Hiv”. Parla Lucia Aleotti
La resistenza agli antibiotici sarà la principale causa di decessi nel mondo entro il 2050, dice l'Oms. Ma oggi produrre farmaci efficaci è proibitivo. "Siamo in prima linea ma con le vendite non riusciamo a coprire neanche i costi", ci dice l'azionista e membro del board di Menarini
Ogni anno in Europa muoiono 35 mila persone per infezioni resistenti agli antibiotici, un terzo dei decessi avviene in Italia, secondo gli ultimi dati forniti dal ministro della Salute, Orazio Schillaci. Ed entro il 2050 la Amr (antimicrobial resistance) sarà la principale causa dei decessi nel mondo, stima l’Organizzazione mondiale della sanità, calcolando che l’impatto dei costi associati alle cure crescerà in modo esponenziale fino a essere compreso tra 300 miliardi di dollari e un trilione di dollari all’anno. “E’ una pandemia silenziosa”, come l’ha definita Lucia Aleotti, azionista e membro del board di Menarini, che qualche giorno fa ha presentato i risultati 2023 del gruppo farmaceutico invitando le autorità a fare quadrato su come incoraggiare le aziende che investono in questo settore.
Il tema tocca un nervo scoperto che è quello dei costi del sistema sanitario e del rapporto tra questo e i produttori di farmaci, che molto spesso si trasforma in un braccio di ferro sui prezzi. Così, il Foglio ha chiesto a Lucia Aleotti di chiarire le motivazioni di quella che da parte sua suona come una denuncia. “Serve un cambio di mentalità – dice – Non capisco come mai per le malattie rare sia stata trovata una soluzione e per la farmaco resistenza non si riesca. Ma non c’è tempo da perdere, molto spesso questi pazienti muoiono in meno di 10 ore quando hanno contratto l’infezione e l’unico modo per salvarli e somministrare loro un tipo di superantibiotico. Ma ce ne sono pochissimi sul mercato perché chi li produce lo fa in perdita e noi ne sappiamo qualcosa”. Il gruppo Menarini, con sede a Firenze, nel 2023 ha raggiunto 4,3 miliardi di fatturato (più 5,3 per cento rispetto al 2022), totalizzato margini operativi per circa 340 milioni, puntualmente reinvestito tutti gli utili come da tradizione e conquistato il mercato americano con nuovi prodotti per la cura del tumore metastatico al seno. “Siamo in prima linea anche nella lotta alla resistenza antimocrobica, investiamo in ricerca e linee produttive in questo campo. Ma non ce la possiamo fare da soli se con le vendite non riusciamo a coprire neanche i costi”. Perché non ci riuscite? “Perché il bacino dei pazienti è ancora limitato e per fortuna. Dovremmo poter distribuire questi farmaci a prezzi più elevati, cosa che non ci viene consentita dalle autorità del settore, ma intanto le persone muoiono sempre più numerose”.
C’è un tema, in Italia ma anche in altri paesi, di tetti alla spesa dei servizi sanitari nazionali sempre più a corto di risorse e c’è un tema di scarsa consapevolezza generale di quanto l'Amr costituisca una grave minaccia per la salute. L’obiezione più frequente che viene posta dalle autorità e dal ministero della Salute stesso è che la causa di questa “pandemia” è rappresentata proprio dall’uso eccessivo degli antibiotici e che nuovi prodotti non farebbero altro che far aumentare la soglia di resistenza alle terapie. Cosa pensa di questo? “E’ un’obiezione molto diffusa e ha del vero se si considera quanto sia diffuso l’uso di queste sostanze negli allevamenti e per fini non medici. Ma proprio per questo credo che sia arrivato il momento di spiegare che siamo di fronte a un nemico insidioso perché, pur facendo tutta la prevenzione possibile, compresa l’igiene personale, l’adozione di divieti nell’uso di antibiotici negli allevamenti e l’adozione di protocolli di sicurezza negli ospedali, c’è un certo numero di pazienti che comunque contrae infezioni che si propagano nel loro organismo alla velocità della luce. A quel punto, l’unico tentativo che si può fare per salvarli e trattarli con antibiotici più potenti e di nuova generazione”.
Per Aleotti la strada da seguire dovrebbe essere la stessa di quella intrapresa a suo tempo con l’Aids, che si è trasformata da pandemia globale, soprattutto per alcune categorie di persone, in una malattia cronica, di certo molto seria ma che si può tenere sotto controllo. “Il virus dell’hiv è stato arginato quando c’è stata una mobilitazione generale da parte di governi e autorità che con la antibiotico resistenza non si vede ancora. E comunque non si comprende perché terapie per malattie anche molto rare, che colpiscono, quindi, un numero di persone limitato, riescono ad essere approvate e supportate dal sistema sanitario nazionale e quelle per l’Amr fanno così fatica con il rischio che le aziende farmaceutiche si impegneranno sempre meno per trovare antidoti a una malattia che registra sempre più decessi”. Un paradosso che non troverebbe una spiegazione plausibile.