la strategia 2024/2028
Del Fante spiega come convincerà i mercati sui nuovi piani di Poste
Il piano strategico del gruppo prevede un'accelerazione della crescita. Ma a Piazza Affari il titolo è andato giù. Sullo sfondo l'alt dell'Antritrust alla cessione di PagoPa
L’alt dell’Antitrust alla cessione da parte del Mef del 49 per cento di PagoPa a Poste italiane ha fatto da sfondo alla presentazione del piano strategico 2024-2028 del gruppo guidato da Matteo del Fante. Piano che prevede l’accelerazione della crescita di Poste come operatore di mercato a quasi dieci anni dalla prima privatizzazione, a sette dalla quotazione in Borsa, e che, però, è stato percepito un po’ troppo conservativo dagli investitori tant’è che il titolo ha perso quasi il 4 per cento a Piazza Affari.
La questione “PagoPa” non è stata affrontata durante il confronto con la comunità finanziaria sul piano strategico, segno che è stata giudicata poco rilevante riguardo alle prospettive di crescita future di Poste, ma sul punto Del Fante, sollecitato dai giornalisti durante la conferenza stampa, ha lasciato che parlasse il direttore generale, Giuseppe Lasco. “Ha già risposto il ministro Giorgetti – ha detto – e riteniamo prive di fondamento tutte le critiche avanzate. Noi non facciamo battaglie con nessuno, tantomeno col sistema bancario. C’è una totale trasparenza e collaborazione e aspettiamo l’evolversi dell’elemento normativo e ci mettiamo a disposizione”. Fine della storia per i vertici del gruppo, tanto più che Giorgetti ha fornito rassicurazioni dicendo che “la questione si può sistemare”, anche se non si comprende bene in che modo dal momento che l’Antitrust vorrebbe che fosse indetta un’asta pubblica per cedere la quota di minoranza della piattaforma dei pagamenti della pubblica amministrazione e che l’Abi, l’associazione delle banche italiane, chiede a gran voce di ripensare la vendita in un’ottica di competizione tra più operatori.
Ad ogni modo, non sembra essere stata la diatriba su PostePa a raffreddare la Borsa, che in questa fase attende con ansia dettagli del collocamento di una nuova tranche di capitale annunciata dal governo Meloni nell’ambito del programma sulle privatizzazioni (si parla della vendita di una quota fino al 29,6 per cento mantenendo, però, il controllo pubblico attraverso la Cdp). Anche su questo punto Del Fante ha preferito non commentare rimettendosi alle decisioni dell’azionista Mef, mentre sull’accoglienza fredda da parte degli investitori ha osservato che “il mercato ha sempre ragione” e che però è normale che “la cultura pubblicistica del gruppo si rifletta anche nei piani strategici”. Come per dire che Poste, con la sua rete “fisica” di 13 mila uffici distribuiti sul territorio nazionale (oggi Del Fante ha annunciato che Poste ha iniziato la sua sperimentazione per portare il pacco a casa entro quattro ore, per particolari prodotti, come i farmaceutici o i refrigerati e ha lanciato una super App che consente “l’integrazione dei servizi offerti dalle diverse aree di business” e che si trasformerà ne “nuovo sportello unico dell’ecosistema di Poste), punta a conservare quella che nel piano è stata definita come “social purpose”, uno scopo sociale.
“Poste è un pilastro dell’Italia”, ha rimarcato Del Fante, aggiungendo, però, che questo ruolo non ha impedito al gruppo di distribuire oltre 6 miliardi di dividendi agli azionisti dalla quotazione, avvenuta nel 2017, di implementare lo sviluppo in diversi segmenti di business cavalcando, per esempio, la grande crescita dell’ecommerce, di investire nella trasformazione logistica e digitale e persino di sviluppare una superApp personalizzata per accedere alla “piattaforma” Poste per tutti i prodotti e i servizi. Quello che conta per gli investitori, però, sono le prospettive future in termini di redditività. Da questo punto di vista, Poste punta all’obiettivo di 13,5 miliardi di ricavi e di 2,3 miliardi di profitti netti nel 2028, che da alcuni analisti è stato considerato sotto le attese, così come sono stati considerati leggermente inferiori alle stime i target sui margini. “Dal 2017 abbiamo sempre battuto le aspettative come azienda con controllo pubblico", ha rivendicato l’ad. Il mercato, per ora, è lì a guardare.