il fisco sui giornali
L'allarme di Repubblica sulla resa fiscale dello stato è fuorivante
Pignoramenti di vario tipo e blocchi amministrativi arriveranno in gran velocità: il fulcro della riforma non sono i cinque anni dopo i quali l'Agenzia delle entrate stralcia le cartelle. Ecco quello che Rep non dice
Un lettore di Repubblica fedele al suo caro giornale e fiducioso nelle sue analisi e nelle sue informazioni tanto da trarne anche indicazioni pratiche per il proprio comportamento fiscale potrebbe trovarsi presto in situazioni fastidiose con l’Agenzia della riscossione. Il titolone di ieri parlava di resa fiscale dello stato e in più servizi successivi al titolo si diffondeva l’idea che basti non pagare una cartella esattoriale e poi aspettare pazientemente cinque anni, termine oltre il quale sarà la stessa agenzia a buttare via tutto, cartella e iscrizione al ruolo, e amici come prima. Un trattamento parodistico, da burletta, notato anche in qualche programma televisivo, e che ha poi portato a una descrizione infondata e fuorviante sulla quale intendiamo mettere in guardia l’eventuale incauto lettore.
Altri giornali, lo ha fatto questo e anche il Sole 24Ore, mettevano invece in evidenza che, per le cartelle di futura emissione, le novità legislative danno all’agenzia poteri ben maggiori degli attuali sia per arrivare al bersaglio sia per incassare rapidamente. Gli avvisi di recupero, avvertiva il Sole, “saranno immediatamente esecutivi” e tra i criteri applicati della delega c’è “il maggior ricorso ad atti esecutivi per velocizzare le procedure di recupero”. Insomma, pignoramenti di vario tipo e blocchi amministrativi arriveranno in gran velocità, roba di poche settimane, altro che cinque anni. Il termine quinquennale è messo per dare una via d’uscita ai casi davvero impossibili, è un’ipotesi limite, e non ha senso raccontarla come se fosse il fulcro della riforma. Di fronte a critiche così pasticciate, Giorgia Meloni ieri, con il titolo di Repubblica ancora caldo, ha potuto replicare, nell’intervento pubblico con cui ha fatto il punto sulla riforma fiscale, con qualche considerazione generale sul rapporto tra fisco e cittadini e ripescando polemiche un po’ stantie sulla frase sbagliata di un ministro scomparso. Tra le affermazioni più efficaci ci sono state quelle, fondate su dati, sul buon andamento del recupero di crediti da parte dell’erario, cioè numeri e non piccola propaganda.