la strategia 2024/2027
La sfida di Descalzi: la transizione energetica deve vivere di mercato non di sussidi
Presentato il nuovo piano strategico di Eni: aumentano le estrazioni di idrocarburi ma l'obiettivo è ridurre le emissioni inquinanti. “La transizione è un cambiamento che non può vivere di sussidi pubblici", dice l'amministratore delegato
In attesa che il governo chiarisca le intenzioni sulla ipotizzata vendita di una quota del 3-4 per cento del capitale, Eni presenta alla comunità finanziaria il nuovo piano strategico per il 2024-2027. Più estrazioni ma anche meno emissioni inquinanti. E’ questa la sfida per una transizione energetica “sostenibile” che il gruppo guidato da Claudio Descalzi intende affrontare nei prossimi anni.
L’aumento del business “upstream”, vale a dire l’estrazione di idrocarburi, si svilupperà sempre più parallelamente ad attività votate alla decarbonizzazione secondo le linee del nuovo piano presentato nella sede di San Donato milanese e che non è stato particolarmente apprezzato dalla Borsa (il titolo ha perso circa il 3 per cento). Il piano alza la cedola per gli azionisti e riduce gli investimenti a 27 miliardi, il 20 in meno rispetto al piano dello scorso anno grazie a un’ottimizzazione della spesa. “Riteniamo che la transizione energetica possa essere realizzabile se genera ritorni adeguati e sostenibili e pone le basi per nuove e profittevoli forme di business. Ed è proprio quello che stiamo facendo”, ha affermato il ceo di Eni, Claudio Descalzi, il quale, durante la conferenza stampa, è tornato sull’argomento osservando che la “transizione è un cambiamento che non può vivere di sussidi pubblici ma deve vivere di mercato”.
In questa fase in cui l’economia mondiale va avanti ancora soprattutto grazie ai combustibili fossili, è necessario, dunque, trovare un bilanciamento nel portafoglio di una grande compagnia come Eni, che, come i suoi competitor, Shell, Total, tanto per fare qualche esempio, ha costruito un percorso di transizione delle sue attività facendo leva sulla tecnologia. Dati alla mano, l’upstream crescerà in media del 3-4 per cento l’anno mentre sono confermati tutti gli obiettivi di riduzione di emissioni al 2030 (meno 35 per cento) e al 2050 (net zero). In questa strategia, la cattura e lo stoccaggio di emissioni CO2 svolge un ruolo di primo piano, con Eni che ha acquisito una posizione di leadership a livello internazionale, in particolare nel Regno Unito e in Italia, e si sta espandendo in Nord Africa, Olanda e Norvegia. Ma forti sono le attese sul percorso che faranno anche gli altri business focalizzati sulla transizione energetica per consolidarsi sul mercato ed esprimere il massimo del valore economico: la distribuzione di energia con Plenitude, la fornitura di biocarburanti con Enilive e le sue 300 stazioni in corso di costruzione (l’obiettivo è arrivare a mille) e la biochimica con la neo acquisita Novamont e la controllata Versalis in fase di ristrutturazione. Se per Plenitude è stato delineata la strada della quotazione in Borsa (anche se la tempistica non è immediata), per gli altri business si seguirà uno schema analogo con la ricerca di investitori partner che possano supportare il finanziamento di queste attività, fino ad oggi sostenute solo da Eni. “A compimento del piano – ha assicurato Descalzi -, Eni sarà una compagnia più forte dal punto di vista industriale e della redditività”. E a chi gli ha chiesto che cosa pensa della possibilità di cessione di una nuova tranche da parte del Mef (la società resterebbe comunque sotto il controllo pubblico con il 30 per cento), l’ad ha risposto: “Cerco di non pensare a cose che non mi riguardano, che non sono il nostro mestiere. E comunque per noi non cambia nulla”.